Le parole del sesso (original) (raw)
Related papers
Resoconto di un seminario/convegno a Vicenza di alcuni movimenti maschili italiani. Dicembre 2015
LE PAROLE DELLA LAICITÀ - " Sesso "
Le parole della lingua sono gravate da componenti che ci impongono una visione del mondo molto di parte. Spesso questa visione ci danneggia, e arriva a impedirci (anche per tutta la vita) di vivere le cose per quello che sono. Se diciamo Pia va con tutti, o è stata con Mario, quello che gli altri capiscono da predicati così generici (andare, stare) è quasi sempre l'accoppiamento sessuale. Questo avviene perché sanno che se si trattasse di qualsiasi altra attività nessuno sceglierebbe di usare verbi così vaghi da non dire niente, e la chiamerebbe direttamente con il suo nome: Pia parla con tutti, ha cenato con Mario. Se qualcosa non viene chiamato con il suo nome, è probabile che si tratti di sesso, perché di sesso non si può parlare nello stesso modo in cui si parla delle altre cose.
Le parole delle donne
Le parole hanno il potere di costruire il mondo che abitiamo. Un’analisi sul significato profondo delle parole che incidono sulla vita delle donne ha il potere di cambiare la nostra società a partire dai nostri pensieri. Il potere delle parole di plasmare e creare la realtà era noto sin dall’antichità. Abracadabra, la parola magica per eccellenza, in aramaico significa “creo come parlo”, creo il mondo in base a quello che dico. Pronuncio la descrizione del mondo e il mondo comincia ad assomigliare a come l’ho descritto. Sin dalle più antiche tradizioni, tutte le culture ci tramandano il potere generativo della parola. Le parole che pronunciamo, ascoltiamo o pensiamo hanno, di fatto, il potere di condizionare la nostra mente e il mondo in cui viviamo. In un’epoca “estrema” come quella che attraversiamo, posta sulla soglia di una transizione storica di portata globale sul piano socio-culturale, diventa fondamentale prestare attenzione alle parole che scegliamo per descrivere il mondo. Ricostruire il mondo a immagine dei nostri desideri parte prima di tutto dal modo in cui lo descriviamo, dando forma al pensiero e iniziando così il processo di creazione. Per ricostruirlo serve la forza, la dedizione e il coraggio di abbattere barriere mentali, scardinare stereotipi e rimuovere blocchi. I processi mentali che sostengono il modus vivendi che vogliamo modificare si possono attivare scavando la terra del substrato socio-culturale in cui siamo immersi/e per costruire un luogo e renderlo abitabile. A partire dalla nuova costruzione del nostro territorio mentale e individuale possiamo porre le basi per la costruzione di una nuova società basata su equilibrio, condivisione, armonia e benessere, così come avveniva nelle antiche società matrifocali. I mattoni con cui costruire questo nuovo mondo sono fatti prima di tutto dalle parole perché le parole creano i nostri orizzonti mentali, disegnano i sogni con cui costruiamo il nostro progetto di vita e il nostro futuro, danno corpo alle intenzioni e costruiscono l’architettura dei nostri pensieri. Con questo preciso intento Le parole delle donne si pone come un volume con cui Stati Generali delle Donne costruisce il progetto “Le Città delle donne”, un presidio a difesa dell’evoluzione e diretto al benessere collettivo per la costruzione di una società in cui maschile e femminile siano in armonia. Il volume è un’opera collettiva che, col contributo di numerose donne, eccellenze in diversi campi del sapere, costruisce un dizionario delle parole che incidono nel processo di armonizzazione del mondo. Secondo Sigmund Freud, le parole originariamente erano degli incantesimi. Ancora oggi sono il mezzo con cui ci influenziamo reciprocamente. La consapevolezza del loro pieno significato ha il potere di migliorare il mondo. Questo potere ora è nelle nostre mani.
Il secolo di Dante, Bompiani, 2012 (trad. di Dante and the Origins of Italian Literary Culture)
2007
Il manuale di Danilo Ruocco si pone come obiettivo quello di aiutare coloro che all'interno delle organizzazioni di volontariato si occupano di comunicazione verso l'esterno e, in particolare, di quel tipo di comunicazione rivolta ai professionisti che operano all'interno di aziende che producono informazione.
Appunti di simbolismo massonico, vol. I, Catania 2012, 2012
Abbiamo spesso criticato l’uso abnorme di luoghi comuni in àmbito massonico. Un uso troppe volte a limite tra lo sproloquio e lo spregiudicato, per una materia che richiederebbe un naturale riserbo. Ma quel che è peggio, è che tale anfanare viene profferito nella loggia e persino nel Tempio della loggia. Detto modo di (stra)parlare, il massonese, è divenuto la lingua ufficiale del massonismo imperante, pardon della “Primavera Massonica”. Simile linguaggio (che non è intriso di profanità ma bensì è esso stesso profano) è la conseguenza d’una crescita quantitativa anziché qualitativa.
Biblioteca di Studi di Filologia Moderna
Parole e Cose raccoglie i lavori che Silvano Boscherini (1920-2010), professore ordinario di Letteratura Latina a Firenze ha pubblicato su rivista, nel corso della sua lunga attività accademica. Il volume documenta l’ampiezza degli interessi scientifici del Boscherini e, oltre ad essere un omaggio all’uomo e allo studioso, ripropone contributi tuttora validi sul piano della conoscenza e, soprattutto, sul piano del metodo. I lavori sono ripartiti nelle cinque tematiche fondamentali affrontate dal Boscherini negli anni, anche se non sempre un singolo articolo è collocabile in modo univoco in un’unica sezione, proprio in ragione del metodo globale e storicistico con cui ha sempre affrontato lo studio e l’esame dei testi. All’interno di ogni sezione i lavori sono proposti in ordine cronologico.
Lanoue G. - Spagna F. (a cura di), La forza nelle parole. Percorsi narrativi degli Indigeni canadesi da Jacques Cartier a oggi, Rivista di Studi Canadesi, suppl. al n. 13, 2000. ISSN 1120-3420, 2000
Con “la forza nelle parole” intendiamo individuare tre registri di discorso che possono fare da filo conduttore agli interventi presentati in questo volume. Tre registri che per forza di cose, come vedremo, sono interrelati. Il primo riguarda la forza magica delle parole, nel contesto mitico e sciamanico delle tradizioni native americane, la formula evocativa dello sciamano, che chiama a sé e presentifica le potenze della natura, o quella del cantore, come nell'invocazione eschimese agli Spiriti dell’Aria, riportata nel contributo di Giulia Bogliolo Bruna, da cui abbiamo estrapolato il titolo; o ancora la forza nelle parole del mito cosmogonico, o nel mito di fondazione. Il secondo riguarda le parole dei dominatori arrivati dall’Europa, che volutamente si sono sovrapposte alle parole native, coprendole, riducendole al silenzio, alla schiavitù, alla subalternità. Sono le parole dei conquistatori, dei missionari, degli antropologi che hanno imposto la propria verità e la propria supremazia in ambito religioso come in ambito politico o culturale. Parole che hanno accusato i nativi di superstizione, di inciviltà, di debolezza. Parole che hanno voluto per forza piegare, plagiare, convincere i nativi al proprio sistema di valori e alla necessità storica del nuovo ordine che andavano costruendo. Parole che hanno dato ordini, che hanno deciso il destino delle persone, come mai prima era avvenuto. Il terzo registro è quello della resistenza e della riaffermazione del discorso nativo, lungo i secoli della dominazione fino a oggi. La rivalutazione di questo discorso in sede antropologica. I nuovi “percorsi narrativi”, la nuova visibilità della parola nativa. Le wordarrows, le “parole-freccia” nella significativa espressione di Gerald Vizenor, l’accademico sanguemisto, il nuovo trickster a cavallo tra due culture che si fronteggiano.
Parole d'autore nel lessico LGBT+
2023
Pepponi E., Parole d'autore nel lessico LGBT+, in Capelli D., Del Buono B., Gallo E., Pepponi E. (a cura di), "Celui qui parle, c'est aussi important!" Forme e declinazioni della funzione-autore tra linguistica, filologia e letteratura, Trieste, EUT, 2023, pp. 277-291
in "Le parole per le parole", a cura di Cristina Vallini, il Calamo, Roma, 2000
The use of magical words in antiquity