Elea-Velia: l’abitato della città bassa nella progettazione urbana tra il VI e il V sec. a.C. (original) (raw)
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Abitare a Elea: i complessi abitativi nella città bassa
F. Pesando - G. Zuchtriegel (ed.), Abitare in Magna Grecia: l'età arcaica, Argonautica 2, Pisa 2020, 131-146
Del primo periodo della città di Elea conosciamo quartieri abitativi soprattutto sull’acropoli, sull’adiacente collina II e nella città bassa. Questo contributo si occupa soprattutto dei contesti nella città bassa, dove F. Krinzinger, al di sotto del triportico dell’Insula II di età augustea, negli anni 1987-1994 indagò due case in mattoni crudi, costruite nel secondo quarto del V sec. a.C, precedute da una fase di frequentazione della zona con possibili costruzioni in legno o in canne. Verosimilmente le case in mattoni crudi erano costruite nell’immediata vicinanza della spiaggia e vennero distrutte due volte da frane staccatesi dalle sovrastanti pendici collinari. Il nucleo insediativo mostra elementi di una organizzazione urbanistica regolare che è stata riscontrata anche nell’insediamento del tardo VI sec. a.C. sull’acropoli come base per lo sviluppo urbanistico della città anche nei secoli seguenti.
2023
Patrocinio Angela Pontrandolfo, Michele Scafuro (a cura di), Atti del I Convegno Internazionale di Studi ISBN 978-88-87744-76-7 (cinque tomi indivisibili) © Copyright 2017 -Fondazione Paestum -Pandemos s.r.l. Proprietà letteraria riservata Con il supporto economico di C O PI A A U TO R E. VI ET A TA LA D IF FU SI O N E. Paestum, 7-9 settembre 2016 a cura di Angela Pontrandolfo, Michele Scafuro del I Convegno Internazionale di Studi ATTI FONDAZIONE PAESTUM
Sulle tracce dell’urbanistica farnesiana ad Ales (Oristano), nuovo vescovado del primo Cinquecento
STORIA DELL’URBANISTICA ANNUARIO NAZIONALE DI STORIA DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO, 2019
La circostanza di una fondazione urbana nuova, costituita dall’ampliamento o quasi dal raddoppio di un centro urbano esistente, emerge con chiarezza dall’osservazione della cartografia storica e della struttura catastale dell’abitato di Ales, in provincia di Oristano. In questo studio l’analisi storico-urbanistica ha indirizzato la successiva ricerca sul piano storico e documentario, fino a far emergere con chiarezza la effettiva differenza strutturale di due settori urbani e delinearne sia le matrici formali che gli ambiti di appartenenza culturale. A fronte di un nucleo urbano originario, i cui caratteri sono riferibili ad alcuni ambiti medievali regionali, la porzione urbana nuova appare improntata sui caratteri essenziali delle azioni urbanistiche denominate di tipo farnesiano. Esse sono oggetto di ricerca da anni: rilevate in ambito romano, estesamente rispetto allo Stato pontificio e alle aree di influenza della potente famiglia romana dei Farnese, in particolare nel XVI secolo, non sono state ancora studiate in aree esterne ai loro possessi. In questo studio emergono le connessioni storiche e politiche tra la famiglia sarda dei Carroç e il papato romano, le linee di progettazione di una strada nuova, con nuovi lotti ai lati e con un edificio disposto sul fondale prospettico, i riferimenti adottati per il rinnovamento dell’architettura e dell’urbanistica della sede del loro nuovo vescovado di Ales. CADINU MARCO, On the Trail of Farnesian Urbanism in Ales (Oristano), a New Bishopric of the Early Sixteenth Century. The circumstance of a new urban foundation, constituted by the extension or almost the doubling of an existing urban center, clearly emerges from the observation of the historical cartography and the cadastral zoning of the town of Ales, in the province of Oristano. In this study, the historical urban planning analysis led to a subsequent research on historical and documentary evidence, bringing out the details of the actual structural difference of two urban sectors and delineating their formal matrices and their areas of cultural belonging. Compared with the original urban nucleus, whose features are related to regional medieval contexts, the new urban area appears to be based on the essential features of the urban actions known as the Farnesian type. They have been studied for many years: found in Rome, extensively present in the Papal State and in the areas of influence of the powerful Farnese Roman family, particularly in the sixteenth century, they have not been found in areas outside their estates, until now. This study brings to light the historical and political connections between the Carroç Sardinian family and the Roman papacy, the design lines of a new street, with new lots on the sides and with a building on the perspective backdrop, and also the references adopted for the renovation of the architecture and urbanism of the headquarters of their new bishopric in Ales.
Alcune note su Velletri medievale, il palazzo comunale e l’assetto urbanistico della città
anno XV/2, n. 30 201 Due quaderni annui. Semestrale. Ambito territoriale: Lazio meridionale romano, ciociaro e pontino Ambito concettuale-disciplinare: la storia e gli svolgimenti culturali del Latium vetus e adiectum dall' antichità fino ad oggi. Sfondo di storia nazionale e meridionale. Ricerca storica e discussione. Spazio didattico. Si collabora alla rivista solo su invito del direttore o di un redattore.So-no però libere le rubriche aperte al dibattito. La responsabilità giuridica e scientifica degli scritti editi rimane interamente a carico degli autori. Dischi, foto e dattiloscritti, se non pubblicati, possono essere ritirati solo a cura degli stessi autori. Gli articoli vanno consegnati in file informatico (possibilmente in Word / Times New Roman 11). Gli autori hanno diritto a 2 copie del fascicolo per ogni saggio e 1 copia per la recensione (2 se più di una). Gli interessati a recensioni possono inviare le loro opere al Direttore (Via Valmaiura 26, 04022 Fondi-Tel. 0771-531879) o ad un redattore. Supplemento a 'L'Acropoli', Autorizzazione n. 803/04 del Tribunale di Latina.
Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster. Dal 2005 una missione belgo-italiana guidata dall’Université catholique de Louvain nell’ambito del Progetto internazionale “VII Regio. La Valdelsa in età romana e nella tarda-antichità”, ha in concessione lo scavo di un vasto sito archeologico ubicato nel settore orientale dell’ager Volaterranus. L’area, già nota per numerosi quanto significativi ritrovamenti di epoca romana, ha evidenziato, nel corso delle sei campagne svolte, una realtà insediativa complessa, caratterizzata da una villa costruita verosimilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. con una architettura ed un apparato decorativo di tipo monumentale. I dati stratigrafici emersi durante la campagna di scavi 2010 hanno evidenziato come le fasi di vita del sito precedentemente supposte, si debbano verosimilmente limitare, emergendo come il progetto di realizzazione della cosiddetta sala esalobata, sia stato interrotto per un radicale rifacimento, probabilmente intercorso non prima dell’ultimo quarto del IV sec. d.C. In particolare la sala esalobata fu trasformata in modo radicale, sia dal punto di vista architettonico sia funzionale: il livello pavimentale fu notevolmente abbassato, tre esedre furono alternatamente abbattute e al loro posto furono costruiti altrettanti ambienti rettangolari. La nuova sistemazione ha conferito l’insolita forma di una sala triloba a base triangolare, ben diversa dal τρίκογχος classico perché esito di una complessa vicenda costruttiva. Il pavimento della sala successivo alla ristrutturazione è costituito da un cementizio a base litica con decorazione geometrica al centro dell’ambiente e nell’abside prospiciente il vestibolo, mentre le altre due esibiscono un emblema centrale di tipo decorativo (quello meglio conservato rappresenta un calice fiorito inserito in una guilloche delimitata da un arco di cerchio a profilo dentellato). Nel corso del V sec. d.C., verosimilmente verso la fine, la struttura evidenzia i primi segni di abbandono e crollo: alcune parti (come la sala triloba) sono abbandonate e, progressivamente, sono obliterate dal crollo dei rivestimenti parietali e delle coperture, mentre altre porzioni subiscono le prime spoliazioni, finalizzate principalmente al recupero di “marmi” per la produzione di calce. Se nella comunicazione dell’anno scorso si era dato conto del reimpiego delle tessere musive in pasta vitrea della villa, il poster di quest’anno vorrebbe mettere in prospettiva l’analisi dei sectilia che decoravano la villa. Dallo scavo e da una serie di prospezioni di superficie provengono diversi frammenti di blocchi di marmo bianco (verosimilmente lunense), di maggiori dimensioni rispetto alle crustae, lavorati e pertinenti a soglie, stipiti o gradini, accanto a una porzione di capitello di lesena. Lo studio autoptico associato ad una serie di sezioni sottili al microscopio ha permesso d’identificare e talora rivedere la provenienza dei diversi litotipi analizzati: oltre al locale giallo di Siena, utilizzato per la sua somiglianza cromatica, a minor costo, al marmor Numidicum e ad una serpentinite a matrice verde sempre d’estrazione probabilmente toscana (gabbro), si è potuta costatare la presenza di sectilia in marmor Lacedaemonium, cipollino, portasanta, pavonazzetto, greco scritto (relativa ad una scanalatura di lesena) e lapis Porphyrites. Purtroppo tutta la marqueterie è il risultato di quanto scampato alla distruzione sistematica della decorazione (frantumazione, calcinazione etc.) allo scopo di farne smagrante per una produzione in situ di ceramica grezza durante il VI sec. d.C., così come le analisi archeometriche sulle ceramiche comprovano. Da ciò discende la difficoltà di ricostruzione di possibili sistemi decorativi pavimentali e/o parietali. La presentazione del poster, negli intenti di chi scrive, potrebbe sollecitare possibili suggerimenti all’uopo. BOZZE NEL pdf