Fortuna delle eroine d'un tempo. Da Omero a Villon (original) (raw)
2008, EUT Edizioni Università di Trieste eBooks
Fortuna delle eroine d'un tempo, da Omero a Villon* In un gruppo di manoscritti esiodei il finale della Teogonia è seguito, senza soluzione di continuità, dall'esordio di un secondo poema genealogico, le Eèe 1. Al finale della Teogonia, al catalogo delle dee unitesi con mortali, le Eèe rispondevano con le ierogamie del tipo complementare, quelle delle donne unitesi con dèi 2. Queste ultime unioni, assai più numerose delle prime, avevano generato una moltitudine di eroi: il poeta diede una sistemazione geografica e cronologica a un materiale sterminato, e lo organizzò internamente seguendo tracce genealogiche matrilineari, fino a saturare il quadro della storia eroica che precedeva la guerra di Troia 3. Le donne del catalogo realizzavano il proprio singolare significato al punto di incrocio tra due piani, uno verticale e temporale (ogni eroina è capostipite di una discendenza) e uno orizzontale e spaziale (ogni eroina è membro di una finita serie di figure). D'altra parte, completandosi la teoria delle eroine all'interno del poema, si realizzava anche una totalità all'esterno: in primo luogo perché le Eèe integravano il quadro cosmico di cui la Teogonia rappresentava la metà divina; in secondo luogo poiché le Eèe, occupando lo spazio ideale tra la Teogonia e la materia troiana, riempivano lo spazio tra 'l'ambito di Esiodo' e 'l'ambito di Omero'. Inoltre, rispetto ai poemi omerici, concentrati sulla drammaticità di una singola, continua fase del mito, le Eèe rappresentavano la tendenza ad essa complementare, e cioè quella di porre il quadro generale in cui iscrivere la parte. Per questo la struttura delle Eèe divenne più tardi modello di un'opera con pretese di completezza e sistematicità come la Biblioteca di Apollodoro. Nell'antichità, dunque, pensare alle eroine esiodee significava pensare a una pluralità varia, esauriente, e attentamente organizzata nelle relazioni con l'esterno 4 .