Rappresentazione, percezione e wayfinding. L’architettura per l’università del passato e del presente / Representation, Perception and Wayfinding. University Architecture of the Past and Present (original) (raw)
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2020
Il contributo nasce nel contesto di un più ampio studio sui rapporti tra percezione, wayfinding e rappresentazione dell'architettura. In questo articolo abbiamo sviluppato il confronto tra due architetture accomunate dalla stessa funzione come sedi di studio universitario. Si sono sperimentate metodologie qualitative e quantitative per verificare come la percezione visiva permetta di individuare alcune modalità di riconoscimento dei luoghi e di orientamento all'interno di essi. La prima architettura, il palazzo dell'Università di Genova di origini secentesche, è studiata attraverso il metodo di analisi degli spazi visibili da un punto di osservazione (isovista) con l'ausilio di un algoritmo (Grasshopper) capace di individuare l'impronta planimetrica di tali spazi e della loro trasposizione in forma tridimensionale grazie al confronto con la fotografia nodale a 360°. Il secondo esempio, la Facoltà di Architettura dell'Università di Porto costruita tra il 1985 e il 1996, è composto da un complesso di edifici che evidenzia immediatamente l'evoluzione del rapporto tra spazio di studio e fruitori. Quella che nel palazzo secentesco era la manifestazione di una gerarchia monumentale che enfatizzava le funzioni rappresentative e celava quelle private, peraltro composte in una originale formula architettonica, si trasforma, infatti, in una volontà di individuazione dei singoli elementi, grazie alla ricerca di una caratterizzazione geometrica all'interno di categorie comuni. Parole chiave percezione dell'architettura, wayfinding, università, collegi gesuiti, Alvaro Siza.
42th INTERNATIONAL CONFERENCE OF REPRESENTATION DISCIPLINES TEACHERS. CONGRESS OF UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNO. PROCEEDINGS 2020. LINGUAGGI, DISTANZE, TECNOLOGIE, 2021
Il campo di indagine del presente contributo comprende gli elementi legati all'orientamento spaziale e il loro recepimento attraverso la percezione, coinvolgendo il concetto di rappresentazione mentale con implicazioni nell'ambito del wayfinding. I soggetti studiati sono gli interni architettonici, sia nelle loro caratteristiche ideali, che favoriscono o complicano la funzione dell'orientamento, sia attraverso architetture reali, capaci di illustrare propriamente alcune di queste particolarità. Abbiamo impiegato studi e ricerche compiute nell'ambito dell'architettura e delle scienze neurocognitive applicando metodologie proprie della rappresentazione, che permettono di simulare situazioni spaziali o di evidenziare alcuni aspetti di architetture esistenti. In particolare, abbiamo osservato come le caratteristiche descritte possano essere classificate secondo due tipologie di modalità per la connessione-o la riduzione delle distanze-tra spazio e fruitore: fisica e visiva. Nel corso dello studio si è rilevato come l'immagine mentale, che coinvolge diversi aspetti neurocognitivi, può essere favorita anche da fattori fondati non esclusivamente sulla visione. Tali elementi risultano utili anche per rendere la percezione spaziale inclusiva nei confronti delle persone con disabilità sensoriali, con un'attenzione all'accessibilità non più limitata ai solo aspetti funzionali dell'architettura. Parole chiave percezione, orientamento, wayfinding, accessibilità, multisensorialità.
Spazialità e orientamento nelle architetture ipogee, tra configurazione e rappresentazione
DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality
La vastità dello sviluppo temporale e dell'articolazione funzionale dell'architettura sotterranea fornisce un'occasione per trattare il tema della percezione e dell'orientamento concentrandosi su aspetti specifici. Le costruzioni sotterranee sono slegate dalla necessità di caratterizzarsi attraverso la forma dell'involucro, ma sono anche private dei riferimenti esterni, limitando la ricostruzione degli itinerari alla sola interpretazione degli elementi interni. Lo studio, fondato anche sulle acquisizioni delle neuroscienze e delle scienze cognitive, si intreccia con i significati funzionali e metaforici rappresentati da esempi legati alle funzioni del culto e della difesa. Per il forte legame con il tema della morte, si descrive lo sviluppo delle tombe etrusche ad imitazione delle costruzioni in superficie, anche a scala urbanistica, e l'evoluzione delle cripte cristiane che documenta l'articolarsi dei percorsi devozionali. La ricorrenza dell'elemento dell'acqua è evocata dalla descrizione di un santuario dedicato ad antiche divinità pagane, come esempio di un'articolata rete di strutture analoghe diffuse in tutto il mondo. Le costruzioni difensive medievali sono rappresentate dal parzialmente perduto esempio siriano del Krac dei cavalieri, ma anche dal loro riflesso nell'architettura contemporanea rappresentata da un esempio di museo ipogeo: il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova, la cui configurazione evidenzia la funzione di custodia ed esposizione di beni preziosi insieme all'indicazione di un orientamento interno. Parole chiave Architettura ipogea, percezione, orientamento, percorsi, sotterranei Topics Accedere / comprendere / indagare / memorizzare / simulare / visualizzare Cerveteri, Necropoli della Banditaccia. Tumulo della nave (foto di G. Mazzuoli e Sailko); Cripte cristiane: galleria di Saint-Médard de Soissons (foto di J.M. Connois); Krac dei cavalieri (Siria, XII sec.) (foto di F. Spada).
U+D urbanform and design, 2020
ISSN 2384-9207_ISBN 9788894118896 Despite the potentialities that contemporary events would outline for the Interior Design, it is a fact that the Scientific Sector is nowadays suffering a contraction that should bring to an accurate reflection. Basically, there are three emerging critical aspects for the discipline: 1) the increasing distance with other subjects is straining the role of Interior Design, ever more unable to make the built architecture interface with objects; 2) actual guidelines, focused on the technological innovation, that not always hold in correct consideration the subjects with humanistic imprinting; 3) an unfavorable legislative framework that not only excludes the subject from the courses of degree in architecture, but also forces the disciplinary transmissibility exclusively to ‘learningby-doing’ methodologies. Today it seems evident for the architecture (and particularly for the interior architecture) the need of finding again an ethical-normative role and of recovering the historical lesson (nowadays enriched by micro-historical contribution). Furthermore, from a scientific point of view, it would be desirable to focus rather the integration of spatial quality and designed objects’ repertoire, as well as to consolidate the continuity between research action and didactic methodology. Examining the results of the last National Conferences of Interior Architecture, it is clearly emerging the need for an accurate reflection that gives a scientific answer to these complex issues.
Archivi e cantieri urbani, architettonici e decorativi: le declinazioni del tema
Archivi e cantieri per interpretare il patrimonio. Fonti, metodi, prospettive // Archives et chantiers pour l’interprétation du patrimoine. Sources, méthodes, mise en perspective, 2021
2.2. Archivi e cantieri di restauro architettonico e urbano 241 Archivi e cantieri di restauro, una retrospettiva sul patrimonio subalpino tra Otto e Novecento Monica Naretto 261 Teoría y práctica restauradora de Torres Balbás a través de sus intervenciones en la provincia de Jaén Milagros Palma Crespo 269 Cronaca dei lavori di restauro tra XIX e XX secolo in alcune pievi della diocesi di Ivrea Irene Balzani 275 I cantieri di restauro del Novecento per la facciata di Santa Cristina a Torino: una lettura critica degli Archivi della Soprintendenza Maria Chiara Strafella 285 La documentazione d'archivio per un grande cantiere di ampliamento [e revisione] dell'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino: il progetto globale di Giovanni Chevalley Chiara Devoti 301 L'hôtel de Galliffet, una sede di rappresentanza italiana a Parigi. Verso il programma di restauro dello scalone e della cupola Chiara Benedetti, Riccardo Giordano 309 «Domus» e la Carta di Venezia (1964-1973): cantieri e interpretazioni del restauro nella pubblicistica d'autore Giulia Beltramo 315 Le fonti audiovisive nella documentazione del cantiere di restauro Alessandra Lancellotti 321 La conservazione dell'architettura contemporanea tra archivi, istituzioni e cantieri. L'Auditorium RAI di Torino: complessità tecnica e opera d'arte di Carlo Mollino e Aldo Morbelli Andrea Minella 327 La tutela del patrimonio culturale ecclesiastico: l'analisi degli archivi amministrativi per un approccio consapevole alla manutenzione programmata Silvia Summa 335 Il cantiere di restauro nella dimensione urbana: strategie e prospettive per i centri storici Maurizio Villata 2.3. Tra fonti materiali e conservazione 343 Comprendre et conserver l'architecture médiévale, un débat épistémologique entre formalisme et fonctionnalisme Bruno Phalip 353 Le soft capping : une conservation des ruines historiques dans leur milieu ? Maryse Méchineau 359 Da monumento/documento a cantiere/archivio: il contributo dell'archeologia per il cantiere di conservazione Paolo Demeglio 367 Frammenti di intonaco tra archeologia e microscopia per programmi di valorizzazione
The unrealised architectural projects of Borromini for the princely Pamphili and Carpegna palaces in Rome have been relegated to a genre of ideal architecture on account of the grandeur of their conception and for their typological design complexity which anticipated the developments of seventeenth and eighteenth-century architecture. Rather, it can now be demonstrated that as far as questions regarding models for a "Palace of the Prince" in Renaissance practise and theory, Borromini was well aware of this long architectural tradition for high-ranking patrons-a tradition which culminated in the second half of the sixteenth century in the graphic experimentalism of the Florentine Accademia del Disegno. This article analyses two architectural projects for the Palazzo Barberini which can be related to this Florentine academic environment: the first, attributed by Wittkower to Pietro da Cortona, and the second, an allegorical drawing by Orazio Busini, still imbued with a late Renaissance schematic vision. To underline the specific importance of this academic type of architectural design in contrast to the inventiveness of Borromini's architecture, his design projects for the Palazzo Carpegna are compared to the series of ideal palaces featured in the Album of drawings of Giovanni Vincenzo Casale, secretary to the Accademia del Disegno during the period when he closely followed the models of Montorsoli. From these comparisons it will be argued that the novelty of Borromini's architectural projects for the Carpegna and the Pamphili palaces derives from the dynamic activation, interpreted in a "Brandian"-baroque meaning, of traditional academic schemes, that, once freed from the rigidly modular academic pattern, reach a harmonious fusion between interior and exterior design.
Il workshop in architettura. Un processo di apprendimento in progress
2014
Si riconosce che il workshop costituisce un modello dinamico di apprendimento, in continua evoluzione e sperimentazione, e in grado di essere costantemente riformulato per giungere a nuove e stimolanti situazioni per insegnare la pratica dell'architettura. Si tratta infatti di un modello particolarmente adatto alla ricerca di un approccio globale e coerente al progetto architettonico, dato che evita di separare gli argomenti in frammenti isolati nel processo progettuale. Riunire i gruppi di lavoro nello stesso spazio e nel tempo limitato a disposizione richiede un pensiero intenso e un ritmo di produzione che aiuta a migliorare il rapporto tra i riferimenti teorici riportabili al soggetto trattato e gli aspetti relativi all'elaborazione e alla comunicazione del progetto architettonico. "Non si può insegnare l'architettura, ma si può educare un architetto." João Batista Vilanova Artigas "[...] dovremmo parlare di letteratura, di filosofia, fin a quando uno di loro si annoia e dica: "Ma professore, non parlerà di architettura?" "Ma è di questo che sto parlando". Perché è necessario avere il coraggio di costruire qualcosa che permetta a questo discorso di essere continuato, ossia il nostro futuro nel pianeta." (1)
storia architettura restauro disegno history architecture conservation drawing
Opus . Quaderno di storia architettura restauro disegno, 2017
La tomba a due camere, datata tra il IV-III secolo a.C., è la più importante della necropoli di Derveni, posta in un punto strategico lungo la via Egnatia, poco a nord di Salonicco. Prende nome dall’archeologo greco-ottomano Theodoros Macridy Bey (1872-1940), assistente direttore del Museo imperiale ottomano di Istanbul, che la scoprì nel 1910. La tomba e il dromos antico di accesso erano coperti da un tumulo artificiale, in parte conservato, coperto dalla vegetazione. La sua architettura è di rilevanza monumentale. La facciata è marcata da semicolonne ioniche, su base attica e crepidoma, concluse da un timpano. Un breve vestibolo introduce alla camera sepolcrale attraverso un grande portale in marmo: di marmo erano anche i battenti della porta, che Macridy Bey smontò e trasportò a Istanbul, dove sono ancora oggi visibili. La struttura è in blocchi di tenera pietra locale, montati a secco. Ulteriori indagini archeologiche sono state svolte nel 1993-95. La tomba era in pessimo stato di conservazione, a causa del crollo della facciata, mentre la volta del vestibolo era in pericolo di collasso. Durante lo scavo, fu in gran parte rimosso il tumulo, ancora ben conservato, per poter intervenire sulle volte, ma purtroppo il restauro non fu iniziato. Il monumento venne quindi abbandonato, con ulteriori danni alla struttura e ai materiali. Si è reso quindi necessario un nuovo intervento per l’anastilosi, il consolidamento e la protezione della struttura, insieme alla sistemazione dei dintorni del monumento, approntato nel 2008 e realizzato tra il 2012 e il 2014 dal personale dell’Eforato dell’Antichità della regione di Salonicco, coordinato dagli autori del saggio, architetti e ingegneri. Il progetto ha puntato alla protezione del tumulo della tomba e del dromos con una nuova protezione di basso impatto ambientale e formale, per non aggravare la situazione creata dagli scavi del 1993-95. Si è inoltre reso necessario proteggere il tumulo rimanente con teli di geotessuto e assicurare la regolazione delle acque. Per quanto riguarda la tomba, sono state rimesse in sesto le volte nel vestibolo senza smontare le strutture. Il rispetto della concezione statica originaria ha spinto i progettisti ad evitare il consolidamento e il riempimento delle lacune con malta, per non alterare la costruzione interamente a secco. Per la stessa ragione, i blocchi esistenti allo stato frammentario sono stati consolidati con l’inserimento di barre in acciaio inox. Per quanto riguarda la facciata, si è scelta la strada dell’anastilosi, con la ricostruzione di alcune parti dell’ordine. Il muro ricostituito è assicurato ad una trave di acciaio inox collegata a meccanismi di dissipazione di energia appositamente studiati. La pulitura e il consolidamento delle superfici hanno infine restituito un brano di notevole estensione di pellicola pittorica, rivelando un inedito contesto cromatico. L’eliminazione del tumulo ha reso necessario proteggere la tomba con una nuova copertura di basso impatto ambientale, ma non priva di identità formale e capace di fornire nuovi punti di vista sull’opera. Il monumento ha riconquistato quindi la sua ‘internità’ senza giungere alla ricomposizione del tumulo, tecnicamente improponibile. Un elemento caratterizzante è quello relativo alla percezione della tomba e del contesto, fortemente alterata dallo scavo del 1993-95. È stato quindi restituito l’accesso antico dei visitatori, costruendo un ponte pedonale accessibile dalla via Egnatia. La considerazione dei valori percettivi del monumento viene anche dalle nuove piantumazioni, necessarie per riconnettere la tomba al suo contesto e proteggere il tumulo esistente, e dal controllo della illuminazione, che segna con discrezione l’accesso alla visita.