Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta (original) (raw)

Archeostorie: Un ordinario giorno di "archeologia d'emergenza"

Questo scritto è nato per il Day of Archaeology 2014 con l’obiettivo di descrivere la giornata tipo di un archeologo che si occupa nel quotidiano di “archeologia d’emergenza”. Con tale definizione si intendono tutte quelle attività volte a tutelare il patrimonio archeologico nel corso di lavori che, andando a intaccare il sottosuolo, potrebbero mettere a rischio eventuali preesistenze archeologiche.

PARTIRE DAL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO PER INSEGNARE STORIA: UNA INDICAZIONE VINCENTE

Attualmente, il sistema educativo spagnolo sta sviluppando l'ultima fase della sua nuova riforma. Nel dicembre 2006 è stato pubblicato il regio decreto che stabilisce gli insegnamenti minimi che dovevano essere comuni a tutte le Comunità autonome che compongono lo stato spagnolo e nel corso del primo semestre del 2007 i diversi governi autonomi (regionali) hanno reso pubblici i loro nuovi curricoli. Il governo di Aragona ha pubblicato il piano di studi d'istruzione primaria nel giugno 2007 e la sua applicazione avrà inizio durante ciascun anno di ogni ciclo nel corso accademico seguente in modo che in un paio di anni entrerà in vigore nella sua totalità nell'insegnamento obbligatorio. Non è ancora il momento, quindi, per i dibattiti sul nuovo contenuto che è stato definito, ma si inizia ora un periodo di riflessione per l'elaborazione di nuovi manuali e di materiali didattici adeguati agli obiettivi, ai contenuti, ai criteri di valutazione e alle indicazioni didattiche del nuovo curricolo. In Aragona, per l'insegnamento della storia (inclusa nella materia "Conoscenza dell'Ambiente") si stabilisce, tra l'altro, un orientamento molto preciso: collegare la storia al patrimonio culturale di Aragona.

Come l’archeologia disegna i paesaggi, in C. Dal Maso, F. Ripanti (a cura di), Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta, ISBN 978-88-205-1068-8, Cisalpino Istituto Editoriale Universitario, Milano 2015, pp. 273-284.

Ho avuto la fortuna di partecipare, quand'ero ancora studente, non solo a grandi scavi, come quelli della villa di Settefinestre nei pressi di Orbetello e della Crypta Balbi a Roma, ma anche a ricognizioni archeologiche condotte in territori toscani e pugliesi. Ho così avuto l'opportunità di scoprire l'archeologia dei paesaggi, che allora muoveva i primi passi in Italia, dove si era affermata la tradizione della topografia antica, mentre era ampiamente diffusa all'estero, in particolare nei paesi anglosassoni. Un'archeologia che -lo colsi subito -aveva straordinarie potenzialità, non solo conoscitive, ma anche professionali, progettuali, civili. Percorrere ampi spazi, terreni coltivati o incolti, prati e boschi, nel silenzio della campagna, insieme ad altri compagni ( , perlustrando sistematicamente ogni campo, cogliendo tutte le tracce, anche minime, di insediamenti antichi e di un qualsiasi intervento realizzato dall'uomo nel passato, segnalato ora da frammenti di ceramica presenti in superficie, ora dalle pietre -Hai già scelto la tesi? -Sì, in Archeologia dei paesaggi. -Ma di quale periodo? -Tutti. Faccio ricognizione e studio quel che trovo. E poi cerco di capire come quel paesaggio si è trasformato nei secoli. -Pare complicato. Ma poi, a cosa serve? -A disegnare il paesaggio del futuro in continuità col passato. Archeostorie 01 -31 Volpe.indd 273 16/02/15 11:43

Gli 007 della ceramica, in C. Dal Maso, F. Ripanti (a cura di), Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta, Cisalpino Istituto Editoriale Universitario, Milano 2015, pp. 37-43

La catalogazione della Collezione Libertini, nel 1999, fu uno dei miei primi incarichi da archeologo. La raccolta era stata donata all'Università di Catania da uno dei suoi rettori, l'archeologo Guido Libertini. Toccò a me il piacere di schedare un vaso che conoscevo solo dai manuali e che, come gli altri pezzi della collezione, non era mai stato esposto al pubblico. Si trattava di una grande pisside con tracce di doratura e figure policrome dipinte a tempera in una tecnica tipica dell'ellenistica Centuripe, un'antica città di ciceroniana memoria dell'entroterra di Catania. Vi era raffigurata una scena di epaulia, la cerimonia di consegna dei doni alla sposa nel giorno successivo a quello delle nozze. Una studiosa l'aveva definita gut erhalten, ben conservata. Notai, però, che alcune parti delle figure erano state sicuramente ridipinte, perché i colori non riposavano sul caratteristico strato bianco preparatorio sovrapposto all'argilla ma direttamente su questa, chiaramente dopo che il suddetto strato era saltato. Pensai che sarebbe stato opportuno sottoporre ad analisi tutto il dipinto, ma allora non fu possibile.