Il sistema integrato Stacks e le Icones Symbolicae, in Cesare Ripa e gli spazi dell’allegoria, (Atti del Convegno, Bergamo 9-10 Settembre 2009), a cura di S. Maffei, Napoli 2010, pp. 348-354 (original) (raw)

Tra testo e immagine: il sistema degli oggetti nella Medea di Euripide

In Euripides' Medea, in particular in the episode of the death of Creusa, the new bride of Jason, the objects - a tunic and a golden crown - are the driving force of the action drama. These gifts in the tragedy convey a plurality of meanings, closely related to their own divine heritage and to the role of gifts in creating and transferring identity. The literary episode spawned a new series iconographic, particularly in the production ceramic Magna Grecia, which we analyze just from the point of view of the role played by the objects in the construction of figurative language.

Κτίσις, misura e simbolo dello spazio tardoantico, DIALOGHI CON BISANZIO Spazi di discussione, percorsi di ricerca Atti dell’VIII Congresso dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini, a cura di S. Cosentino, M. Pomero, G. Vespignani, CISAM, Spoleto 2019, pp. 31-44.

Atti CISAM, 2019

Spazi di discussione, percorsi di ricerca Atti dell'VIII Congresso dell'Associazione Italiana di Studi Bizantini (Ravenna, 22-25 settembre 2015) a cura di SALVATORE COSENTINO, MARGHERITA ELENA POMERO e GIORGIO VESPIGNANI TOMO PRIMO

Una cupola su colonne. Nuovi elementi per la comprensione di Sant'Agnese in Agone

in "Annali di architettura", 24, 2012, pp. 109-130

Fra gli episodi salienti del Seicento romano la chiesa di Sant'Agnese in piazza Navona è l'architettura che meno si presta a essere interpretata come il frutto del genio assoluto di un unico artista 1 . Nel corso del secolo si sono avvicendati alla guida del cantiere Girolamo e Carlo Rainaldi, Francesco Borromini, poi nuovamente Carlo Rainaldi, insieme a Domenico Castelli, Camillo Arcucci, Francesco Contini, Giovan Battista Mola e Antonio del Grande, seguiti da Alessandro Baratta, Gianlorenzo Bernini, e infine Pietro da Cortona e Ciro Ferri 2 . Ognuno di loro è intervenuto modificando quanto già costruito dai predecessori, sì che la chiesa attuale è l'esito di una sommatoria di progetti interrotti innestati l'uno sull'altro. Numerosi disegni e documenti d'archivio testimoniano come le ricerche dei vari architetti succedutisi nella fabbrica siano state volte soprattutto a conferire un appropriato grado di monumentalità all'esterno (ill. 1) e a definire i piloni di sostegno della cupola (ill. 2). La costante di quest'ultima sono rimaste le otto colonne libere in marmo cottanello rosso, decise fin dal primo momento ed effettivamente collocate in opera nella posizione prevista, ai vertici di un ottagono cupolato intersecato con una croce greca 3 . I piloni retrostanti le colonne, invece, sono uno degli elementi che più portano il segno dei continui mutamenti di progetto. Infatti, al di sopra del rivestimento in marmo del livello inferiore, che dà forma a un invaso ottagonale, si innalzano pennacchi concavi, che configurano una pianta circolare e che non trovano corrispondenza nei piloni sottostanti (ill. 2, 15) 4 . Una pianta inedita ritrovata presso la British Library di Londra consente adesso di gettare nuova luce sulla genesi dell'edificio, sulle prime idee di Borromini per i piloni nel 1653 e sulla loro successiva rielaborazione dopo la sua uscita dal cantiere nel 1657. Attraverso questo disegno rileggeremo le vicende della chiesa per fissarne le tappe fondamentali ed enucleare i temi progettuali di maggiore rilievo.

L. M. Valletta, "Un réseau de rapports symboliques. Santuari, territorio e pratiche collettive nella Sparta arcaica", dans Th. Galoppin et al. (ed.), Naming and Mapping the Gods in the Ancient Mediterranean: Spaces, Mobilities, Imaginaries, Berlin, de Gruyter, 2022, p. 807-23.

Th. Galoppin, et al. (ed.) Naming and Mapping the Gods in the Ancient Mediterranean Spaces, Mobilities, Imaginaries, Berlin, de Gruyter, 2022, 2022

Già in alcuni contributi programmatici 1 , C. Bonnet e il suo gruppo tolosano collocavano il metodo e gli scopi delle loro ricerche nell'alveo di un approccio innovativo al politeismo grecodi cui Gernet aveva gettato le basi in modo chiaro nel 1932, allorché affermava 2 che positivement, un dieu est un système de notions, e che sarebbe stato successivamente portato avanti da J.-P. Vernant, in occasione del Convegno sui "Problèmes de la personne" promosso da I. Meyerson 3 nel 1960. Vernant ebbe ad osservare 4 che les dieux helléniques sont des Puissances, non des personnes e che ciascuna di esse n'a réellement pas d'« existence pour soi », mais exclusivement par le réseau de relations qui l'unit au système divin dans son ensemble, affrancando la nozione stessa di persona 5 (quando si tratti del pensiero religioso dei Greci) da qualsiasi accezione essenzialista, propria piuttosto di altri e più recenti contesti culturali 6. Una tappa ulteriore, tra le più recenti, sono stati i due convegni organizzati a Toulouse nel 2014 sul tema della nozione di "puissance divine", dedicati proprio a Vernant in occasione del centenario della nascitai cui atti sono stati raccolti e