L’autore come fenomeno transmediale: "Le particelle elementari" e Michel Houellebecq (original) (raw)
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Raccontare e conoscere. Paradigmi del sapere nelle forme narrative (Pisa, Pacini), 2019
La conoscenza veicolata dal romanzo possiede, per sua natura e sin dalle origini, specificità che la distinguono dalle modalità di indagine e dalle prassi ermeneutiche caratteristiche di altre discipline come le scienze naturali, storiche e filosofiche; e tuttavia non è possibile negare che anche nel caso del romanzo di paradigmi del sapere si tratta: sperimentabili, praticabili, testabili. È possibile inoltre notare come le forme e modalità di conoscenza proposte da questo genere letterario, per eccellenza multiforme e complesso, varino ed evolvano nel tempo. Nell’intervento si indagheranno in ottica comparatistica le peculiari forme e modalità di narrazione e conoscenza rintracciabili nelle opere di due autori contemporanei, Walter Siti e Michel Houellebecq, che ben si prestano a un ravvicinato confronto sia dal punto di vista tematico che formale. Mediante l’ibridazione di narrativa e saggismo, ma soprattutto attraverso un certo tipo di rappresentazione romanzesca – iperbolica e paradossale – delle traiettorie di formazione (o de-formazione) di personaggi e situazioni, entrambi gli autori ci propongono visioni potentemente idiosincratiche, ma anche per questo originali e illuminanti, della realtà storico-sociale in cui siamo immersi. In questo senso proprio l’esplorazione dei dichiarati meccanismi di deformazione e di esagerazione, peculiari e ammissibili in letteratura ma non in altri tipi di indagine sul reale, può contribuire a chiarire alcuni tratti specifici di questa forma di conoscenza del mondo.
Derisione, desiderio, identificazione in una pagina di Michel Houellebecq
Scopo del paper è analizzare nel testo di Houellebecq la presenza di dispositivi narrativi tipici del comico, soprattutto in relazione alla sfera sessuale e sociale dei personaggi, che hanno come effetto primario quello di indurre al riso il lettore, ma anche di provocare una sua presa di distanza rispetto alla rappresentazione disturbante. In un secondo momento, tramite la presenza di elementi di patetico, queste stesse caratterizzazioni fanno scattare meccanismi di identificazione. L’indagine è condotta mediante il close reading di alcune pagine di Extension du domaine de la lutte (1994) e Les Particules Élementaires (1998). Assunto di base è che il testo letterario sia sempre la sede dell’articolazione di contenuti ambivalenti, molteplici e plurimi che possono essere portati alla luce mediante l’interpretazione testuale.
La parte della letteratura: combinazione e trasformazione in Roberto Bolaño e Michel Houellebecq
I concetti di ‘romanzo mondo’ e di ‘romanzo totale’ racchiudono in nuce un’ambizione all’esaustività, all’enciclopedismo e all’unione della molteplicità e non mancano di convocare l’idea della letteratura come forma di conoscenza e ricerca assoluta. La produzione di Roberto Bolaño e di Michel Houellebecq –tramite la moltiplicazione e la mescolanza di generi letterari, l’utilizzo del palinsesto, dell’intertestualità e della mise en abyme, la contaminazione di elementi e discorsi disparati– rappresentano due casi esemplari di inchiesta critica sul mondo contemporaneo. I loro processi di finzionalizzazione della realtà si pongono tra filiazione e riscrittura e propongono di fatto due procedimenti euristici che affermano, sia pure in modo paradossale, il valore della letteratura.
Jean Baudrillard, Michel Houellebecq. Un gioco di specchi
Jean Baudrillard, Michel Houellebecq. Un gioco di specchi”, in Lo Sguardo - Rivista di filosofia, N. 23 - Reinventare il reale. Jean Baudrillard (2007-2017), 2017
They are against multiculturalism, human rights and feminism. They are charged with apocalyptic attitude. They wrote about map-territory relation, cloning, orgy and death. In fact, even if it sounds strange, perhaps disturbing, Jean Baudrillard and Michel Houellebecq share a lot of things. Obviously their works also show several, strong differences. Still, the total absence of reflection on the links between these major contemporary figures justifies the operation carried out in this article, i.e. to show only similarities and continuities 'from within', through a cutting whose rough materials are the works of both authors.
In questo testo, che raccoglie il corso del semestre invernale 1919/20, Martin Heidegger – giovane docente presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Friburgo – espone, per la prima volta, in modo esteso e puntuale, la struttura portante e i concetti chiave della sua prima dottrina fenomenologica, che si pone l’obiettivo di proporre una scienza filosofica in grado di cogliere la vita nella sua originarietà e radicale concretezza: il fenomeno della vita nel suo «essere di fatto» – così lo definisce precisamente Heidegger. In aperta contrapposizione alle tendenze filosofiche e scientifiche del tempo, che cercavano in genere di “oggettivare” il fenomeno della vita, inquadrandolo in una qualche rigida cornice epistemologica, Heidegger propone invece una modalità d’accesso esattamente opposta: penetrare la vita nella sua «fatticità» e nelle sue effettive manifestazioni – come vita che si presenta da sé nel mondo-ambiente, nel mondo collettivo e nel mondo-del-sé – evitando a ogni costo di renderla “oggetto” di studio; coglierla nella sua pulsante vitalità, riuscendo così a restituirla, sul piano conoscitivo, senza alcuna alterazione. Si delinea, in tal modo, l’enorme posta in gioco del tentativo filosofico condotto in questo corso friburghese, che per Heidegger dovrebbe aprire la strada a una «fenomenologia come scienza originaria della vita in sé»: come elaborare un afferramento conoscitivo della vita che, lungi dal ridurla a oggetto, sappia accompagnarla nella sua vitalità fino al punto di coglierla intatta nella sua figura originaria, nel suo «mysterium tremendum»? Svolta decisiva nel cammino speculativo del giovane Heidegger, questo corso – di cui si offre qui la prima edizione italiana integrale – non è soltanto uno strumento indispensabile per ricostruire la genesi di quel pensiero che, nel 1927, confluirà in Essere e tempo. Nell’opus magnum, infatti, non tutti i sentieri aperti in questa prima esplorazione potranno trovare adeguato sviluppo. Proprio la centralità della vita, anzi, sarà messa parzialmente in ombra, per fare spazio alla nuova analitica del Dasein. Dai “sentieri interrotti” di questi esperimenti giovanili, possono emergere, così, delle potenzialità ancora inesplorate, in grado di incidere in modo del tutto originale sul pensiero contemporaneo.
Questo volume è necessario per comprendere a pieno l’attività frenetica di Gaston Bachelard che ricerca, a dimostrazione delle sue tesi, una summa di affermazioni. È fondamentale per ritrarre le linee del suo pensiero, entrare nel merito di un’intimità più nascosta e protetta come quella delle sue lettere. Che fossero di diletto o di dovere, esse rappresentano un immenso universo dal quale non si può prescindere. Jean Libis, direttore e curatore del volume, si sofferma, su una celebre frase della Poétique de la rêverie: “Toute notre vie est lecture” nell’introduzione di questo testo-strumento. Non si tratta, dunque, di un arido elenco di nomi, ma di una precisa e dettagliata comprensione delle sue opere.