Cristianesimo e Shoà (original) (raw)
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New Covenant Publications International Ltd, 2020
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, incluso le fotocopie, la trasmissione facsimile, la registrazione, il riadattamento o l'uso di qualsiasi sistema di immagazinamento e recupero di informazioni, senza il permesso scritto della società editrice, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate in articoli e recensioni critici. Per qualsiasi domanda, consultare l'editore. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, incluso le fotocopie, la trasmissione facsimile, la registrazione, il riadattamento o l'uso di qualsiasi sistema di immagazinamento e recupero di informazioni, senza il permesso scritto della società editrice, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate in articoli e recensioni critici, da pubblicare su una rivista o un giornale, senza il permesso scritto dell'autore o dell'editore. Il mondo infiacchito, sulle sue basi barcollava, quando apparve il cristianesimo; le nazionali religioni, che ai padri erano bastate, non appagavanoi figliuoli; la novella generazione più non poteva accomodarsi alle antiche forme. Gli dii di tutte le nazioni, trasmutati a Roma, i loro oracoli vi avevano perduti, siccome i popoli la libertà; posti l'uno a rincontro dell'altro nel Campidoglio, eransi vicendevolmente distrutti, e la divinità loro era scomparsa. Un vuoto s'era prodotto nella religione del mondo. Una maniera di deismo, senza spirito estremo di vita, soprannuotò per alcun tempo nell'abisso che aveva inghieottite le vigorose superstizioni degli antichi; ma, del pari che tutte le credenze negative, e' non poteva edificare. Perdettero le nazioni il loro singolare carattere, e caddero in uno coi loro dii; i popoli mescolaronsi e si confusero tra loro; nell'Europa, nell' Asia e nell' Africa piu non v' ebbe che un solo impero; e l' uman genere incomincio a sentire la sua universalità e la sua unità.
Dal ricordo alla memoria: il caso della Shoà
«Sono uno storico ebreo e vivo tra ebrei in uno Stato ebraico e tutto ciò non è secondario nel mio lavoro. La società ebraica, israeliana e non, è una società traumatizzata (…) L'unico modo che abbiamo di superare un trauma è di affrontarlo, confrontare i fatti, ponderarli, fare ciò che gli ebrei dell'epoca non hanno potuto fare: includere l'Olocausto nella loro memoria storica. Per prima cosa dobbiamo elaborare il lutto, la perdita. Milioni di vittime sono scomparsi nel fumo dei forni crematori e non ci sono cimiteri in cui possiamo rendere loro omaggio con una cerimonia funebre. Il lutto deve essere portato in altri modi, altrimenti i sopravvissuti e i loro discendenti non avranno mai pace» 1 .
Relazione scritta nell'ambito degli studi per il conseguimento della Laurea Magistrale in Storia e Società che affronta il delicato tema del rapporto tra Cristianesimo e Islam in Età Contemporanea. La relazione è stata scritta sulla base del testo di Andrea Riccardi, come indicato dal Docente titolare del corso.
2021
Parlare della donna nella cultura, nella religione e nella società dell'India non è affatto una cosa semplice, data la diversità dei possibili approcci a una tematica del genere-oltre alle molteplici difficoltà di penetrazione e di interpretazione di orizzonti storico-culturali diversi da quello a cui si appartiene. Queste difficoltà si amplificàno notevolmente nel caso di una civiltà cosl antica, così complessa, così stratiflcata, cosl sfaccettata, così lontana da quella occidentale quale è la civiltà dell'India-vero crogiolo di razze, culture, lingue, religioni. «Di quale donna e di quale società indiana vogliamo parlare?>> 1. Della donna indù, della donna musulmana, della donna appartenente ad altre comunità religiose ed etniche minoritarie, della donna più colta e relativamente emancipata delle elités urbane, della donna spesso analfabeta della grande maggioranza della popolazione dei villaggi? Innanzitutto, per inquadrare la nostra discussione, occorre avere presenti-almeno per sommi capi-i caratteri e le tappe principali della storia indiana, in cui la dimensione religiosa ha notoriamente avuto un ruolo fondamentale'. Presentato dall'Istituto di Sociologia. * Questo contributo si basa sulle relazioni tenute in occasione di convegni organizzati presso l'
International Journal of Psychoanalysis and Education, 2012
Il cinema è memoria. Il cinema sulla Shoah, in particolare, è diventato il paradigma stesso della memoria. Nella prospettiva della dialettica tra memoria e oblio il discorso sulla memoria attraverso il cinema diventa quella grande mediazione, quello spazio di negoziazione delle tante rappresentazioni e della storia stessa. Il saggio s'interroga sulla catena di questi significati che le opere filmiche possono assumere nello spazio pubblico. Il cinema all'interno di questa cornice ha avuto un ruolo nella costruzione della memoria pubblica e di quella collettiva rispecchiando spesso però i tempi della elaborazione collettiva del lutto.
Shoah o la sparizione del senso
2022
Come de-scrivere la ? 1 o, forse, sarebbe meglio dire: come scrivere sulla ?, lasciando da parte le domande sull'origine storica e ideologica dei motivi scatenanti il genocidio del popolo ebraico appartenenti al palcoscenico per certi versi sempre un po' opaco della Storia. Per ora, non sono previste all'orizzonte contorni di soluzioni definitive, magari anche sbiadite, che potrebbero dare la parvenza di orientare direzioni di pensiero che, d'altro canto, non smettono mai di ramificarsi dinamicamente in possibili fioriture di senso. Provare ad attraversarle, seguendo il filo delle loro trame, potrebbe essere proficuo, qualora si sia disposti ad intraprendere percorsi, talvolta alternativi, senza segnali stradali che possano indicare sviluppi di pensiero già determinati a monte da particolari effetti di realtà, frutto dell'applicazione di categorie logiche i cui funzionamenti rispecchiano procedure meccaniche, entro cui il senso, mai del tutto univoco, rischierebbe di rimanere soffocato. L'interrogazione sull'origine delle condizioni di possibilità, ben prima del loro essere semplici cause, della scrittura, al fondo del fondo della sua essenza, a partire dall'evento indicibile della , potrebbe costituire uno dei possibili accessi, mediante cui attivare un attraversamento plastico, sempre disposto a rimettere in discussione le modalità del proprio movimento, alla base del quale non ci sarebbero rigide prassi regolari rispondenti a particolari protocolli d'azione garanti dell'effettiva buona riuscita del loro stesso operare. La scrittura, all'altezza della domanda sul senso trattenuto dalla , si tradurrebbe nella scrittura della fine, che memorizzerebbe, più o meno inconsciamente, nel proprio DNA, codici d'esperienze e di linguaggi umani talmente singolari che potrebbero mobilitare, se solo ascoltati, germinazioni di pensiero, ancora da compiersi, eppure già al di là delle loro possibili realizzazioni, addirittura oltre la spazialità e la temporalità dell'eventualità di per sé aperta dell'impossibile. 2 A patto di non concordare a monte principi teorici che garantirebbero e coordinerebbero a priori una metodologia programmata, indirizzata al perseguimento, in ultima analisi, di determinati fini a scapito di altri, le cui ricedute in diversi ambiti del sapere sarebbero più o meno legati, forse addirittura inconsciamente, ad una particolare ideologia e cultura. Una scrittura, che non abbia a cuore l'imprevedibilità della propria singolarità nella forma della parola, non potrebbe avvenire nell'evento di un dire, la cui radice assumerebbe il rischio di essere esposta a particolari condizioni eterogenee accidentali, benché in parte necessarie, che potrebbero pregiudicare le sorti dell'accadere, consumandone la portata effettiva che, in quanto oggetto culturale, avrebbe su un determinato orizzonte d'attesa. Una delle possibili più attigue al dire e al suo cuore pulsante, ovverosia il linguaggio, sarebbe allora non l'essere, ma il nulla, a cui aderirebbe la parola, mancante di carta d'identità e/o passaporto per un'ipotetica meta, che si traduce anche in un'origine non definita e definitiva, là dove questo luogo, assente in una qualsivoglia geografia terrestre o immaginaria, è da collocare, forse, oltre il confine della legittimità di ogni possibile dire. Il nulla, alla cui soglia ci si potrebbe almeno accostare, sarebbe uno spazio inespresso potenzialmente fertile, qualora la parola fosse disposta a con-cedersi, avvenendo nell'eventualità del dire attraverso una sorta di attuazione-in-divenire che eccede la materialità del Libro 3 dove riposa in attesa di chi esponga sé stesso all'ascolto di una lettura che paradossalmente effettuerebbe il testo medesimo. Come se si fosse letti da un Libro la cui consistenza si reggerebbe su uno sguardo impegnato a leggere tra le righe le trame di chi sia disposto ad attraversarlo per lasciarsi, al contempo, attraversare senza riserve, non senza una qualche forma di timore da fugare, nel momento in cui consensualmente si permetta ad esso di dire ciò che ha da dire senza interruzioni o sospensioni intenzionali che potrebbero minare l'effettività dell'evento del suo accadere. Un Libro, dunque, senza pagine incollate ad un supporto materiale, magari fatto di pelle e dotato di una fine rilegatura, strutturalmente mancante di titolo, capitoli, paragrafi, note e postille: l'antilibro per antonomasia. La sua finalità non avrebbe scopo alcuno prefissato, se è vero che il suo stesso costituirsi, dichiaratamente processuale, è caratterizzato intrinsecamente da un'apertura incondizionata, ancora da in-scriversi, ai margini della quale potrebbe trovare significato il trauma dell'esperienza di morte del popolo ebraico.
Lo Shema e la devozione a una sola divinità
HORIZONTE - Revista de Estudos de Teologia e Ciências da Religião, 2019
L'articolo discute il significato originale della formula dello Shema nel libro del Deuteronomio (Dt 6,4-5). La domanda centrale è se lo Shema costituiva inizialmente una confessione di fede monoteista o se questo ruolo dello Shema è dovuto a una reinterpretazione del testo biblico, alla sua ricezione nella cultura e letteratura posteriore. L'indagine si concentra inizialmente sullo studio linguistico di Dt 6,4, ma procede pure allo studio del co-testo dello Shema, cioè il capitolo 6 del libro del Deuteronomio, e raccoglie anche i dati pertinenti forniti dagli studi sulla cultura del Vicino Oriente Antico, sulla storia della religione d'Israele e sulla datazione di Dt 6,4-5. Lo studio mostra come la formula di Dt 6,4-5 non esclude l'esistenza di altri dèi. La conclusione è che lo Shema molto probabilmente non era originalmente una proclamazione di fede monoteista, ma un richiamo alla monolatria, al culto e devozione a una sola divinità, il Dio d'Israele.
Ad Gentes, 2011
La Cina rappresenta un quinto dell’umanità e di appresta a diventare, o è già diventata, decisiva per le sorti del mondo. Ad essa la Chiesa ha guardato negli ultimi secoli con un'attenzione quasi spasmodica dedicandogli grandi imprese di evangelizzazione. Imprese che non sembrano riuscite, se il numero dei cinesi che hanno abbracciato il Vangelo è quasi irrilevante e se, per quanta riguarda i cattolici, persiste forte il contrasto tra la Santa Sede e le supreme istanze politiche di quella nazione. Che cosa non ha funzionato? Il caso Cina ripropone tutto intero il problema dei ‘metodi missionari’. Questo volume esamina, partendo dai primi tentativi di evangelizzazione fino alla situazione attuale. Ne emerge una critica piuttosto forte degli errori della missione, ma anche l’apertura di vie del Vangelo che vanno riprese senza tentennamenti. Con saggi di Gianni Criveller: Introduzione, La controversia dei Riti cinesi, Bibliografia e fonti per lo studio e la lettura su cristianesimo e Cina. Mario Menin: Chiesa e Cina: la missione tra identita' religios e alterita' culturle Matteo Nicolini Zani: La via monastica al cristianesimo cinese Giuseppe Butturini: Chiesa cattolica e mondo cinese nel grande secolo missionario (1850-1950) Angelo S. Lazzarotto: Le vicende cristiane della "Nuova Cina" Umberto Bresciani: Come i confuciani vedono il cristianesimo Giuseppe Zhao: L'azione apostolica di P. Matteo Ricci vista da un cinese Gianni Criveller