ARMONIE DEL BATTISTERO DI PISA (original) (raw)

UNIVERSITÀ DI PISA

La nascita vera e propria del diritto penale internazionale è rintracciabile nella Carta del Tribunale Militare Internazionale, o Carta di Norimberga 6 , con cui le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale stabilirono che i crimini contro la pace, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità costituissero per il diritto internazionale casi di responsabilità (penale) individuale. Come affermerà lo stesso Tribunale Militare in una delle sue sentenze, «crimes against international law are committed by men, not by abstract entities, and only by punishing individuals who commit such crimes can the provisions of international law be enforced» 7 . I principî della Carta di Norimberga furono applicati anche al processo avvenuto a Tokyo, la cui Carta 8 riproduce quasi pedissequamente le disposizioni di quella di Norimberga, e sono ormai considerati diritto consuetudinario, vincolante pertanto per tutti i soggetti di diritto internazionale, formando così il nucleo del diritto penale internazionale. Come è noto, in questo caso i processi furono effettivamente svolti, portando anche a condanne alla pena capitale, nonostante, anche stavolta, illustri giuristi avessero sollevato obiezioni sulla legittimità del Tribunale. Hans Kelsen, ad esempio, pur essendo favorevole ad un processo nei confronti dei nazisti contestò la composizione del Tribunale (quattro giudici scelti dalle quattro potenze vincitrici) affermando che «possono esserci pochi dubbi che una corte internazionale sia molto più adatta per questo compito che una corte nazionale civile o militare. Solo una corte costituita da un trattato internazionale del quale non solo i vincitori ma anche gli Stati sconfitti siano parti contraenti non incontrerà quelle difficoltà con cui dovrà confrontarsi una corte nazionale» 9 . A queste obiezioni rispose, tra gli altri, Arthur Lehman Goodhart, professore statunitense dell'Università di Oxford dicendo che «un 6 Charter of the International Military Tribunal, allegata a Agreement for the prosecution and punishment of the major war criminals of the European Axis

Cantari della Guerra di Pisa

2017

La battaglia di Cascina (28 luglio 1364) rimase a lungo nella coscienza storica dei Fiorentini come un’eclatante vittoria contro l’odiata, eterna rivale Pisa: ancora agli inizi del Cinquecento il gonfaloniere a vita Pier Soderini affidava a Michelangelo Buonarroti l’incarico di affrescare una parete della Sala del Maggior Consiglio, in Palazzo Vecchio, appunto con “La battaglia di Cascina”, pur se l’opera non fu mai realizzata. Chi avesse voluto leggersi il resoconto in ottave di Antonio Pucci sulla guerra tra Pisa e Firenze del 1362-64 doveva finora ricorrere all’edizione settecentesca di Ildefonso di San Luigi, che pubblicò l’opera a partire da un manoscritto strozziano (Magl. VII 1126), certamente chiaro e gradevole, ma dal testo sicuramente ammodernato. Questa nuova edizione prende invece a fondamento il ms Kirkup (oggi BNCF Nuovi Acquisti 333), un codice sempre più frequentemente riconosciuto dagli studiosi come «fondamentale per l’edizione delle opere pucciane». I sette cantari della Guerra di Pisa vi inaugurano la serie delle poesie “storiche” del Pucci, estendendo però questa volta la misura dei sirventesi alle dimensioni di una poema. Composti nel 1367, i cantari della Guerra di Pisa sono probabilmente il primo esempio in cui la forma del poema epico è utilizzata per cantare eventi della storia contemporanea, nell’intento di conferire a questi ultimi la stessa fisionomia esaltante delle imprese eroiche tramandate dalle chansons de geste.

VEIO, PIAZZA D’ARMI: LA FOSSA DEL CANE

An important discovery is presented in this paper, found during the excavations at Piazza d’Armi, Veii carried out by the Etruscology and Italic Archaeology teaching board (Rome University “La Sapienza”). In Area VII, one of the excavation areas on the plateau, a remarkable dump of ceramic material and architectural terracottas has been found. On the evidence of the Etrusco-Corinthian pottery, the bucchero ware and some sherds of Attic black figured pottery we can date the context around the second quarter of 6th century BC. Among the architectural terracottas, some fragments are attributable to two figures: a dog (with an appreciable part of its head and body preserved) and a standing man, with only a few parts of his body and drapery preserved. We hypothesize attribution of these fragments to an acroterial group, originally located on the roof of a building interpreted as a high status residence.

IL CONCETTO DI ΦΑΝΤΑΣΙΑ IN ARISTOTELE

La definizione del concetto di φαντασία 1 è sempre stata oggetto di interpretazioni tra loro contrastanti. Etimologicamente legata al verbo φαίνεσθαι, "apparire", ha mantenuto questa accezione in Platone, ma poi il significato è cambiato in maniera considerevole da Aristotele in avanti. Personaggi del calibro di Philoponos, Alessandro di Afrodisia e Tommaso d'Aquino, nel tentativo di definire in maniera sempre più precisa e allo stesso tempo comprensibile il significato di questo concetto, hanno sovrapposto le loro idee e lo spirito del loro tempo arrivando talvolta a stravolgere completamente il senso originario. Obiettivo di questo lavoro è quello di ritornare al significato più autentico del termine partendo dai testi originari (in particolare dal III libro del De Anima di Aristotele) e confrontandoli con le più significative interpretazioni offerte dagli studiosi moderni. Comincerò col mettere a confronto le definizioni che i lessici filosofici e alcuni studiosi moderni hanno messo a punto in proposito. Nei capitoli successivi tratterò del ruolo della φαντασία in rapporto al mondo animale, alla percezione, alla verità, al pensiero e alla memoria.

I PITAGORICI E LA RICERCA DELL'ARMONIA - R. BALDINI

La filosofia nasce nei territori di confine. Il confine fra popoli e culture che, come è entrato in uso dire, separa e mette in comunicazione, forma il crogiuolo da cui sorge il dubbio, la domanda, la necessità di trovare che cosa si nasconda dietro tante diversità e se sia possibile identificare una struttura basilare che permetta di superarle, una struttura armonica, ordinata e comprensibile. La zona di confine in cui la filosofia opera non è solo quella che separa i popoli, ma anche quella che separa esperienze umane diverse, discipline differenti con cui l'uomo interpreta l'Essere e ne acquisisce conoscenza e controllo. Attraverso questi confini si muove la filosofia, in un viaggio senza fine volto alla colonizzazione del reame della conoscenza, come d'altra parte suggerisce il suo nome: "Amore per la sapienza", quindi tensione verso di essa, una tensione che implica il desiderio e la ricerca. Nulla nel nome "filosofia" suggerisce il possesso di una conoscenza definitiva, a differenza di quanto succede nelle altre discipline, i cui nomi invece indicano il dominio totale di una specifica area del sapere umano. Si pensi a discipline come la biologia, cioè lo studio del vivente, la zoologia, lo studio del mondo animale, la psicologia, lo studio della psiche... La filosofia come viaggio nei territori di confine e come colonizzazione: in questa sua caratteristica essa manifesta la ragione del suo legame con Apollo, il dio che si sposta attraverso tutta la Grecia fondando templi e colonizzando nuovi territori, il dio dei nuovi inizi che, così come mostra la via ai coloni verso nuove terre attraverso regioni inesplorate, allo stesso modo mostra la via verso la sapienza, attraverso le regioni inesplorate dell'enigma e dell'ignoto 1 . Così come i coloni rendono abitabili regioni selvagge, così i filosofi rendono abitabili le regioni mentali che essi attraversano, alla ricerca dell'armonia. E' su questa base che si configura la Filosofia antica, una ricerca che si snoda nel mondo reale e nelle profondità dell'anima, una ricerca infinita poiché, come diceva Eraclito: I confini dell'anima per quanto lontano tu vada non li troverai, neanche percorrendo tutte le vie, tanto profondo è il løgoq che essa ha 2 , parole richiamate anche da uno dei più noti e importanti detti della sapienza antica, inciso a lettere d'oro sul santuario di Apollo a Delfi: Conosci te stesso. Apollo fa strada ai filosofi attraverso le regioni inesplorate dell'enigma, l'elemento più caratteristico della sapienza greca antica. L'enigma per i Greci non era un semplice indovinello o un gioco linguistico: era essenzialmente una sfida che metteva alla prova la capacità del sapiente di penetrare a fondo nella trama dell'Essere e scrutarne il cuore, superando gli inganni dei sensi e le ambiguità del linguaggio. Chi riesce nell'impresa di risolvere l'enigma ottiene la ricompensa degli dèi, ma la posta in gioco è alta: chi fallisce perde la sua natura di sapiente e -con essa -la sua stessa vita. L'enigma è però una trappola che attira il sapiente, il quale infatti non può, per sua stessa natura, sottrarsi ad essa: il nome greco per "enigma" era gr¡foq, che indica originariamente la rete da pesca e suggerisce quanto l'enigma sia un intreccio letale e insidioso, che intrappola e uccide. La rete da pesca è al centro di un noto enigma dell'antichità, citato sia da Eraclito 3 sia da Aristotele 4 : Omero, tornato ad Io, l'isola in cui era nato, vide alcuni giovani pescatori tornare a riva dopo la pesca e chiese loro se avessero preso qualcosa. I pescatori risposero: "Quelli che abbiamo preso li abbiamo gettati via, quelli che non abbiamo preso li portiamo ancora con noi". I giovani si riferivano ai pidocchi (e non ai pesci), e Omero non riuscì a risolvere l'enigma e ne morì. Enigmi erano gli oracoli di Apollo, tramite i quali il dio mostrava agli uomini la via per colonizzare nuove terre, come nel caso di Alcmeone, il matricida al quale il dio profetizzò che, a causa del suo orribile delitto, non avrebbe potuto stabilirsi su nessuna terra che già esistesse al momento in cui aveva compiuto l'empietà. Poteva sembrare una condanna senza scampo, si trattava tuttavia di un enigma che Alcmeone riuscì a risolvere: egli si stabilì nei pressi del grande fiume Acheloo, che continuamente generava nuovi isolotti dai detriti e dalla sabbia che depositava alla sua foce 5 . Come 1 Cfr. M. Detienne, Apollo con il coltello in mano, pp. 222 e ss. 2 DK 22 B 45. 3 DK 22 B 56. 4 Sui poeti, Fr. 8 in G. Colli, La sapienza greca, 7[A 11]. 5 Tucidide, La guerra del Peloponneso, 102, II, 2-6. 6 DK 22 B 93. 7 Inni orfici, Profumo di F¥siq , v. 23. 8 Versi aurei, Giamblico, Vita pitagorica, 150, 162; Diels, Arch. f. Gesch. d. Phil. III 457, in F. M. Cornford, From Religion to Philosophy, p. 206. 9 229 B-230 B. 20 Krappe suggerisce che il nome Apollo derivi dal dio di Abalo (la celtica Avalon). Cfr. E. R. Dodds, I Greci e l'irrazionale, nota 36 p. 211. 21 Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, p. 22. 22 I Buriati, ad esempio, utilizzano una freccia a cui è legato un filo rosso per richiamare l'anima del malato nel corpo, onde ottenere la guarigione. M. Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, p. 241. 23 Giamblico, Vita pitagorica, 134. 24 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VIII 21. 25 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VIII 11; Giamblico, Vita pitagorica, 140. 26 R. Bertani, Verso l'estremo mattino, pp. 21-55. 35 Vite dei filosofi, IX 23. 36 R. Baldini, L'estasi e l'enigma nel poema di Parmenide. 37 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VIII 63-67. 38 Inni orfici, Profumo di Apollo, v. 9. 39 Apollodoro, Biblioteca, I 3, 2. 40 Giamblico, Vita pitagorica, 27. 55 Aristotele, Metafisica, A 5 986a 15. 56 Vita pitagorica, 83. 57 Ivi, 84-85. 58 Ivi, 86. 59 Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, VIII 13. 60 Vita pitagorica, 109. 61 Ivi, 85. 62 Vite dei filosofi, VIII 13.

IL SITO DELLA BASILICA PETRIANA A CLASSE

2010

A partire dal 2001 l'insegnamento di Archeologia Medievale dell'Università di Bologna, sede di Ravenna, si è impegnato in una serie di progetti ed interventi di scavo presso la città abbandonata di Classe, a Sud di Ravenna 1 . La città, preceduta da alcune necropoli e ville in età imperiale, nacque nel V secolo come centro-satellite della vicina Ravenna, e in particolare come porto commerciale di quest'ultima, al momento in cui venne scelta come sede imperiale d'Occidente (Augenti 2006). L'insediamento fu cinto da mura imponenti, il cui tracciato e alcune torri sono state identificate di recente attraverso alcuni sondaggi archeologici (Lepore, Montevecchi 2009) e dotato di monumenti civili e religiosi. Una nuova campagna di indagini, avviata nel 2006, ha riportato l'attenzione su uno degli edifici religiosi più importanti della città, caratterizzato da un deposito archeologico che attraversa tutta la storia dell'insediamento, dall'età repub-blicana al tardo Medioevo: la basilica di San Severo (Augenti 2006; Augenti et al. 2007). A partire dall'ottobre del 2008 si è svolta inoltre una campagna di valutazione del deposito archeologico della basilica Petriana, il più grandi edificio di culto della città di Classe, fondata dal vescovo Pietro Crisologo (426-450). L'edificio supera per dimensioni anche la basilica vescovile di Ravenna, la basilica Ursiana (Cirelli 2008).

PISA ROMANA. LE DOMUS DI PIAZZA ANDREA DEL SARTO

2024

In piazza Andrea del Sarto a Pisa, all’esterno delle mura medievali che chiudono la celebre piazza dei Miracoli, là dove fino al XIX secolo si estendeva la campagna, sono affiorati i resti di un quartiere residenziale di età romana, con domus dotate di pregevoli apparati decorativi, del tutto analoghe a quelle presenti immediatamente al di sotto del prato di piazza del Duomo. Le une e le altre componevano dunque il vasto settore occidentale della città, che si estendeva assecondando l’ampia ansa del fiume Auser, oggi scomparso dal paesaggio urbano. La scoperta, effettuata dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa nell’ambito delle ricerche legate al Pisa Progetto Suburbio, arricchisce ora le nostre conoscenze sulla città antica, permettendoci di riflettere sui notevoli cambiamenti che la sua forma ha subito nel tempo, in risposta a processi storici di lunga durata e a profondi mutamenti ambientali.

Delle Armi dei Lancieri di Aosta

Rivista del Collegio Araldico, 2020

Studio relativo agli stemmi d'uso e di concessione del Reggimento "Lancieri di Aosta" dalla sua fondazione nel 1774 ad oggi.