L'eloquenza in cattedra. La cultura letteraria nell'Università di Pavia dalle riforme teresiane alla Repubblica Italiana (1769-1805), Bologna, Cisaplino, 1997 (original) (raw)
Questo libro dimostra la crucialità dell'Ateneo pavese -del suo corpo accademico, delle sue scolaresche, dei suoi programmi di insegnamento, dei suoi istituti scientifici -negli anni di formazione e selezione di una classe dirigente nazionale, che fecero seguito ai gran fatti dell'Ottantanove francese. La bufera rivoluzionaria, le resistenze legittimiste e i contraccolpi restauratorı e poi le varie fasi del riassetto napoleonico sconvolsero il quadro, direi proprio la geografia dei gruppi intellettuali italiani. Basti pensare alle vicende esemplari di alcuni personaggi che, di questa età, si possono ben considerare protagonisti: il chimico Lauberg, già ispiratore del latomismo rivoluzionario nei primi anni Novanta, che diventa farmacista nei ruoli dell'esercito francese; il nobile arcade Labindo che si fa poeta e soldato giacobino; il giornalista milanese Salvador che corre a fiancheggiare Robespierre e poi torna come notabile giacobino nella Milano del Triennio e finisce suicida nella Parigi del fasto imperiale napoleonico; ovvero lo scultore romano Ceracchi, esiliato negli Stati Uniti, trionfalmente attivo nella Roma repubblicana, ritrattista ufficiale di Napoleone, infine giustiziato nella capitale francese per la congiura della 'macchina infernale'; fino al giovane poeta italofono di origine greca Ugo Foscolo, celebratore dell'"amica risanata" coi suoi commilitoni letterati Ceroni e Gasparinetti, che percorre l'Europa come soldato, si afferma come poeta e scrittore, insegna a Pavia, finisce nell'esilio londinese dopo oscuri percorsi nelle estreme cospirazioni dell'Italia murattiana e napoleonica che si sfaldava… Il caos della storia, come voleva Melchiorre Delfico fattosi sammarinese, oppure una romanzesca trama di vicende afferrate nei gorghi di Stati che si formavano e sformavano e ricomponevano, come genialmente Nievo ricostruirà col suo Carlino veneto, fıglio di veneziano fattosi turco, poi soldato errante cogli eserciti di Napoleone? Fu, in effetti, una fase di terribile scomposizione e ricomposizione non solo di Stati e di gruppi sociali, ma anche di personalità, e IX le peripezie acrobatiche del grande Monti ne sono l'esempio storico proverbiale, anche se non necessariamente caricaturale. Mi ha sempre turbato, di questi anni, la storia del generale Lahoz, affiliato al gruppo degli alti ufficiali legati al Pino comandante di Foscolo, dall'esercito austriaco passato a quello francese per amor d'Italia e poi per orgoglio italiano disertore dei francesi, ridotto a collegarsi cogli insorgenti marchigiani e così di nuovo legato agli austriaci e stroncato, sotto le mura di Ancona, per un colpo delle truppe del suo -in ogni senso -'fratello' Pino! Pure, come accade nelle transizioni autentiche, nel gran marasma una nuova geografia culturale e politica cominciava a delinearsi e prendevano corpo nuovi punti di incontro, luoghi dove schegge di molte deflagrazioni convergevano per comporre inedite miscele culturali, insospettabili e spesso fortunate ibridazioni politiche, momenti istituzionali attorno a cui cominciava ad aggregarsi la storia moderna degli Italiani. Pavia, l'Ateneo pavese, fu uno di questi. Lì, e in una rete di altre scuole lombarde in vario modo collegate, approdano personalità disparate, dal vecchio professor Bertola reduce dalle esperienze 'illuminate' della Napoli riformatrice, a un principe delle lettere come Monti, a un intellettuale di fulminante successo come Foscolo. Con loro, con Cuoco e Lomonaco sullo sfondo milanese, un gran numero di personalità di vaglia, e cito fra tutti quel Flaminio Massa editore di Mario Pagano, morto troppo giovane di tisi: e il Tongiorgi farebbe un gran servizio se volesse ricostruire la vicenda di questo napoletano pavese d'adozione. Quella che anni fa Sergio Moravia individuò come una sintesi di vichismo e di sensismo romagnosiano destinata -attraverso una trafila di intellettuali come Defendente Sacchi, tanto per citare uno scolaro pavese -a condizionare una linea culturale che avrà in Cattaneo il suo nome di spicco, rivela qui la complessità dei suoi profili accademici, dei suoi risvolti politici, delle sue stesse contraddizioni. In questa Pavia, e in questa Lombardia, è vero, vichismo e romagnosismo si incontrano suggestivamente: ma ciò è possibile non solo per il dato estrinseco della presenza, accanto ai Romagnosi, ai Gioia, ai Custodi, dei superstiti del Novantanove napoletano e di altri dispersi di altre tragedie, ma anche e soprattutto per tre ordini di motivi. Intanto, l'Ateneo pavese offriva ospitalità simpatetica ed omogenea ad intellettuali che non convergevano a miscelarsi ecletticamente, ma provenivano da esperienze pur spesso generazionalmente sfalsate, ma tutte collegate dal filo di una grande rete culturale di sfondo europeo, quella massonica. Poco si comprende della cultura politica italiana di questi anni, anzi della cultura italiana tout court, e comunque di questa cultura pavese, senza affaticarsi a ripercorrere gli intrichi del latomismo 'illuminato'. 3 * Nell'elenco delle biblioteche e degli archivi consultati non compare la Biblioteca Ambrosiana di Milano, la quale conserva senz'altro materiale che sarebbbe stato importante per questa ricerca. Come è noto, la Biblioteca Ambrosiana è chiusa al pubblico per opere di restauro che si protraggono ormai da lunghi anni. sche, era dunque rivolta a fornire una mera conoscenza canonica di supporto ad ogni operazione genericamente "letteraria" 13 : solo in questa chiave utilitaria di natura professionale l'insegnamento di eloquenza poteva aspirare ad una dignità universitaria.