Street-Level Bureaucrats e integrazione dei migranti: tra norma e implementazione Street-level Bureaucrats and integration of migrants: Between regulation and implementation (original) (raw)

Street-Level Bureaucrats e integrazione dei migranti

Sociologia del diritto, 2023

Sommario L'articolo affronta la questione di come gli street-level bureaucrats si sono adattati e hanno reagito alle difficoltà causate dai cambiamenti decisi dai policy maker nel campo delle politiche sociali e in particolare nelle politiche migratorie. Questi cambiamenti sono stati caratterizzati essenzialmente dal taglio della spesa sociale. Il tema è stato affrontato attraverso l'analisi empirica condotta con due ricerche in altrettanti contesti italiani, grazie alle quali è stato possibile effettuare un confronto ed evidenziare punti in comune e differenze degli street-level bureaucrats dei due territori.

L’immigrato, l’italiano e il burocratese

Lingue e Linguaggi, 2015

– This chapter deals with difficulties and complexity in written institutional communication. Particularly, it focuses on the obstacles that immigrants encounter in decoding institutional texts from the initial stages of integration into the host country. The right to citizenship, the right to health, to work, are achievable only if the input offered to foreign nationals is proportional to the skills needed to decode texts, especially bureaucratic ones, which are often obscure, even for native speakers. In this regard, we examine some texts directed to immigrants, to assess the readability, the effectiveness according to the skills acquired and required, to review what is expected of immigrants and how the immigration policies of Italy manage to implement to ensure the active and conscious participation of foreign nationals in public domains: work, school, health, housing, etc.

CALL FOR PAPERS: Tra il dire e il fare. Street-level bureaucracy e implementazione delle politiche sociali

Politiche Sociali, 2019

A quasi quarant’anni dalla pubblicazione di Lipsky (1980), pietra miliare nello studio della Street Level Bureaucracy, questa prospettiva continua a produrre interessanti contributi nello studio dei processi di implementazione in vari ambiti di policy. Lipsky assegna un ruolo-chiave alle figure professionali che interagiscono direttamente con i cittadini, su mandato pubblico, per l’assegnazione di benefici o sanzioni, esercitando un certo potere discrezionale. In questi quattro decenni, la prospettiva della street-level bureaucracy è stata impiegata sia nello studio che nella valutazione di organizzazioni, misure e interventi, sviluppando diverse metodologie di indagine (Kelly 1994; Maynard- Moody, Mucheno 2003; Brodkin 2008) e arricchendo la teoria di nuovi concetti e importanti precisazioni rispetto alla sua formulazione originaria (come la definizione delle tipologie di discrezionalità operativa in Ham, Hill 1986; Evans, Harris 2004; Kazepov, Barberis 2012). La rilevanza degli street-level bureaucrats e dei loro spazi di agency presenta ancora oggi un notevole interesse teorico e di ricerca, anche nell’ambito delle politiche di welfare, manifestato dai numerosi convegni e pubblicazioni e dalla crescita di studi che vi si ispirano e la sperimentano sul campo in molteplici ambiti disciplinari. Gli studi che si sono focalizzati sulla rilevanza dell’implementazione nell’ambito del processo di policy making hanno contribuito a meglio precisare la collocazione e il ruolo di queste figure, con un impatto significativo per l’analisi del welfare come contesto sempre più complesso e multilivello (Lascoume, Le Galés 2009; Hill, Varone 2017). Queste indagini evidenziano la rilevanza del contesto in cui si svolge l’implementazione e le molteplici pressioni (politiche, organizzative, normative, culturali, e così via) esercitate sugli operatori, in cui si combinano gli effetti “macro” delle trasformazioni sociali e organizzative e di cambiamenti “micro”, nelle relazioni e interazioni tra gruppi, professioni e individui, contribuendo a complicare i processi decisionali e influenzando le pratiche dei servizi e gli esiti delle politiche. Per un altro verso, emergono le potenzialità di retroazione (backward mapping) che la fase di implementazione può avere sul processo di policy making, evidenziando come le decisioni politiche possano essere influenzate da problemi ed esigenze avvertite, elaborate e trasmesse (anche) da chi opera a contatto con la cittadinanza (Rein e Rabinovitz 1978; Elmore, 1980; Mény, Thoenig, 2003). Altre significative linee di ricerca hanno approfondito la connotazione della street-level bureaucracy alla luce delle più recenti trasformazioni delle politiche pubbliche e del welfare (Dubois 2010; Brodkin, Martson 2013; Hupe, Hill, Buffat 2015). La prospettiva street-level supera definitivamente l’idea di implementazione come momento esecutivo, studiandola piuttosto come contesto e processo all’interno del quale le diverse figure che vi sono coinvolte svolgono un ruolo attivo, contribuiscono a costruire significati, definire politiche e agiscono anche politicamente. I diversi profili (incluse le competenze e le carriere professionali, le condizioni contrattuali, i percorsi formativi e i meccanismi di reclutamento) incidono su quel che accade in questa fase. Le stesse interpretazioni individuali dei contesti, delle condizioni, dei ruoli e dei compiti assegnati, le idee e le scelte valoriali contribuiscono a dare forma a ciò che il welfare è nella sua dimensione più concreta. Nonostante l’attenzione e gli sviluppi negli Stati Uniti e nel Nord Europa, in Italia solo negli ultimi anni sono rintracciabili studi e indagini che si rifanno a questa prospettiva. Eppure, per varie ragioni, tra cui la complessa articolazione legislativa, la frammentazione amministrativa e professionale e la variabilità territoriale, il sistema di welfare italiano appare particolarmente interessante da osservare dal punto di vista degli street-level bureaucrats. L’idea di questa call è di raccogliere contributi scientifici che si concentrino sull’implementazione come momento cruciale del processo di policy making, mettendo in luce il ruolo e le caratteristiche delle diverse figure che vi prendono parte, con particolare attenzione alla front-line, ai fattori e vincoli di contesto che entrano in “gioco”, alle interazioni e dinamiche organizzative, relazionali e interpretative attraverso le quali le scelte di policy si traducono in concrete misure, benefici e sanzioni, alle conseguenze che si producono sugli effetti e gli esiti delle politiche, ma anche alla possibilità di produrre pressioni e retroagire sugli stessi processi decisionali politici. Saranno considerati contributi che si focalizzano su vari settori del welfare (sociale, sanità, lavoro, istruzione...) e diverse figure professionali, e saranno privilegiati, nella selezione degli articoli, le riflessioni critiche, gli studi empirici e quelli comparativi.

Processi d’integrazione e rappresentazioni sociali tra migranti e operatori di polizia [Tr. Integration processes and social representations among migrants and police officers], in Bonifazi C. (a cura di) Migrazioni e integrazioni nell'Italia di oggi, IRPPS Monografie: pp. 321-336

"Il multiculturalismo è finito?" Questo è l'eloquente interrogativo che Maurizio Ambrosini si poneva non molti anni fa in un suo articolo nel quale registrava la presa di distanza di alcuni tra i più influenti leader politici europei dall'approccio multiculturalista nei confronti degli immigrati [2011]. Nel documentare come le dichiarate politiche di governance dell'immigrazione si discostino spesso da quelle praticate a livello nazionale e locale, egli approfondiva e ridiscuteva il concetto di "integrazione", di solito contrapposto a quello di "multiculturalismo", contestandone il soventemente dichiarato carattere oppositivo. L'integrazione, come osservato da Ambrosini [2011], è prima di tutto un processo che affonda le sue basi nelle relazioni; uno sguardo agli effettivi processi d'integrazione degli immigrati può far emergere la distanza e le differenze che sussistono tra politiche migratorie e la pluralità di pratiche attraverso cui i migranti partecipano e si inseriscono nella società italiana. Guidato da queste osservazioni, l'obiettivo del presente contributo è interrogarsi, attraverso una prospettiva socio-antropologica, sul concetto di "integrazione" partendo dalle esperienze e dalle osservazioni raccolte durante una ricerca condotta a Parma con il personale della Questura e la popolazione senegalese residente sul territorio, sul rapporto che essi intrattengono per l'espletamento delle procedure giuridico-legali. L'analisi delle narrazioni e delle "pratiche di vita quotidiana" [De Certeau 2001] saranno discussi in rapporto ad alcuni temi specifici [es. la residenza e domicilio, ...]. La rilevanza data alla dimensione esperienziale delle prassi giuridiche consentirà di indagare il rapporto tra 'dimensione legale' e 'diversità culturale', evidenziando lo iato sotteso tra le politiche migratorie e i processi d'integrazione, e lasciando intravedere allo stesso tempo forme di negoziazione delle differenze che sono alternative a un multiculturalismo normativo e istituzionale.

Alcuni Aspetti Dell’Integrazione Degli Immigrati Nella Provincia DI Napoli

Rivista italiana di economia, demografia e statistica

The aim of this paper is to examine specific aspects of immigrants’ integration in Naples, focusing attention on family and housing. The data are drawn from a 2008 sample survey on 402 foreigners coming from Less Development Countries and Central and Eastern Europe. The data collected with a structured form are analysed using multidimensional methods.

Basi informative e politiche di integrazione per gli immigrati

Stato e mercato, 2007

The credibility of numbers, or indeed of knowledge in any form, is a social and moral problem T.M. Porter, Trust in Numbers, 1995 La popolazione immigrata appare nella sua accezione di senso comune come un universo compatto e ben definito, dalle caratteristiche omogenee, e spesso nettamente distinto da quello degli «italiani». Dai tentativi di individuarne in modo puntuale gli aspetti quantitativi e qualitativi sembra tuttavia emergere uno scenario diverso. Appare, cioè, un insieme fluido e dai contorni imprecisi, le cui dimensioni e caratteristiche possono variare anche sensibilmente a seconda del criterio che si adotta per circoscriverlo. Lo stesso vale per le politiche in materia di immigrazione. La molteplicità degli attori coinvolti e una divisione spesso non chiara delle competenze, nonché la pluralità degli obiettivi e degli interventi, rendono infatti complessa la definizione dei loro confini.

Politiche pubbliche per l'integrazione degli immigrati in Europa

Si tratta di un articolo divulgativo, per indicare delle piste di metodo per curare l'implementazione delle politiche attive del lavoro, finalizzandole anche all'integrazione di immigrati. l dibattito pubblico si concentra abitualmente sugli argomenti a favore o contro l’integrazione degli immigrati e dei loro figli. Vi sono ovviamente buone ragioni per insistere sugli obiettivi delle politiche d’integrazione; in questo articolo, tuttavia, non ci concentreremo sui motivi (demografici, economici ed etici) a favore delle politiche di integrazione. Invece di ragionare sul “se” (se integrare, perché integrare, e cosi via), questo articolo si propone di ragionare sul ‘come’: come si integra? Come gli Stati europei sviluppano politiche di integrazione? Quali criteri avere in mente per rilanciare e implementare politiche di integrazione?