Concettualizzazione e contestualizzazione dei beni culturali archeologici (original) (raw)

Valorizzazione del patrimonio culturale diffuso, il parco archeologico

2014

I Parchi costituiscono una sorta di laboratori in cui poter sperimentare nuove attività di valorizzazione del patrimonio culturale diffuso, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. La messa a punto di metodi di gestione integrata volti alla tutela del paesaggio e della biodiversità dei parchi vanno realizzati contestualmente alla salvaguardia dei valori culturali. Per ottimizzare la valorizzazione dei parchi sarebbe necessario elaborare anche una serie di servizi che vanno dall'organizzazione di convegni e seminari alla gestione di progetti di educazione ambientale, dalla produzione di materiale didattico-scientifico al coordinamento di campagne informative. I parchi, quindi, si qualificano come centri territoriali in grado di promuovere percorsi di partecipazione della comunità e di riqualificazione del territorio di appartenenza, in sinergia con le amministrazioni pubbliche, con le scuole, con le università, con i centri di ricerca e con le associazioni. E in questa ottica che si è impostata l'attività di valorizzazione e organizzazione del parco archeologico della Civitella, patrimonio del parco del Cilento. L'utilizzo del GIS, in questo caso, definisce una infrastruttura di dati e strumenti trasversale a tutto il lavoro, dovendo operare a scale molto diverse tra di esse.

Archeologia tra ricerca tutela e valorizzazione

Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural …, 2010

I beni archeologici sono anche una risorsa economica, ma tale definizione è insufficiente se posta in contrapposizione con il valore immateriale della cultura in sé, in mancanza del quale tutto perde valore, perché esso incide profondamente sulla qualità della vita.

Proteggere e Valorizzare: una buona pratica per i siti archeologici

2014

Bruno paGlionE rosario scaduto alBErto sposito GiorGio Faraci santina di salvo cEsarE sposito luciano ZaaMi luicjia BErEžanskytè, tiZiana caMpisi antonElla chiaZZa luiGi sansonE starliGht vattano ZEila tEsoriErE GisElla calcaGno, ilEnia di rosa irEnE Marotta MaB arquitEctura + laps architEcturE FrancEsco palaZZo SOMMARIO

Tutela e valorizzazione dei contesti storico architettonici, una falsa dialettica

Tutela e valorizzazione dei contesti storico architettonici, 2016

Tutela e valorizzazione dei contesti storico-architettonici: una falsa dialettica" Studente: NGO DINH, Le Hoa Chiara « È così che nasce il centro storico: mentre la città si articola ormai in base alla presenza dominante delle attività produttive e di scambio, la memoria diventa museo e cessa di essere memoria, poiché la memoria ha senso quando è immaginativa, ricreativa, altrimenti diventa appunto una clinica in cui mettiamo i nostri ricordi. Abbiamo ospedalizzato i nostri ricordi nel centro storico, che ha la funzione così di cronicario dei ricordi » (Cacciari M., L'avvento della metropoli in "La città", Pazzini, 2004)

Archeologia come "semiotica della realtà materiale"

Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le …, 2001

La citazione deve tener conto dello status dell'articolo scientifico online (e-print: pre-print o post-print); nel caso in cui l'articolo sia un post-print, cioè già pubblicato sul cartaceo (quindi, non Open Access), è necessario, qualora si sia consultata la versione online, citare, in una eventuale bibliografia, la versione Open Access, di cui si sia presa visione, disseminata attraverso questa rivista telematica JIIA e collegato Repository (MyOPIA Repository o Eprints Repository). La citazione dell'e-print OA deve comprendere, per la finalità di un'eventuale analisi citazionale, quindi, l'indicazione di questa testata "Journal of Intercultural and Interdisciplinary Archaeology" (JIIA) e collegato archivio digitale "Archaeological Disciplinary Repository" (ADR), detto anche MyOPIA Repository (o Eprints Repository), e deve essere comprensiva di link all'URL.

Valorizzazione e gestione integrata del patrimonio archeologico

Nata nel 2005, l'Associazione Nazionale Archeologi (ANA) conta oltre 1800 soci in tutta Italia, con sezioni e comitati regionali in quattordici regioni italiane. Lo statuto dell'Associazione si basa sul principio della democrazia partecipativa: attraverso comitati e assemblee tutti gli iscritti possono elaborare proposte e iniziative a livello regionale e nazionale, eleggere ed essere eletti rappresentanti dell'Associazione. Tutti gli organi e le cariche dell'Associazione si rinnovano periodicamente tramite elezioni democratiche. Il Congresso Fondativo si è tenuto presso l'Auditorium degli scavi di Pompei il 3 marzo 2007. Il Secondo Congresso Nazionale ha avuto sede a Roma il 20 marzo 2010, presso i Musei Capitolini, e ha visto la partecipazione di oltre cento delegati eletti, provenienti da tutta Italia. L'ANA opera per dare agli archeologi italiani piena dignità professionale, vincolando i propri soci al rispetto di un codice deontologico. Si batte per il riconoscimento di retribuzioni adeguate, tutele sociali e diritti ad ogni professionista archeologo, a prescindere dalla forma contrattuale con cui lavora. Per questo ha elaborato, in occasione del II Congresso Nazionale, un tariffario nazionale di riferimento, frutto di un confronto tra archeologi di ogni parte d'Italia. Persegue tali obiettivi monitorando bandi pubblici, incarichi privati, affidamenti e gare. Svolge inoltre attività di denuncia, promuovendo inchieste presso gli organi di comunicazione, stimolando proposte di legge, sollecitando interventi parlamentari, favorendo incontri, tavoli tecnici e osservatori presso le istituzioni locali, nazionali ed internazionali. Collabora attivamente sia con le organizzazioni sindacali che con le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro. Nel giugno del 2008 ha promosso la prima manifestazione nazionale degli Archeologi in Italia.

Il RILEVAMENTO DI REPERTI ARCHEOLOGICI

Le tematiche inerenti l'analisi di reperti archeologici occupano un importante posto nello studio della storia e delle radici culturali dei popoli. L'attività svolta dal DITAG (Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell'Ambiente e delle Geotecnologie) del Politecnico di Torino nell'ambito della valorizzazione artistico-culturale dei beni archeologici si sviluppa attraverso l'introduzione in tale campo di metodologie di indagine altamente specializzate. Il primo degli aspetti che è necessario considerare nell'effettuare il rilevamento di reperti archeologici è legato alla scelta della strumentazione più adatta, sia in termini di contenuto tecnologico che di innovazione, in modo da rendere più dinamiche alcune fasi del rilevamento. Da ultimo, si devono esaminare e definire i criteri per condurre correttamente le fasi di rilevamento e trattamento dati.

Beni archeologici: il contesto normativo dalla tutela alla valorizzazione (Napoli 2007)

A differenza di altri aspetti della normativa italiana di tutela del patrimonio culturale, la legislazione in materia di siti e beni archeologici è restata sostanzialmente immutata dalla storica Legge n. 1089/1939, anche dopo la recente "rivoluzione" messa in atto prima dal Testo Unico del 1999 e, in ultimo, dal Codice dei Beni Culturali -D.Lgs n. 42 del 2004. Questo, al di là degli indubbi aspetti positivi dell'impianto normativo, pone non pochi problemi di adeguatezza e di effettiva applicabilità di regole che hanno posto e continuano a porre problemi e scatenare "conflitti" tra le necessità di realizzazione di opere pubbliche e private -spesso assai importanti e urgenti -e l'esigenza di tutela e di studio di quanto resta del nostro passato più remoto. Non è certo un caso che l'UNESCO abbia posto (all'art. 11 della Convenzione del Patrimonio Mondiale, Parigi 1972) tra i più gravi fattori di rischio per i beni culturali le opere pubbliche, l'inquinamento, l'urbanizzazione eccessiva e perfino il turismo, avendo già adottato dal 1956 specifiche Raccomandazioni su questo spinoso tema: quella del 5 dicembre 1956 in materia di scavi archeologici, ma anche ed in special modo quella del 19 novembre 1968 sui lavori pubblici e privati che mettono in pericolo beni culturali, la quale pone soprattutto l'accento sulla conoscenza e sull'indagine preventiva, definite come "prioritarie", senza però trascurare la programmazione degli scavi, l'educazione, la sensibilizzazione, e se necessario il salvataggio e trasferimento dei beni culturali più a rischio. Analogamente ha operato il Consiglio d'Europa con la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico (Londra 1969-Malta 1992 che si occupa in particolare del problema della difficile compatibilità tra archeologia e sviluppo del territorio all'art. 5, arrivando a prevedere "la modifica dei progetti di sviluppo suscettibili di nuocere al patrimonio archeologico", e affrontando anche il tema dell'eccesso di visitatori e di sfruttamento turistico dei siti archeologici più delicati e preziosi. Pur non trattandosi di una Convenzione internazionale, non va dimenticata la recente e solenne Dichiarazione dell'UNESCO sulla distruzione intenzionale del patrimonio culturale (Parigi, 17 ottobre 2003) che raccomanda espressamente -al punto IV -il rispetto e l'attuazione in ambito nazionale delle raccomandazioni e delle convenzioni appena ricordate nell'ambito delle misure di protezione in tempo di pace, accanto ed anche ai fini della effettiva ed efficace protezione in caso di conflitto armato, di calamità naturale o altro fattore di rischio.