Recensione di: Stefano Palmieri, Cristiani ed ebrei nell'Italia meridionale tra Antichità e Medioevo, Napoli 2021 (original) (raw)
Ho Theologos, 2020
Recensione a: G. Campagna, Messina Judaica. Ebrei, neofiti e criptogiudei in un emporio del Mediterraneo (secc. XV-XVI), ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2020, pp. 246, € 18,00 in Ho Theologos, QUADRIMESTRALE DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA «S. GIOVANNI EVANGELISTA» -PALERMO, Anno XXXVIII (2020) 2-3 , pp. 391-393
Studi Slavistici, 2020
A. Salomoni, Le ceneri di Babij Jar. L'eccidio degli ebrei di Kiev, Il Mulino, Bologna 2019, pp. 350. Nell'agosto 2015, accanto alla Piazza Rossa di Mosca, dimostranti dell'estrema destra orto-dossa russa hanno distrutto alcune opere dello scultore Vadim Abramovič Sidur esposte nel Museo "Manež". Erano un oltraggio per la sensibilità dei fedeli, ha detto il leader della protesta. L'episodio, certo non l'ultimo né il primo di una lunghissima catena di atti simili, è una buona introduzione al volume di Antonella Salomoni Le ceneri di Babij Jar, che in copertina riporta proprio un'im-magine della scultura di Sidur La formula del dolore. Vi è ben riconoscibile l'impronta dell'artista, caratterizzata da una possente stilizzazione quasi grafica, che solo a un secondo sguardo rivela una figura umana sofferente. Sidur (1924-1986) era russo, era ebreo; soldato dell'Armata Rossa, era stato orribilmente sfigurato in guerra. Dal 1950 fino all'avvento della perestrojka le sue opere non sono mai state esposte e, una volta rese accessibili al pubblico, hanno suscitato (anche) scandalo e atti van-dalici. Quale migliore sintesi per questo volume che, dedicato come già altri studi di Salomoni alla rimozione della memoria ebraica dalla storia sovietica e russa, si caratterizza anche per la riflessione e l'accurata documentazione delle forme artistiche memoriali, che, dalla letteratura alla musica alle arti grafiche e scultoree, hanno sfidato l'oblio imposto e sono riuscite, almeno in parte, a "riconqui-stare" lo spazio contaminato, secondo la celebre definizione di Martin Pollack, di Babij Jar. Il volume è diviso in sei capitoli, con un'ampia Introduzione all'evento, e un breve, particola-re, Epilogo. Nell'Introduzione la documentazione sulla strage e sui suoi prodromi è confortata da una serie di testimonianze, come quella dell'artista ucraina Irina Chorušunova, che per la qualità della scrittura e dell'impegno etico ricordano le note diaristiche di Zofia Nałkowska di fronte alla catastrofe del ghetto di Varsavia. "No-scrive Chorušunova il 2 di ottobre 1941 (la strage fu com-piuta dal 29 al 30 settembre)-, non li uccidono, li hanno già uccisi. Tutti, senza distinzione, vecchi, donne, bambini. Anche quelli che lunedì sono tornati a casa, sono stati fucilati […] Siamo costretti a crederci, visto che la fucilazione degli ebrei è un fatto. Un fatto per il quale noi tutti cominciamo a uscire di senno. Non è possibile vivere nella consapevolezza di tutto questo. […] Ma noi viviamo ancora. E non capiamo perché" (pp. 36-37). Questi e altri scritti di testimoni sembrano indicare che, mentre in Polonia, con particolare vigore nel periodo fra le due guerre, l'antisemitismo aveva innalzato dei muri quasi invalicabili fra i polacchi e gli ebrei prima che lo facessero i nazisti, nella regione di Kiev l'antisemitismo e l'indifferenza nei confronti del destino ebraico si sarebbero diffusi e radicati in particolare negli anni successivi alla pur relativamente breve, ma rovinosa, occupazione nazista (dal 19 settembre 1941 al 6 novembre 1943). "Il bolscevismo ha gradualmente indebolito gli istinti antisemiti dei popoli dell'Unione Sovietica. Dobbiamo, per così dire, ricominciare da capo": così annotava nel suo Diario, il 19 ottobre 1941, Joseph Goebbels, che di antisemitismo se ne inten-deva (p. 39).
Recensioni [Francesco Saija, Questione meridionale, religione e classi subalterne]
1978
Pochi nodi furono sciolti dal convegno tenuto a Messina e pochi nodi continuano ad essere sciolti dal volume curato da Ftancesco Saija. Tuttavia gli interrogativi posti allora sulle valenze della questione religiosa nell'ambito della più ampia questione meridionale continuano ad avere una loro incisività e validità scieniifica.