Architettura e fallimento: la chiesa teatina di San Nicolò da Tolentino a Venezia (1590-1602), con un disegno attribuito a Vincenzo Scamozzi (original) (raw)

La concessione della chiesa di San Paolo Maggiore ai Chierici Regolari Teatini nel 1538. Nuovi documenti, in Sant'Andrea Avellino e i Teatini nella Napoli del Viceregno spagnolo, vol. I, Napoli, M. D'Auria, 2011, pp. 225-250.

2011

domenico antonio d'alessandro-antonio delfino La concessione della chiesa di San Paolo Maggiore ai Chierici Regolari Teatini nel 1538. Nuovi documenti Come è noto agli studiosi, il 4 ottobre del 1532 gli Eletti della città di Napoli chiesero ufficialmente a Gian Pietro Carafa, 1 vescovo di Chieti e futuro papa Paolo IV, di aprire nella capitale del viceregno una Casa del nuovo ordine dei Chierici Regolari Teatini del quale egli era stato uno dei cofondatori, insieme a san Gaetano Thiene; di fronte alle sue perplessità, essi si rivolsero al papa Clemente VII. 2 Il pontefice, l'11 febbraio del 1533, ordinò al Carafa e al Thiene con breve apostolico 3 di accogliere la richiesta degli Eletti napoletani di avere «almeno un paro» di padri della nuova Religione. 4 * I due atti notarili sconosciuti agli studiosi e trascritti in questo contributo come docc. 9 e 11 furono rinvenuti da Antonio Delfino nel lontano 1978 nel corso di una ricerca sul viceré don Pietro di Toledo. I due importanti documenti furono sottoposti immediatamente all'attenzione del padre Francesco Andreu, per la grande stima e riconoscenza nutrita verso lo studioso teatino fin dai tempi delle prime ricerche di Delfino sulla chiesa napoletana di Donnaregina nuova, progettata dall'architetto Giovanni Guarini, fratello laico teatino (cfr. a. delfino, La chiesa di Donnaregina nuova, in Ricerche sul '600 napoletano. Saggi vari, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1983, pp. 81-121); il compianto padre Andreu seguì questo studio con grande attenzione, sempre prodigo di consigli e d'informazioni. Sebbene in occasione dello scambio di auguri per il Capodanno del 1984 egli manifestò ad Antonio Delfino l'intenzione di pubblicare i due documenti, essi tuttavia sono finora rimasti inediti. Fu pubblicato, invece, un altro importante atto notarile sempre rintracciato da Delfino e subito segnalato allo studioso teatino: esso conteneva la trascrizione di una sconosciuta e più antica lettera di san Gaetano Thiene; cfr.

Il progetto di Francesco Buonamici per la chiesa madre di S. Nicolò a Noto nel 1653

in Maria Mercedes Bares (ed.), Il mondo della costruzione a Noto nell’Età Moderna, Palermo, Edizioni Caracol, 2016, ISBN: 978-88-98546-63-3., 2016

Studiare le fabbriche di Noto Antica, delle quali rimangono pochi frammenti ridotti in rovina, parti di una città totalmente scomparsa a causa del violento terremoto che colpì la parte sud-orientale della Sicilia nel 1693, costituisce un compito arduo. Se a questa catastrofica circostanza si sommano le frequenti lacune documentarie e la esiguità delle rappresentazioni grafiche l'obiettivo prefissato potrebbe diventare una missione impossibile. In realtà, contro tutte le aspettative, da questa ricerca " anomala " sono comparsi dati che consentono di intercettare uno spaccato del mondo della costruzione in età moderna attraverso lo studio dei più importanti cantieri di architettura civile e religiosa aperti in città. Dai dati raccolti sembra riemergere l'immagine una produzione architettonica secolare di altissima qualità e che lascia intuire come Noto fosse il luogo ideale per apprendere arti e segreti del costruire in pietra a vista.

Un orefice tudertino e il suo capolavoro: Nicolò di Nanne da Todi e la croce della chiesa di San Nicolò di Baschi, in «'Colligite Fragmenta'. Bollettino di storia, arte e cultura della Diocesi di Orvieto-Todi», XI (2019-2020), pp. 211-234.

Un orefice tUdertino e il sUo capolavoro: nicolò di nanne da todi e la croce della chiesa di san nicolò di Baschi tra il patrimonio spettante alla chiesa parrocchiale di san nicolò di Baschi (tr), un tempo ricadente sotto l'antica giurisdizione ecclesiastica di todi, era possibile ammirare una croce astile in argento dorato, riconducibile per committenza all'opera pia di san nicolò, l'ente fabbriceria che nel corso dei secoli ha assicurato il mantenimento del sacro edificio e promosso la sua ricostruzione negli ultimi anni del cinquecento. il prezioso manufatto, trafugato in anni recenti, è stato oggetto di attenzione e di studio solo negli anni immediatamente precedenti la sua scomparsa 1. il ritrovamento di un atto notarile del Quattrocento, conservato presso l'archivio storico comunale di todi, permette ora di meglio precisare la committenza dell'opera e, soprattutto, il suo autore, consentendone una nuova rilettura e una migliore contestualizzazione nel periodo in cui venne eseguita 2 .

>Niccolò Longhi da Viggiù (sec. XVI) e scalpellini tardosettecenteschi: Sant’Andrea (1570)<, ne «La Basilica di San Pietro in Vaticano», a cura di Antonio Pinelli, Franco Cosimo Panini Editore, Modena 2000, «Testi/Schede», pp. 832-834, e «Atlante**», pp. 1085-1087

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"I disegni architettonici di una chiesa gesuita del diciottesimo secolo a Pechino (Nantang – Chiesa del Sud): analisi e ricostruzione," in: Carmine Gambardella (ed.), Safeguard of Architectural, Visual, Environmental Heritage, Napoli: La scuola di Pitagora, 2011 (E-publication; ID 249).

The present study deals with the analysis of two architectural drawings on an ancient Jesuit church (Nantang) in Beijing as well as a revision of previous interpretations of their icono-graphical statement. For the first time, the drawings will be discussed both in their functional and their visual aesthetic sense. An important result of the second part (chapter 4) is the at-tempt of visualizing and reconstructing the eighteenth century church building, whereby we are provided with insightful information to understand its structural discrepancies between various periods. Three-dimensional images are created – based on the two drawings – and moreover are, compared with the third drawing (floor plan), which has recently been found in the same archive, further modified.

Niccolò di Giovanni Fiorentino e la Cappella del beato Giovanni Orsini a Traù: il progetto, l'architettura, la decorazione scultorea

Quattrocento Adriatico. Fifteenth Century Art of the Adriatic Rim. Papers from a Colloquium Held at the Villa Spelman, Florence, 1994, ed. Charles Dempsey, Bologna 1996, pp. 123-141

l:-1 sANt() St Ll:ANA(i ttt chc sirt cllti prirni cleccnni cicl secolo aTrair cm persino or-q;rnizzata lrrrlr scuolrt trnrruristicrr pcr i figli clci nobili, c}rasi nn:t specic cli u(la'giocosrr>.-l Serrrbr.t pcrr\ chc la liunieiia pit\ inrport:urre siit strr.r qucllrr rlei (lipprco: :rll'inizio del secolo, I)ieno Cippico non solo .rrrcvrr strctti cont:rrti con i pit\ irrrport.rnti rrnrruristi clcll'epoce, qurli erano (liorqio Bcsrrr c Clinaco cl'Attc<ttta, l.n:r crrl ltnche tut nppassionrrto collezic'xrista cli coclici e isclizioni rurtichc: pnrbabihncntc l)on rr cirso, proprio nellr bibhotecl clci Cippico, lir sccrpcrto nel Scicertto il ti-arnnrcrrto, filror-e pir) contpleto, clclla Ocrrn di '[i'itrmlcittrrL' c]i I)ctrcnio.5 l)cr noi,;u)cola piir siirrificatrr.'o c\ il figlio Clorlollitio: sullrr grrict Ll 6c11r chc nel r4'7r egli ar,er,e arnlato per la lottlt conno i Tirrthi, si inrb.uc'c) rutchc il doee Pietro Moccniso. Il libro I)c ltcllo uitrtico, ncl quale' Corioluto Cippico ha dcscrifto sli :lr,a'crilnrentr clell:r gucna del Levlttttc, i artchc turrr preziosit testinrc'rnianza c-lcllrr surr enrciizionc lcttcrrrria.6 Llt sttrt nrissiotrc rr ()ipro, clove fir ir.rvirrto cldic etrtoriti venezi.rrrc pcr sostenerc (llterinrt Cbrnaro, ha rivehto :rnche lc suc rtbiliti nella diplonuzi,t.