L'Ecuba di Nicola Antonio Manfroce: analisi critica del manoscritto (original) (raw)

«A quel sen che l'ha nutrita». La produzione operistica di Nicola Antonio Manfroce

Nicola Antonio Manfroce e il Decennio francese a Napoli (1806-1815), 2024

Il saggio passa in rassegna le principali tappe della carriera artistica di Manfroce soffermandosi in modo particolare sui lavori prodotti per le scene nel periodo 1809–1812. Il taglio è fondamentalmente di tipo investigativo, strategia con la quale l'autore ha cercato di ottenere delle risposte credibili ai numerosi interrogativi che emergono a causa della scarsa documentazione giunta fino a noi. Ampio spazio viene destinato alla stagione romana del compositore, al contesto politico, sociale e culturale che attraversava la città in quel momento storico, e alle ragioni che hanno fatto sì che si concretizzasse il suo acclamato debutto operistico al Teatro Valle nel 1810 con «Alzira» all’età di appena diciannove anni. Si tenta inoltre di gettare luce sulla problematica esistenza di una terza opera di Manfroce – ipotesi avanzata da alcuni studiosi sulla base di affermazioni che sembrano, tuttavia, prive di riscontri concreti – e si suggerisce infine un affascinante legame tra un manoscritto custodito a Palmi e una partitura misteriosamente scomparsa. La parte conclusiva del saggio è dedicata a «Ecuba», alle ragioni legate alla genesi della tragedia lirica, agli elementi di novità presenti nella partitura, e all’impatto che la rappresentazione di quest’opera ebbe sul gusto e sulle abitudini del pubblico che era solito affollare la sala del massimo teatro partenopeo, determinando una svolta stilistica (o, quantomeno, accelerandone i tempi) che finirà nel giro di pochi anni con l’estendersi a tutti i teatri della penisola.