La violenza nella letteratura italiana (original) (raw)
Related papers
2022 - CFP "La violenza nella letteratura italiana. Forme, linguaggi e rappresentazioni" [ITA/ENG]
2022
Call for papers per il II Convegno dottorale internazionale organizzato dai dottorandi del curriculum di Italianistica del corso di dottorato in Filologia, Letteratura italiana, Linguistica dell'Università degli Studi di Firenze: "La violenza nella letteratura italiana. Forme, linguaggi e rappresentazioni" (Firenze, 19-20/05/2022). Il termine entro cui inviare le proposte è il 25 Marzo. English version below.
della morale. Uno scritto polemico, trad. it. di F. Masini, Milano, Adelphi, 1984, p. 49. 2. Ivi, pp. 78-79: «Domina qui la persuasione che la specie unicamente sussiste grazie ai sacrifici e alle opere degli antenati -e che questi devono essere ripagati loro con sacrifici e opere: si riconosce, quindi, un debito che continua a crescere costantemente per il fatto che questi avi, perpetuando la loro esistenza come spiriti possenti, non cessano di assicurare alla specie nuovi vantaggi e prestiti da parte della loro forza». 3. Ivi, p. 50. Si veda a questo proposito M. Gymnich-J. Hauthal, Memoria e body art, in AA. VV., Memoria e saperi. Percorsi transdisciplinari, a c. di E. Agazzi e V. Fortunati, Roma, Meltemi, 2007, pp. 341-358, in part. pp. 346-347: «Se una società stabilisce per i suoi membri certi tipi di modificazioni corporali, i segni lasciati sul corpo collocano l'individuo che si sottopone a tale procedura all'interno della cultura e gli stessi segni che ne derivano diventano un marchio d'identità nell'ambito della cultura in questione. Simili tracce impresse sul corpo, inoltre, situano l'individuo entro una specifica cultura della memoria: chi porta su di sé segni visibili culturalmente prescritti perpetua le tradizioni culturali e attualizza la memoria collettiva». 4. F. Nietzsche, op. cit., p. 82. Si veda a questo proposito un passaggio de I miracoli del dolore, discorso sacro di Emanuele Tesauro: «Hor questo fu il gran Miracolo dell'ingegnoso Dolore, in un caso tanto estremo […]. Questa fu la maraviglia da principio del Mondo insino a questo lagrimevolissimo Giorno mai più avvenuta, che una Idea della Fortezza divenisse Idea del Cordoglio» (in E.
Many ballads of Matteo Salvatore (Apricena, 1925-Foggia, 2005), folk-singer and popular poet from Gargano, talk about poor South in the first half of the last century, focusing especially on the condition of the subaltern classes, victims of abuse and violence by rich and powerful landowners. In the ballads analyzed in this paper, the sign of such violence turns into sung verse and into necessary words to reification of the body through the poetry. Matteo Salvatore achieves his personal creative process through timbre, wisdom of the vocal faculty, melodic writing and performance: the result is really very original, although he was illiterate.
2020
Quante vite, esperienze e profili di donne sono ancora nascoste nelle pieghe della storia? A questa domanda è difficile rispondere. Nonostante la quantità di documenti emersi grazie al pregevole lavoro della storiografia a partire dagli anni Settanta, ancora molto resta nascosto, implicito, non detto, in particolare quando si guarda allo straordinario archivio del vissuto femminile. La collana "Donne nella storia" si propone di dare voce alle vite disperse, recuperando profili biografici misconosciuti, seguendo i labili segni rappresentati talvolta soltanto da sparsi e frammentari indizi, di raccogliere testimonianze preziose per recuperare le tracce che le donne hanno lasciato nel loro esistere nel mondo, e infine di individuare i percorsi, faticosamente conquistati con lacrime e sangue, con straordinaria tenacia e consapevolezza. Ridare vita e colore a immagini sfocate, riportare al nitore le tinte sbiadite si pone come finalità prioritaria della collana, aperta a contributi di taglio interdisciplinare, in un arco cronologico di ampio respiro che sottolinei continuità e fratture, spinte in avanti e pericolosi regressi, successi e delusioni, in linea con le più attuali tendenze di ricerca degli women's studies.
Materiali di Estetica. Terza serie, 2021
Verdi's opera «Stiffelio» premiered in 1850. Due to the censorship pressure, Verdi rewrote his work and created «Aroldo». The plot of both operas is built on a conflict between the protestant pastor Stiffelio (then Aroldo) and his wife Lina (then Mina). The discovery of the affair between Lina and Raffaele (then Godvino), which is antecedent to the narration, marks the beginning of the conflict in the couple. Lina's adultery with Raffaele leads the narration to a strong dualism, opposing the male characters - who blame the sinner - to Lina, the only female figure, who constantly tries to explain her position trying to get her husband's forgiveness. The aim of this paper is to look into gender-based violence in the libretto, in order to understand Piave's position towards a plot that concerns gender oppression. Moreover, this paper might also suggest a different interpretation of the forgiveness motif, which marks both operas' finales, by a different understanding of Lina's adultery.
Retorica della violenza e violenza della retorica nella letteratura donatista,
in Cristianesimo e violenza: Gli autori cristiani di fronte a Testi biblici ‘scomodi’. XLIV Incontro di Studiosi dell’Antichità Cristiana (Roma, 5-7 maggio 2016), Institutum Patristicum Augustinianum, Roma 2018, pp. 305-321 , 2018
(EN) The surviving Donatist literature highlights an exaltation of violence, whether it be suffered, desired, sought. The endured persecution then reveals Donatist Church as the only true, while the performers of that violence, i.e. the Catholics, cannot even call themselves “Christians”. These latter must be condemned, excluded, and finally delivered to the pains of hell. Violence then appears as a rhetorical core, founding and pivotal, generally expressed by biblical words. Nevertheless, it does not seem that Donatist hierarchies would be favorable to turn this inflamed rhetoric into concrete action. Indeed, as their opponents admit, they often dissociated themselves from the aggression committed by co-religionists, sometimes even condemning them. But this inflamed rhetoric could hardly remain without effect. (ITA) Nella superstite letteratura donatista si evidenzia una esaltazione della violenza, subita, auspicata o ricercata. La persecuzione patita rivela allora la chiesa donatista quale l’unica vera, mentre gli operatori di quella violenza, i cattolici, non possono neppure dirsi “cristiani”. Costoro devono piuttosto essere condannati, esclusi, e infine consegnati alle pene infernali. La violenza diviene così nucleo retorico fondante e fondamentale, generalmente espresso attraverso le parole stesse della Scrittura. Non sembra, però, che le gerarchie donatiste siano state in linea di massima favorevoli a trasporre questi toni incandescenti sul piano dell’azione. Anzi, per ammissione dei loro stessi avversari, si sarebbero spesso dissociate dalle aggressioni compiute dai correligionari, talvolta addirittura condannandole. Ma una retorica così infiammata difficilmente poteva rimanere senza effetto.