Urbana (original) (raw)
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Il pensare che l'utopia sia dunque così "sfuggevole" ci spinge allo stesso tempo all'umana tentazione di cadere nel suo stesso gioco, permettendoci di continuare a immaginare e costruire nuovi modelli di una società futura». 5 aprile 2014 Lettera a Luciano Canfora 1 , Buongiorno professore, Lei non mi conosce (e nemmeno io!): sono Cesare Benedetti, uno studente dello Iuav di Venezia, attualmente iscritto al terzo ed ultimo anno del corso di laurea triennale L-21 "Pianificazione Urbanistica e territoriale". Le scrivo perché stamani, perdendomi come amo fare fra le scaffalature della Feltrinelli a Venezia Mestre, mi sono imbattuto in un Suo libro titolato La crisi dell'Utopia, libro che tratta, da quanto ho intuito nei pochi minuti che mi sono concesso, alcuni spunti che mi piacerebbe trattare nella tesi di laurea. Nel particolare, ho trovato molto interessanti gli ultimi due capitoli; da ciò che scrive sul "nuovo Uomo", alla relazione fra grandi pensatori del passato che la critica oggi cita tra filosofi, economisti e sociologi. Inoltre, ho trovato molto interessante il dibattito complessivo che, come da cornice, contiene nella sua interezza tutta la trattazione che segue nel libro. Nel particolare, il binomio tra la concezione dell'evoluzione attraverso il progresso (l'agire umano irrompendo e trasformando il contesto), mito che nel tempo ha avuto differenti esiti, e l'evolversi attraverso la naturalità delle cose (l'agire nel tempo attraverso una costante metamorfosi dettata dall'evolversi del genere umano). E' molto interessante questo perché tale binomio, lo si riscontra dalla (presunta) nascita dell'uomo a oggi; due fondamentali princìpi etici che hanno determinato, che determinano e che continueranno a determinare, attraverso il loro continuo conflitto e scontro, l'evoluzione del "genoma umano" e della società in tutte le sue possibilità di confronto e relazioni. Nel contesto in cui dovrei operare un domani, si riscontra tale principio ponendo riflessione su alcune visioni della tecnica urbanistica, come ad
Scoperte archeologiche della città di Uruk. Descrizione di alcuni reperti archeologici e strutture della città accompagnati dalle illustrazioni. Spiegazione dell'evoluzione della culla della civiltà.
Le società a partecipazione pubblica tra tutela della concorrenza, moralizzazione e amministrativizzazione di Giuseppe Urbano SOMMARIO: 1. Premessa-2. La società a partecipazione pubblica statale: evoluzione storico-giuridica e ragioni del fenomeno-3. La società a partecipazione pubblica nel contesto locale-4. La società a partecipazione pubblica come tipo di impresa pubblica-5. La capacità delle pubbliche amministrazioni di costituire (o partecipare in) società di capitali-6. La legislazione degli ultimi anni sulle società a partecipazione pubblica tra spinte alla specialità e controspinte al diritto comune-7. I limiti alla costituzione e all'attività delle società a partecipazione pubblica-7.1. I limiti all'attività posti dall'art. 13 del d.l. n. 223/2006 (cd. Decreto Bersani)-7.2. I divieti legali alla costituzione di società a partecipazione pubblica posti dall'art. 3, commi da 27 a 29, della l. n. 244/2007 (legge finanziaria 2008)-7.3. Taglio delle partecipazioni societarie nei Comuni piccoli e medio-piccoli (art. 14, comma 32, del d.l. n. 78/2010)-8. I limiti alla società in house-9. I limiti alla società mista-10. L'ordinamento delle società a partecipazione pubblica tra spinte alla specialità e controspinte al diritto comune-10.1. La spinta alla specialità: le norme speciali sulla moralizzazione del fenomeno-10.2. La spinta alla specialità: l'estensione antielusiva delle norme pubblicistiche o "amministrativizzazione" delle società a partecipazione pubblica-10.2.1. Gli appalti delle società a partecipazione pubblica-10.3. Le controspinte al diritto comune: le vicende relative alla golden share-10.4. La controspinta al diritto comune: la responsabilità per illeciti amministrativi dipendenti da reato-10.5. La controspinta al diritto comune: il ridimensionamento della responsabilità erariale per gli amministratori delle società a partecipazione pubblica-11. Le norme sulla spending review tra tutela della concorrenza e moralizzazione-12. I criteri legislativi di differenziazione delle società a partecipazione pubblica-13. Criteri sostanziali di classificazione delle società a partecipazione pubblica-14. Spunti conclusivi.
URBANISTICA CIBERNETICA PREMESSE
Questo libro è una spontanea pubblicazione di idee e pareri di uomo libero, maturate negli ultimi 50 anni, a partire dal triennio 1968-1970, agitato e sofferto ma con l'affascinante paradigma dell'immaginazione al potere che ha preceduto la mia laurea in architettura e urbanistica a Roma, ai successivi 35 anni di lavoro intenso da informatico nelle maggiori aziende italiane e, infine, agli ultimi 14 anni da pensionato e nonno sognatore di un mondo migliore per i nipoti. Con approccio privo di pregiudizi e aperto alle conoscenze obiettive dei fenomeni che caratterizzano la nostra società nei vari aspetti, ho impegnato le mie normali capacità culturali ed intellettive, conservando nel lavoro un atteggiamento razionale con ottica a tutto campo e lo sguardo rivolto al futuro, e focalizzando la spinta creativa di architetto-urbanista in previsioni possibili, derivabili dalle esperienze vissute e dalle convinzioni maturate con letture e studi continui. Devo riconoscere che tale comportamento, a volte troppo "avanzato" e spesso in contrasto con gli ambienti di lavoro e le abitudini correnti, ha di fatto consentito, alle aziende informatiche, dove ho lavorato come unico architetto tra ingegneri e tecnici, di porre in atto iniziative di successo e di realizzare sistemi, prodotti e servizi innovativi ad uso diffuso. (link ad un documento sintetico dove si raccolgono info) Intanto con la mente ho continuato a viaggiare nel tempo e nello spazio, tentando di dare sostanza e contenuto ad un sogno fantasioso basato sull' integrazione della cibernetica nell'urbanistica, piuttosto complesso e multidisciplinare, ma allo stesso tempo stimolante, accattivante e che ritengo promettente per il nostro futuro. Mi coinvolge da oltre mezzo secolo e, dato che ne intravedo la possibile realizzazione dall'inizio del secondo millennio, mi sento spinto a ricercare in modo costante conferme ed opportunità di condividerlo e quindi creare i presupposti per realizzarlo. Da anni si parla e si scrive molto sulle Smart City, ed in Italia esistono intellettuali, aperti e competenti, che esprimono pareri ed analisi approfondite in termini sociali oltre che tecnologici, parlando di nuovi paradigmi lavorativi e sociali: telelavoro, lavoro agile, lavoro mobile, co-working, cittadinanza digitale, smart citizen, ecc. Sono proprio le loro idee e le loro esperienze che mi infondono fiducia, insieme alla futura speranza che si possano dotare le città di vera intelligenza operativa e collettiva, con strumenti e funzioni per la gestione ed erogazione dei pubblici servizi, tra cui il governo del territorio umanizzato per renderlo capace di adattamento continuo a eventi ed esigenze che mutano, compresa la capacità di gestirne le emergenze, in cui la gestione urbanistica presenta la maggiore complessità in termini organizzativi ed operativi.
The paper deals with the present distance between the urban infrastructure and the urban community, due to an obsolete view of cultural supply and to the insufficient view of cultural consumers, whose socio-demographic profile is often interpreted as the real motivation of cultural experience. Next years will record a growing integration between spaces and communities, due to a new role of culture within the emerging economic and social paradigm.
Obiettivo periferico, 2019
Le periferie urbane contemporanee sono luoghi sorti in un momento storico in cui la cultura progettuale ha risposto positivamente alle esigenze della società e alle politiche di interesse pubblico; luoghi che, nonostante le intenzioni, non furono concepiti per evolversi seguendo le repentine trasformazioni che hanno investito la nazione nei decenni successivi; quartieri che, oltre ad aver apportato una modifica urbana a livello dimensionale, hanno provocato cambiamenti al sistema delle relazioni sociali. Così, Periferico è quando viene meno il legame tra individui, gruppi e città; quando le persone non riescono più a considerare la città come bene pubblico e perdono il senso di appartenenza ai luoghi (Modigliani, 2016). La periferia è dove non vi è più coincidenza e legame storico tra urbs e civitas (Desideri, 2016). Partire dalla riflessione sulla concezione greca della città, non intesa come luogo fisico ma come comunità, può divenire strumento per la rigenerazione. Obiettivo periferico quindi come recupero di un pensiero politico a cui rispondano azioni urbane che abbiano come soggetti le comunità, l’identità e l’inclusione ed in cui il capitale umano sia la risorsa, in cui si rifletta sul riuso della materia urbana ed intorno alla responsabilità sociale dell’architetto, all’investimento in cultura e sullo spazio pubblico per incentivare processi economici innovativi, alla ricerca della trasformazione delle periferia in nuova centralità: Periferie come cerniere urbane.