De lineis indivisibilibus (entry) (original) (raw)
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I visibili invisibili, 2019
Le classi multidiverse composte da visibili e invisibili sono l’integrazione di diversità spesso incomprese che non trovano un luogo, un’identità, una conservazione del proprio passato, uno spazio reale di comunicazione dove poter imparare ancora, dove poter arricchire le proprie vite di pezzi unici che uniti a esperienze pregresse danno voce al futuro. L’inclusione diventa così un paradigma pedagogico, secondo il quale l’accoglienza della differenza non è condizionata dalla disponibilità della “maggioranza” a integrare una “minoranza”, ma scaturisce dal riconoscimento del comune diritto alla diversità, una diversità che comprende la molteplicità delle situazioni personali, così che è l’eterogeneità a divenire normalità.
De ignorantia et De tolerantia (LITTERARVM VIS)
DE IGNORANTIA (23.07.2008): Longe lateque patet hominum ignorantia; quod iam inde ab antiquissimis temporibus verum esse non solum Socrates se nihil scire professus ceterique permulti et doctissimi quidem verum esse affirmaverunt, sed etiam Franciscus Petrarca et Erasmus Roterodamus, humanistarum qui dicuntur principes, haudquaquam ignoraverunt; quorum hic pulcherrima Colloquia familiaria et Laudem stultitiae conscripsit, ille libellum De ignorantia sui ipsius et multorum aliorum composuit; quae, nisi per tempus stabit, huius scholae participes et cursim legendo et apertis verbis disputando tractabunt. Ipsorum denique scholae participum erit initio decernere quemnam textuum propositorum legere velint. DE TOLERANTIA (24.07.2008): Hanc sessionem celebrantes primum in partem epistulae, quam Ioannes Lockius, praeclarus philosophus ex Anglia oriundus, de tolerantia conscripsit, incumbent quo melius intellegant quid sibi decursu temporum voluerit tolerantia; dein, quoad poterunt, de ipsa tolerantia eiusque beneficiis deque modo, quo sit colenda, libere disputent; nam praesertim hac nostra aetate et maxime in Europa tolerantiae quaestio magni momenti videtur esse, cum plurimi tam multa et terribilia item paucis abhinc annis passi sint ipsaque tolerantia propter hominum varietatem identidem in discrimen vocetur.
Il nostro pianeta è un luogo di squisita bellezza, fatto materialmente con il respiro, il sangue, e le ossa dei nostri avi. Dobbiamo riprendere la nostra antica percezione della Terra come organismo, e tornare a rispettarla. James Lovelock La teoria delle catastrofi ci insegna che i grandi cambiamenti avvengono a salti, in modo discontinuo e imprevedibile; nel Diciannovesimo secolo la scoperta della geometria sferica da parte di Bernhard Riemann ci ha aperto porte prima inimmaginabili nel percorso della conoscenza. Un evento che rivoluzionò la matematica e la topologia e che sarebbe diventato la chiave per la formalizzazione della struttura stessa dell'universo. Ancora più indietro nel tempo, secoli prima la scoperta della geometria sferica, l'uomo si accorse della curvatura della Terra; due eventi correlati che ci hanno permesso di avere nuovi strumenti, e protesi concettuali per scoprire le nostre nuove Indie; dalla concezione della cosmografia mesopotamica dove il mondo era descritto come un disco piatto galleggiante nell'oceano alle nostre mappe il salto non ha riguardato tanto il dettaglio sempre più fine della rappresentazione, quanto il passaggio dal bidimensionale al tridimensionale. Un modello a tre dimensioni contiene un numero maggiore di informazioni rispetto ad un modello a due dimensioni. D'altro canto, la quantità di informazione di cui disponiamo oggi rende il modello tridimensionale inadueguato ad una descrizione accurata della realtà, le informazioni che riguardano ogni evento sono necessariamente calate in uno spazio dove la dimensione tempo riveste grande importanza e lo spazio delle relazioni è di tipo quadridimensionale, uno spazio che può essere agevolmente descritto da un ipersfera. Di seguito, pur nella necessaria concisione di questo articolo, cercherò di approfondire il perché un modello quadridimensionale potrebbe essere più adatto alla descrizione della nostra attuale visione del mondo. Da milioni di anni, in quanto esseri viventi, siamo immersi nella biosfera secondo modalità che esulano in gran parte dalla nostra consapevolezza; aree buie della percezione, sistemi nascosti che in qualche modo influiscono sulla vita di ognuno. Quello che consideriamo mondo esterno emerge da relazioni che continuamente, noi membri della grande famiglia degli esseri viventi, instauriamo con ogni cosa visibile e invisibile. Ogni ambiente, ogni atmosfera sono prima di tutto prodotti dall'accoppiamento strutturale fra noi e il mondo. La nostra stessa coscienza è definita dal nostro interagire con il mondo e dipende solo in parte dal sistema nervoso. Noi non siamo interamente nel nostro cervello ma siamo individuati dalla relazione che si instaura fra il nostro cervello, il nostro corpo e l'ambiente in cui siamo immersi. La nostra mente non è nascosta dentro il nostro corpo ma emerge dalla dinamica con cui ci relazioniamo col mondo. La percezione è legata alle azioni del corpo, un corpo animato è un corpo partecipe allo spazio e alle cose. Secondo un approccio enattivo o esternalista alla percezione, l'esperienza è prodotta dall'integrazione fra percezione e azione, secondo tale ottica il percepire è un atto creativo che genera la realtà. La vita stessa consiste in continuo sforzo per rendere il mondo reale; attraverso la manipolazione e la rappresentazione della realtà creiamo mondi mentali che indirizziamo verso una loro fattibilità nel reale, in una possibilità di esistenza, micromondi di coerenza che come bolle di sapone si fondono o esplodono incontrandosi. Considerare la percezione come atto creativo significa porsi all'interno dell'organizzazione del mondo non solo intesi come parte in continuità fisica ma soprattutto come artefici di realtà: siamo parte del paesaggio, dell'ambiente e nell'atto di percepirlo lo trasformiamo.
abstract della tesi di laurea LUOGHI E FIGURE DELLA RIPETIZIONE, biennio specialistico in Nuove tecnologie per l'arte, l’indirizzo cinema e video dell’Accademia di Brera, pubblicato in Aa.Vv. Editing the future, editrice CASVA, Centro di alti studi sulle arti visive del Comune di Milano, 2010 . Io ho a mano a mano che designo –ecco lo splendore di avere un linguaggio. Ma ho assai più a mano a mano che non riesco a designare. La realtà è la materia prima, il linguaggio è il modo in cui vado alla ricerca – e in cui non la trovo. Eppure è proprio dal cercare e non trovare che nasce la cosa che non conoscevo, e che all’istante riconosco. Il linguaggio è il mio sforzo umano. Per destino devo andare a cercare e per destino torno a mani vuote. Però ritorno con l’indicibile. L’indicibile mi potrà essere dato solo attraverso il fallimento del mio linguaggio. Clarice Lispector
Intorno al Commentariolum Petitionis
Bollettino di studi latini, 2019
A collection of essays which explore the text from different point of views: philological, literary, philosophical, historical, political.
Il Tascabile, 2021
Storia delle comunità dimenticate, dei rifiuti sociali prodotti dalla città progressista.