Vico e l’Oriente (original) (raw)

Bollettino del Centro di Studi Vichiani, Year XLIII, 1-2, 2013, p. 178-190 (ISBN 978-88-6372-533-9).

Studiosi di diversa formazione e nazionalità concordano sul fatto che le riflessioni di Vico sull'umano, in particolare sul nesso tra linguaggio, pensiero, immaginazione e scrittura, e la sua ricostruzione storico-critica della genesi dei popoli offrono spunti, strumenti e categorie per approfondire temi di grande attualità, come l'individuazione dei contorni e dei limiti del pensiero occidentale, la possibilità di cogliere elementi universali o universalizzabili nell'umanità e nella sua storia, la questione della comunicazione tra culture diverse e delle vie per entrare in orizzonti culturali differenti dal proprio. In quest'ottica resta fondamentale la convinzione vichiana secondo cui ciò che esseri umani hanno realizzato, altri uomini possono comprenderlo, ma tale comprensione è possibile nella misura in cui si valutano le opere di una cultura e di un'epoca senza applicare ad essa parametri di giudizio atemporali (si consideri, tra gli altri, questo ben noto passo della sezione terza della Scienza nuova del 1744: «[…] questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i princìpi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana»: G. Vico, Scienza nuova del 1744, § 460, in Id., Opere, a cura di A. Battistini, Milano, 2007 4 , pp. 541-542). Tra gli studi dedicati a tali aspetti del pensiero vichiano apparsi negli ultimi anni è degno di grande considerazione il volume Vico e l'Oriente: Cina, Giappone, Corea, a cura di David Armando, Federico Masini e Manuela Sanna, Roma, 2008, che raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Napoli dal 10 al 12 Novembre 2005. La rilevanza di questo libro sta non soltanto nell'aver tematizzato in modo sistematico l'interesse di Vico per la storia, le lingue, le religioni dell'Estremo Oriente, che non è affatto marginale nell'edificazione di una scienza relativa alla comune natura delle nazioni messa in opera dal napoletano (cfr. la Premessa di D. Armando che apre il volume: Vico e l'Oriente, cit., pp. 15-22, in particolare p. 16), ma anche nell'aver interpellato, in una prospettiva transculturale e interdisciplinare, le posizioni e le esperienze di ricercatori di Cina, Giappone, Corea che studiano l'Opera vichiana. Ma questo volume, indagando l'interesse suscitato da Vico in Asia Orientale, offre anche l'occasione di interrogarsi su quanto della nostra storia e della nostra cultura si conosce in questi paesi e su come gli studiosi orientali dei tre paesi considerati si avvicinano a, leggono e inquadrano gli autori occidentali. Legittimamente, nella Premessa, David Armando spiega che la scelta di queste tre aree geo-politico-culturali non intende occultare tutti gli altri possibili contesti storici, culturali e linguistici evocati dal termine