La scrittura e la finestra cognitiva - Autore Sconosciuto (original) (raw)

INTRODUZIONE In questo lavoro prenderemo in considerazione il concetto di finestra come metafora del processo di conoscenza, come membrana di risemiotizzazione del reale. Secondo la nostra teoria il modello cognitivo a finestra ha caratterizzato la privilegiata modalità di accesso alla conoscenza dell’uomo occidentale. Mantenendo come punto di riferimento alcune funzioni e caratteristiche della nozione di finestra e del suo correlato indispensabile, la cornice, avremo modo di tracciare una linea non retta, non ciclica, ma semmai elicoidale, che, partendo dalla nascita della scrittura, si coevolverà e ibriderà all’interno del processo evolutivo sociale, sino a giungere ai giorni nostri. Finestra e cornice sono prima di tutto oggetti fisici ed è perciò solo partendo da alcune riflessioni riguardanti il loro statuto fenomenologico che risulta possibile costruire il campo concettuale attorno al quale esse ruotano e risalire al valore epistemologico di cui sono portatrici. Se noi consideriamo una finestra vera e ne esaminiamo l’incidenza sulle condizioni della visione, ci rendiamo conto che essa tramite la cornice seleziona una parte dal tutto, inquadra lo sguardo all’interno di uno spazio circoscritto, e mediante la trasparenza del vetro consente all’atto percettivo la ricezione di un ambiente “altro”, esterno. La finestra per prima cosa ha dunque un rapporto privilegiato col vedere e con l’immagine in generale, il suo valore epistemologico è non a caso sancito dalla modernità, epoca in cui il vero risiede solamente in ciò che è possibile vedere, e la vista diventa il senso principe del controllo della realtà. Nel Rinascimento, tramite le regole matematiche e geometriche imposte dalla prospettiva, il quadro diventerà “finestra sul mondo”, esempio supremo di ύβρις dell’essere umano che da sempre ha tentato di raggiungere con la τέχνη la μίμεσις perfetta del reale. La prospettiva fu il primo grande dispositivo in grado di ordinare il visibile e rappresentarlo secondo leggi geometricamente esatte: tale scoperta porterà alla produzione di immagini sempre più fedeli al vero, ne sarà prova l’avvento della fotografia, del cinema, della televisione, e ora della realtà virtuale. Altro aspetto fondamentale proprio della finestra è quello di attualizzare la dialettica interno/esterno. Il ruolo della finestra come dispositivo cognitivo è radicato profondamente nella temperie della modernità anche e proprio per questo: in tale epoca giunge al suo pieno sviluppo la nozione di Io alla quale sono indissolubilmente legati i concetti di dentro-fuori, interiore-esteriore. Pagina stampata e costruzione prospettica presuppongono entrambe una ricezione da parte di un soggetto dalla forte individualità. Davanti al quadro rinascimentale l’uomo diventa protagonista del suo cubo scenico, spettatore del mondo, padrone delle leggi che lo governano. Il libro stampato nasce come uno strumento cognitivo la cui prima qualità è di favorire l’accesso al sapere mediante una rigorosa sistemazione degli elementi visivi della pagina. Con la stampa si afferma definitivamente la pratica della lettura solitaria e silenziosa attraverso la quale una nuova concezione di sé prende forma, lontana da quella del lettore “borbottante”1 monastico. Ciò che l’invenzione della scrittura già aveva messo in atto secoli prima ora si sviluppa a pieno: la formazione di uno spazio razionale e visivo che diviene luogo del conoscere e quindi filtro di intermediazione tra uomo e mondo. L’uomo della cultura orale non ha punto di vista perché è totalmente immerso nella sua realtà: in una società priva di scrittura non può esistere il concetto di distanza, presupposto necessario per lo svilupparsi di metodi di giudizio e di analisi. La comparsa dei primi segni grafici ha significato un passo fondamentale per la distinzione di oggetto e soggetto. Nella letteratura orale, collettiva e mitica la nozione di “autore” è inesistente, né ha importanza sapere Chi parla, poiché la vicenda narrata, nella sua autorialità derivata dal tempo e dai padri, viene accolta come un blocco monolitico, patrimonio intoccabile, uguale per tutti. La scrittura, disponendo su uno spazio visibile le parole, ne consentì l’analisi, la manipolazione, il riordinamento. Roland Barthes ha detto che la scrittura è un divorzio, infatti essa divide le idee dalle cose, l’autore dallo scritto e lo scrittore dal lettore, consentendo quella distanza necessaria alla formazione di un pensiero oggettivo. Il testo scritto, il quadro rinascimentale, la fotografia, il cinema, la televisione, il computer sono tutti dispositivi cognitivi rientranti in un generale sistema di visione, funzionanti mediante sistemi di incorniciamento, membrane che danno accesso a qualcos’altro, spazi che ricreano il senso, zone di confine capaci di imporre al processo cognitivo la rimodellizzazione in funzione di un nuovo sistema di pensiero. Queste tradizioni culturali sono dunque interfacce nel senso che trascendono il loro essere oggetti concreti, il loro stesso supporto ponendosi come pura relazione, come processo. La teoria stessa che li riguarda è una finestra, una cornice che li include in quanto cornici. Esse ibridandosi tra loro nel corso dei secoli hanno sviluppato un modo di registrare la memoria umana, di mettere in relazione spazio e tempo, di strutturare l’esperienza e di scambiare le informazioni giungendo secondo varie modalità a coesistere all’interno del mondo digitale creando un “organismo” però del tutto nuovo. Il computer, finestra multistratificata della contemporaneità, presenta un nuovo spazio di scrittura, rielabora le nozioni di interno-esterno, profondità-superfice, propone nuovi modelli di conoscenza, gioca sulle nozioni di spazio e di tempo, ma nonostante le indubbie novità apportate mantiene una linea di fondo che lo collega alle tecnologie del passato, alle forme culturali e ai linguaggi precedenti. Il percorso che noi seguiremo è dunque indice di un metodo d’analisi in grado di rispecchiare la legge di avvolgimento che integra i media uno dentro l'altro, ed è una visione attraverso la quale si può esperire la multistratificazione del mondo e che riflette la logica ipertestuale di cui parleremo a conclusione del presente lavoro.