Coincidenze, incidenze e persistenze tra Mura e acquedotti (original) (raw)
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Selve acquatiche, inferni infrastrutturali e mappe casuali
Genova. Guida alla Selva, 2024
Questo testo delinea in sé una mappa, quella di una Genova liquida, che si muove e che è dinamica, che affiora in superficie e che si sfuma nel buio del suo sottosuolo. Una mappa che la unisce alla Campania greco-romana, alla Madrid delle pinacoteche, alle Fiandre medievali e a quelle contemporanee, all’Averno. Senza per forza una soluzione di continuità.
Intersezioni, flussi, moltitudini
Intersezioni, flussi, moltitudini il processo eteronimico in Fernando Pessoa attraverso l'a-filosofia di Maurice Merleau-Ponty e Gilles Deleuze, 2022
Continuità e discontinuità urbana: gli Uffizi e il Corridoio Vasariano
La città è un insieme complesso, nel quale si sovrappongono e si intersecano differenti sistemi edilizi e funzionali, che interagiscono tra loro nel tempo e nello spazio, contribuendo a caratterizzare le trasformazioni degli spazi urbani. La complessità si accentua, per la particolare densità del tessuto, nei centri storici, dove la stratificazione è maggiore e si riscontra una particolare commistione di emergenze monumentali e di un tessuto storico minore, spesso rimaneggiato o parzialmente sostituito da costruzioni più recenti. Un caso esemplare di complessità urbana è costituito dal centro fiorentino e in particolare dal cuore civico della città storica, compreso tra Piazza della Signoria e il fiume, dove un dedalo di piazzette e stradine collega i principali monumenti civili, intersecandosi con gli assi stradali che prolungano il tracciato ortogonale della città romana. Lo studio di questo ambito unitario è partito dal rilevamento puntuale delle architetture, degliambienti e dei dettagli più significativi. L'integrazione delle diverse modalità di studio grafico ha evidenziato le principali caratte-ristiche architettoniche e urbanistiche del comparto. Un fattore particolare è la concentrazione di diverse logge e porticati che contribuiscono in modo abbastanza originale alla continuità della percezione urbana, lasciando sfondati visivi scenografici sulla città e sul paesaggio. Questi porticati allungati hanno Un ruolo urbano di continuità e di riconoscibilità; la loro concezione formale è un caso inconsueto nel panorama fiorentino, ricco di logge ma privo di veri portici di percorso. La presenza di un portico spesso aperto sugli spazi retrostanti, concepito come collegamento visi-vo oltre che fisico, accomuna gli Uffizie il Corridoio, e diventa l'elemento essenziale della continuità della scena urbana, oltre ad essere il fattore geometricamente riconoscibile del riordino modulare di spazi dai contornif rastagliati. Refernces G. CASTALDI, La fabbrica degli Uffìzi e il Corridoio vasariano, Firenze 1976. G.C. CATALDI, La fabbrica degli Ufflzi e il corridoio Vasa-riano, in Vasari Architetto – rilevamenti e note, Firenze 1976. F. CESATI, Le piazze di Firenze, Roma 1995. C. CONFORTI, Giorgio Vasari architetto, Milano 1993. U.DORINI, Come sorse la fabbrica degli Uffizi, Firenze 1933. G. FANELLI, Firenze, Bari 1980.
Le tracce dell’acqua: linee, reti, punti
Visibile_Invisibile. Ritratti di città: città restituite e città interpretate, 2014
Le vie dell’acqua che da Napoli proseguono fino a Miseno hanno, nel tempo, disegnato il territorio, ne hanno mutato linearmente l’aspetto, conformando il paesaggio ed intrecciando reti su di esso, sopra e sotto terra, ora visibili, ora sommerse, ora naturali, ora frutto del lavoro dell’uomo; sono segni di fenomeni di lunga durata, di grandi trasformazioni ambientali e territoriali che hanno connotato la diversa interazione tra uomo e paesaggio: in questa prospettiva appare quanto mai necessaria l’integrazione dei saperi e l’interdisciplinarietà delle azioni. L’analisi e la ricostruzione delle vie dell’acqua che da Napoli arrivano a Miseno, particolare tratto del nostro paesaggio urbano, sono l’oggetto del lavoro di ricerca che si propone di evidenziare e valorizzare la relazione qualitativa con i luoghi che abitiamo, intessuti di storia e di tecnica e legati imprescindibilmente al mare. L’itinerario di indagine segue queste vie, dalla città ai luoghi circostanti, e ne ripercorre le tracce, colmando lacune e formulando ipotesi laddove le tracce sono andate perse; si sofferma sugli elementi architettonici e archeologici definiti puntuali, quali le fontane ed i serbatoi, sugli elementi a rete, gli acquedotti, fino alla costa, ai porti di Baia e Miseno, ai fondali. Parallelamente un’analisi condotta sui manufatti rappresentativi delle emergenze archeologiche dell’area flegrea e sulle tracce che attualmente sono sommerse, sia sottoterra che sotto il mare, assume carattere parametrico e grazie alla produzione di supporti cartografici, tematici e dinamici, si propone di definire una rappresentazione chiara ed accessibile del potenziale archeologico di cui il territorio è dotato, permettendo al contempo, di comprendere e programmare i processi di intervento e di trasformazione della città e del territorio. Linee d’acqua sono rintracciabili nel sottosuolo, ma i segni, le tracce, appaiono come indicatori anche e soprattutto al di sopra della superficie urbana: architettura e scultura definiscono e disegnano punti d’acqua attraverso fontane che punteggiano l’intera area urbana e che costituiscono i nodi delle vie dell’acqua; attraverso i punti d’acqua, poi, si è in grado di ripercorrere il tracciato sotterraneo della via dell’acqua, fino a raggiungere le fonti e i serbatoi, in un percorso meta temporale che collega il centro urbano all’area flegrea, a Baia, Bacoli e Miseno, dove le epoche storiche si intrecciano e si sovrappongono, fino a ricondurci alle origini, alla fondazione della città. L’appropriarsi della città e del territorio, in questi termini, è possibile esplorandola nella dimensione del disegno: si attribuisce cioè all’immagine di quello spazio, attraverso la logica conseguenza dei metodi geometrico-descrittivi, la capacità di rievocare relazioni percettive che si stabiliscono tra osservatore e cosa osservata. La rappresentazione grafica diventa il dialogo tra le parti di questo rapporto che, attraverso il codice simbolico dei segni grafici, costruisce la struttura concreta degli spazi architettonici; il disegno, allora, non sarà più inteso come occasione intellettuale, ma come occasione di conservazione della memoria dei luoghi con forme ipotetiche che sviluppano la capacità di distinguere quelle configurazioni spaziali cancellate dal tempo e trasformate in frammenti. Quel che viene fuori dalle indagini è la rappresentazione di un’area campione del bacino del Mediterraneo, espressiva della cultura del territorio della Magna Grecia, dall’elevato potenziale archeologico e architettonico. Simbolo e tipo delle città mediterranee, quelle direttamente generate dalla civiltà greco-romana, dalla loro particolare forma di razionalità ed i cui valori estetici sono diventati nel tempo ideali condivisi dalla cultura occidentale, i caratteri architettonici costituiscono una permanenza, una costante nel panorama in continua trasformazione che sottopone i caratteri architettonici di ogni città ad un progressivo mutamento.
LA CHIESA E I LUOGHI DELL'INUTILE NELLA CITTA' CONTEMPORANEA
2020
Il testo fa parte di una ricerca poi pubblicata sulla rivista RELIGIONI E SOCIETA' n. 96/2020. In merito alla dismissione delle chiese e al conseguente utilizzo non liturgico degli spazi di culto, il dibattito europeo che è stato avviato già da diversi anni si è concentrato prioritariamente sugli aspetti storico-conservativi e sulla necessità di non disperdere il ricco patrimonio artistico e architettonico che gli edifici di culto cristiani custodiscono e rappresentano. Pur essendo condivisibile la preoccupazione di tutela, una visione che inviti a considerare le chiese principalmente in termini di beni culturali appare estremamente riduttiva. Negli edifici liturgici, infatti, viene posta in presenza una cognizione generale del mondo e della vita (Norbergh-Schulz 1984) e nelle loro forme si radunano le attese e le speranze di un popolo, superando, attraverso l'arte, la stessa dimensione artistica per collocarsi nella ricerca dei significati più profondi dell'esistenza umana e del Mistero di cui essa è inabitata. Le chiese sono organismi vivi, luoghi modificati nei secoli ed edificati in un determinato momento storico da una comunità che ha inteso imprimere nella materia i fondamenti della propria esistenza centrata nella lode al Dio trinitario e nella convergenza verso una meta condivisa del pellegrinaggio terreno. Per questo motivo tali strutture, anche quando non più di proprietà ecclesiale, né di uso liturgico, mantengono forme di eloquente apertura al Mistero che lì è stato celebrato e rappresentato. Si comprende, quindi, come l'utilizzo di tali spazi fuori da un contesto liturgico non possa essere risolto in termini meramente tecnici ed economici, pur essendo questi parametri fondamentali al loro sussistere. Soprattutto la dismissione delle chiese non può non interpellare la Chiesa-comunità sulle ragioni del proprio essere, sulla proposta spaziale che vuole manifesta nel presente, sul futuro che intende costruire, e sulle forme attraverso cui intende realizzare l'annuncio del Vangelo che gli è stato consegnato. C'è oggi da riscoprire l'imprescindibile dimensione materica necessaria alla trasmissione della fede, in quanto solo l'esperienza sensibile permette di conoscere il mondo, sé stessi e gli altri (Piaget 1973). Intendere la conversione delle chiese ad altri usi un fatto inevitabile vista la riduzione numerica dei sacerdoti e dei fedeli e, pertanto, da subire come ineluttabile e da trattare meramente in termini tecnici, significa non interrogarsi sulle modalità fisiche di presenza della Chiesa-comunità nel contemporaneo e su quanto il momento presente suggerisce e propone. Rendere ragione della speranza cristiana (1Pietro 3,15) richiede, allora, un approfondimento della lettura del fenomeno della dismissione per comprenderne il più possibile le motivazioni e, quindi, le potenzialità. Le cause del massiccio abbandono da parte di molti fedeli delle pratiche religiose che sta portando all'impossibilità di mantenere in uso tutti gli edifici liturgici e devozionali del passato sono
Intorno alle vicende di un acquedotto che il marchese d’Avola pretendeva fare
Sugarcane cultivation, once an important part of the Sicilian economy, is completelyunknown here today. Avola was involved with sugar cane farming for many centuries, and various authors have written about it. The object of our research is relative to a historic moment in the 17th century which determined the interruption of a project that would have affected the Cassibile River of the Cava Grande, now a nature reserve . The archival documents that deal with this event furnish knowledge of places and place-names, useful in understanding the history of this particular territory. Keywords: Cava Grande del Cassibile, sugarcane, Avola.
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in D. Esposito, M. Fabbri, F. Giovanetti, R. Volpe, M. Medri, E. Pallottino, R. Santangeli Valenzani, M. Zampilli (a cura di), Le Mura Aureliane nella storia di Roma. 1. Da Aureliano a Onorio (Atti del convegno, Roma, 25 marzo 2015), Roma 2017, 2017
Aquan Ducere IV, Atti del Convegno di studi Internazionale “L’acqua e la città in età romana” (Feltre, 3-4 novembre 2017). 1. La gestione dell’acqua in contesti urbanizzati in relazione alle variabili ecologiche, 2022