SICILIANI IN TUNISIA (original) (raw)
Mi è stato consigliato e dato da mio figlio Federico la lettura del testo: Italiani in Tunisia-Passato e presente di un'emigrazione di Gianturco Giovanna e Zaccai Claudia, edizione Angelo Guerini e Associati S.p.A.-Milano, novembre 2004. Le autrici sono due ricercatrici e l'opera è uno studio sociologico della migrazione "italiana" in Tunisia. Una volta una persona anziana u 'zzu Stefanu, pace a l'anima sua, mi raccontò che era stato emigrato in Algeria. Siciliani ve ne erano tantissimi, addirittura si arrivò a contare prima della fine del XIX secolo quasi una decina di migliaia e nella prima metà del secolo successivo a quasi 40.000. U 'zzu Stefano mi raccontò che i Siciliani erano dediti all'agricoltura, pesca e anche costruzioni di case. I Siciliani facevano i muratori, i carpentieri, falegnami, abbianchini, elettricisti, fabbri, idraulici e tutto ciò che comprendeva l'artigianato. Ricorda che si stava bene tra Algerini e Siciliani. Se non che la mania espansionistica fascista incominciò a fare ingelosire le autorità francesi. I quali iniziarono a mettere in giro delle voci su i Siciliani che erano dei "terribili assassini mafiosi" rompendo quell'armonia di convivenza tra le due etnie fin a quando, raccontava u 'zzu Stefano, sono stati costretti andare via e abbandonare ogni cosa. Alì Noureddine nel suo testo: Les étrangers et la justice pénale française à Sousse. Le cas de la "criminalità sicilienne" (1888-98) nel sostenere la tesi che il siciliano non è né violento né arretrato documentò ciò che i Francesi accusavano ai Siciliani:"criminali incalliti,irascibili, imprevedibili, violenti e molto pericolosi nella loro maggioranza gli europei della Reggenza e la popolazione tunisina accettarono questa rappresentazione negativa dell'elemento siciliano. Il luogo comune del siciliano bellicoso, armato di coltello o di revolver, che uccide per futili motivi rimase fisso nel tempo". Il pregiudizio razziale francese su i Siciliani aveva origini "italiane". Per la repressione piemontese al Regno delle Due Sicilie il potere italiano si servì delle teorie razziste di Lombrosio. E queste teorie furono il biglietto di presentazione per i Siciliani, Napoletani, Calabresi e Pugliesi che sfuggirono sia nel Mediterraneo che nelle americhe. Lombroso è stato seguito da altri teorici del razzismo: