Culto e guerra. Contributi dell’iconografia a un’esegesi della Profezia orientata al genere, in: Irmtraud Fischer – L. Juliana Claassens – Benedetta Rossi (ed.), Profezia. La voce autorevole delle donne (original) (raw)

"Sulla vita privata dei profeti. Le donne come arnese letterario e redazionale", in Profezia. La voce autorevole delle donne (edd. Irmtraud Fischer – L. Juliana Claassens – Benedetta Rossi) (Il pozzo di Giacobbe: Trapani, 2022) 223–238

Il contributo mostra come la così detta «vita privata» dei profeti debba essere considerata una costruzione letteraria. All'interno della letteratura profetica, tale costruzione letteraria segnala uno sviluppo importante: dal profeta soggetto di profezia – il profeta, cioè, che pronuncia oracoli profetici –, al profeta oggetto di profezia. Il profeta diventa oggetto di narrazioni, riferite alla sua vicenda e alla sua persona; esse sono composte come parte integrante dei libri profetici, finendo per essere esse stesse profezia. Nel momento in cui si attua un tale slittamento nella letteratura profetica, non solo le profetesse vengono progressivamente ridimensionate o cancellate dai testi biblici, ma in aggiunta le donne vengono impiegate come arnesi letterari e redazionali, con l’obiettivo di costruire le vite private di profeti-uomini, finendo così per enfatizzare ulteriormente la loro rilevanza all’interno dei libri biblici

Personaggi femminili e rappresentazioni del conflitto bellico nell’epica romanza medievale. Comunicazione presentata alla "V Giornata Siciliana di Studi Ispanici del Mediterraneo". Sezione speciale "La donna e la guerra. Costruzione di un'identità", Catania 18-12-2014. Atti in corso di stampa

This article aims to explore the relationship between female characters and war conflict in medieval epic. In these poems like Chanson de Roland, Poema de mio Cid, Chanson de Guillaume, you can see how the progressive increasing of violence between the parties in conflict undermines, together political order, the social code in force, that excludes women from the war. Female character - who is never the warrior woman - becomes herself the instigator of the war. Especially, in the Chanson de Guillaume, the female lead, Guiborc, is decisive for the Christians’ victory over the Saracens invaders, because she does not participate directly in the war and for this reason expresses an extraordinary vis bellica.

“In figura Christi”: la violenza autoinflitta delle donne, in Dira mulier. La violenza delle donne nelle letterature del Medio Evo, a cura di F. Mosetti Casaretto, Torino, Edizioni dell’Orso, 2022, pp. 1-27.

Nell'Autunno del 1291 Angela, una penitente di Foligno, si trovava in un trivio nei pressi di Spello. A quel tempo la donna stava uscendo da un periodo oscuro, vissuto nel deserto della purificazione e del silenzio di Dio, quando, all'improvviso, uno sconosciuto entrò dentro la sua anima. Non le chiese il permesso, non le rivelò il suo nome, le disse soltanto che voleva stare con lei, perché l'amava. Del resto, si sa che per una impazienza d'amore non vi sono attesa, né buone maniere. Lo straniero usò parole dolcissime, l'abbracciò, ma tenendola legata a sé quasi con violenza, addirittura sfidandola. La voleva e basta, e lei non poteva nulla dinanzi alla forza del suo desiderio: «Tu non puoi fare nulla, né parlare, né pensare, perché io ti tengo stretta» 1. Angela, però, si ribellò allo sconosciuto, che voleva sedurla, e ne seguì un combattimento dall'esito scontato, vista la disparità delle forze in campo. Nonostante la resistenza, la situazione era già fissata, l'avvenire definito: la donna era in dominio dell'ospite, in suo potere 2. La scena che apre il Memoriale evoca la terribile notte, in cui Giacobbe si era scontrato con l'Angelo (Gn 32.23-32), ingaggiando con lui una lotta, che non aveva avuto uno spessore puramente psicologico, ma una densità reale 3. Non si era trattato di un sogno, bensì di un combattimento vero, un confronto corpo a corpo: l'anca spezzata del patriarca di Israele ne era la prova tangibile. Testo eponimo, quello di Giacobbe, di tanti racconti di lotte dei mistici con Dio e delle impronte visibili che queste avrebbero lasciato sui loro corpi, come reliquie: le ferite sulle carni di Francesco inferte da un angelo misterioso sul monte sacro della Verna, il cuore aperto di Teresa d'Avila trapassato dalla freccia d'oro di un Cherubino. La contemplazione non è un luogo di

Mistica, profezia femminile e poteri alla fine del Medioevo (Brigida e Caterina), in Il 'Liber' di Angela da Foligno e la mistica dei secoli XIII-XIV in rapporto alle nuove culture. Atti del XLV Convegno internazionale (Todi, 12-15 ottobre 2008), Spoleto 2009, pp. 485-515

Ne La gaia scienza Friedrich Nietzsche parla di « Quell'uomo folle che, accesa una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa [...] L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi. "Dove se ne è andato Dio", gridò, "Ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dove va essa ora? Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come troveremo pace noi assassini più di ogni assassino! Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino a oggi ha perso il suo sangue sotto i nostri coltelli" [...] A questo punto l'uomo folle tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori. Anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti » 1 .

Profezia. La voce autorevole delle donne (edd. Irmtraud Fischer – L. Juliana Claassens – Benedetta Rossi) (Il pozzo di Giacobbe: Trapani, 2022)

La trasmissione del volere divino nell’Antico Israele non era solo affidata a profeti uomini, ma anche a donne, le cui voci troppo spesso sono state messe a tacere o confinate in posizioni marginali. Il volume intende restituire la centralità al volto femminile della profezia biblica. Ad un’esplorazione sistematica delle voci profetiche femminili nei profeti anteriori (Gs–2Re) e posteriori (Is–Mal), si affianca un approfondimento sulla profezia nel Vicino Oriente Antico, inclusiva dal punto di vista del genere, e sull’iconografia femminile necessaria per una corretta esegesi della profezia orientata al genere. I contributi contestualizzano lo sfondo storico del fenomeno della profezia, esplorando la variegata tipologia dei ruoli di donne nei profeti anteriori: emergono volti di donne che resistono, coinvolte a diverso titolo nella politica e nell’economia. Nei profeti posteriori, particolare attenzione è dedicata all’impiego di metafore femminili e di genere, con le loro implicazioni. La riflessione si contraddistingue per un’attenzione specifica al simbolismo, alle costruzioni e agli sviluppi più recenti delle teorie di genere, che permeano i testi profetici e finanche il discorso metaforico su Dio.

Femminilità e profezia

Andrea Andretto, 2018

  1. Profezia e mediazione. «La profezia può essere considerata, senza scandalo alcuno, il ministero più alto nella Bibbia, più importante dello stesso sacerdozio. Il profeta, infatti è il mediatore per eccellenza tra cielo e terra, tra bocca di Dio e orecchio dell'uomo». 1 Nella definizione di profezia che ho colto dalla riflessione di Annalisa Guida, emerge il legame profondo che esiste tra la figura del profeta e quella del mediatore. Sappiamo tutti molto bene che il «mediatore» è colui che ha la funzione di rendere possibile e di facilitare l'incontro tra due parti che sono tra di loro, per i più svariati motivi, lontane. Ne viene dunque che il profeta non apre la bocca per dire delle cose o peggio ancora per fare delle chiacchiere; il vero profeta è colui che che ha preso chiara coscienza che la sua bocca è uno strumento posto a servizio di Dio, affinché con le parole da lui proferite ogni ascoltatore possa trovare la strada per incontrarsi e riconciliarsi con Dio stesso. Non a caso un cristiano crede che Gesù, parola definitiva di Dio, è re, sacerdote, profeta. 2 Profeta e profetessa sono dunque uomini e donne che vivono un rapporto appassionato di ricerca e allo stesso tempo di repulsione nei confronti Parola di Dio. Si pensi in modo particolare alla vicenda del profeta Giona che, in prima battuta, si rifiuta di obbedire alla parola che lo vuole profeta in Ninive. La storia di Giona, peraltro, rivela con chiarezza che 3 il profeta può anche respingere la chiamata da Dio, tuttavia è Dio stesso che non guardando a genealogia o a tradizione umane particolari, sceglie il "suo" uomo, la "sua" donna, affinché tutta la sua esistenza diventi profetica. Per il testo sacro diventerà "profetica" anche la sua ribellione di fronte alla Parola di Dio che lo invia a Ninive: questo per dire che le Scritture Sante ci presentano la figura del profeta come la storia di un uomo che vive un travagliato percorso di fede e che alla fine si abbandona e si lascia sedurre dalla missione di collaborare al progetto di Dio di salvare il suo popolo. Ne guadagniamo dunque che nessuno si rende profeta da se stesso: nemmeno se si proclama un anno di riflessione sul ruolo profetico che la vita consacrata può avere ancora oggi! Piuttosto si deve cercare di comprendere come Dio chiede oggi, alla singola coscienza cristiana, di essere un "Suo profeta", collaboratore del suo progetto di salvezza per tutti gli uomini di oggi, inseriti nei problemi vitali di un tempo che è differente da quello della profezia biblica. Da sempre infatti il profeta si sente per certi versi un uomo "fuori tempo", chiamato tuttavia a condividere tutta la compassione con la quale Dio guarda a questo lasso di storia, con le sue caratteristiche peculiari e ai suoi problemi. approfondimento dal punto 2 di vista sistematico: MOIOLI G., Cristologia. Proposta sistematica, Centro Ambrosiano, Milano 2015, pp. 138-143. Per un approfondimento dal punto di vista biblico si veda il pur sempre valido: SEGALLA G., La Cristologia del nuovo testamento, Paideia, Brescia 1985, pp. 48-63.154-155. VIGNOLO R., Un profeta tra umido e secco.

Uomini e donne nella prassi discepolare: diaconia e potere nell’unzione di Betania (Gv 12,1-8), in Annali di storia dell'esegesi 34/2 (2017), pp. 553-575.

This paper deals with the passage known as The Anointing at Bethany found in the Gospel of John 12:1-8. This pericope has been chosen as a case study to investigate if and, in case, how the gender relations can arise from the practice of diakonia through the dynamics of power. From a methodological point of view, this paper intends to integrate different categories of specific approaches. While the “gender pair” approach brings light on the narratological function of the gender relations, an attentive gaze on Jesus’ interactions with women provides a heuristic perspective to rethink the story of “the Woman Who Anointed Jesus,” specifically the Johannine version of the dinner at Bethany. As regards this point, this paper suggests that the Johannine version has had a huge part in the social memory of the proto-christian groups, and that this version of the story has been preserved and recognised as a story deserving of being transmitted across time for its importance in the communitarian life.