Musei ed esposizione di resti umani. Alcune riflessioni etiche (original) (raw)
Related papers
Esporre i resti umani. Una questione museologica tra ricerca etica e comunicazione
2014
Codice etico professionale dell'ICOM (trad, it.), 2009. Art. 2.5:"Le collezioni di resti umani o di oggetti che hanno significato sacro devono essere acquisite solo se possono essere collocate in luogo sicuro e trattate con rispetto. Ciò va fatto in conformità con gli standard professionali e con le credenze e gli interessi, se conosciuti, dei membri delle comunità, dei gruppi etnici o religiosi da cui gli oggetti provengono". doc. on line 2. 3 Ibid. art. 3.7 4 Ibid. art. 4.3 "L'esposizione di resti umani e di materiale sacro deve rispettare le norme professionali e, qualora l'origine sia nota, gli interessi e le credenze della comunità e dei gruppi etnici o religiosi da cui gli oggetti provengono. Questi ultimi devono essere esposti con il massimo riguardo e nel rispetto dei sentimenti di dignità umana propria di tutti i popoli".
Esporre i resti umani: un problema tra ricerca, etica e comunicazione. Il caso britannico.
Museologia scientifica, 2014
I musei scientifici hanno una lunga tradizione di esposizione e conservazione di resti umani, siano mummie, scheletri o preparati anatomici, che si sono dimostrati fondamentali per la ricerca scientifica. Esporre i resti umani implica però confrontarsi con diversi problemi museali, portati alla ribalta negli ultimi dieci anni in particolare dalle richieste di restituzione di resti etnografici alle culture d’origine. I resti umani, una volta esposti possono urtare la sensibilità dei visitatori, perché evocatori di vicende legate al trascorso personale, oppure perché ritenuti contrari e non rispettosi di origini, razze, religioni, etica, costumi e tradizioni. E’ quindi importante che i curatori dei musei scientifici ne riconoscano l’appartenenza oltre alla branca scientifi- ca di riferimento anche alla particolare categoria di “materiali culturalmente sensibili”, attuando una riflessione etica interna all’Istituzione, per giungere a una corretta esposizione non solo rigorosa negli aspetti scientifici, ma anche rispettosa delle diverse sensibilità. Per questo conoscere la situazione dei musei britannici, che hanno già molto dibattuto sul tema, è un utile punto di partenza e riflessione.
Le mummie di Roccapelago: il progetto di musealizzazione come modello etico e scientifico
In seno al progetto di studio che ha riguardato le mummie di Roccapelago e che tuttora prosegue, grande attenzione hanno richiesto gli aspetti legati alla valorizzazione e musealizzazione di alcune di queste, particolarmente ben conservate, assunte a simbolo di questa piccola popolazione montana. Sono stati presi in considerazione diversi piani valutativi da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna 1 , titolare della paternità scientifica dell'operazione, per permettere la piena visibilità di questo eccezionale ritrovamento; primo tra tutti il dovere etico necessario alla preservazione e presentazione di resti di questo tipo, che mai devono diventare asettici reperti da museo, decontestualizzati e lontani dalla loro reale natura. Non meno importanti sono stati gli aspetti legati alla loro conservazione: fragili per natura, le mummie necessitavano di un ambiente idoneo che evitasse la loro corruzione dovuta a pericolose variazioni microclimatiche. In ultimo, ma non meno importante, la necessità di restituire al pubblico, ai compaesani, questo tesoro, permettendo di veicolare una valida ed efficace comunicazione scientifica, comunque alla portata di tutti. La scelta progettuale effettuata dai funzionari della Soprintendenza, coadiuvati dalla consulenza degli antropologi Scientifico Didattico di Ravenna, ha permesso di sviluppare un impianto espositivo forse unico in Italia per quanto riguarda l'allestimento di mostre antropologiche. Il setting espositivo è stato individuato proprio nella cripta che per cinque secoli ha preservato questi corpi, l'ambiente è stato fin da subito preparato a ricevere nuovamente i resti, non appena si fossero concluse le essenziali operazioni di studio non invasive quali prelievi entomologici, archeobotanici, microaspirazione per liberarle da materiali alloctoni derivanti dallo scavo, prelievi di campioni ossei finalizzati alla ricostruzione del DNA antico e allo studio della paleonutrizione, in ultimo sono state oggetto di un esame autoptico non invasivo e di esami radiodiagnostici quali la TAC. Le due aperture nella parete Est della cripta, aperte fin dalla fine del 1500, sono state lasciate pervie proprio per mantenere il più possibile l'areazione naturale della cripta che ha innescato il processo di mummificazione, sono state quindi applicate solamente microretinature per evitare l'accesso di fauna e insetti 1 Nella persona del Dott. Donato Labate, responsabile del progetto mostra assieme al Prof.
Le mummie del museo universitario di Chieti: tra comunicazione, musealizzazione e rispetto
Museologia Scientifica - Memorie, 2020
Il Museo Universitario di Chieti espone nove mummie italiane di differente epoca storica e provenienti da diffe- renti siti abruzzesi. Quattro mummie (due individui femminili adulti e due infanti, uno maschio e uno femmina) furono rinvenute nel Castello de L’Aquila nel 1902. La datazione radiometrica colloca gli individui all’interno di un arco temporale compreso tra il 1499 e il 1617 d.C. I resti mummificati del “bambino Celano” (L’Aquila), in ottime condizioni, appartengono a un bambino di sesso non identificabile e di età inferiore a un anno. Le restanti quattro mummie, di individui infantili ancora avvolti in bende, sono state rinvenute nella chiesa di San Giovanni Evangelista (Sant’Eusanio Forconese, L’Aquila). Le mummie sono attualmente esposte in una sezione museale a esse dedicata, nella quale sono divulgati anche i dati scientifici ottenuti dal loro studio. Le mummie rappresentano un archivio biologico e culturale preziosissimo in quanto consentono di estrapolare informazioni antropologiche ed etnografiche non desumibili dai soli resti scheletrici. Ciononostante, i resti umani costituiscono “materiali culturalmente sensibili”, la cui esposizione deve tener conto di questioni etiche e culturali. Inoltre il quadro giu- ridico in cui rientrano i resti umani in Italia è poco chiaro e in parte lasciato alla consuetudine. Nel progettare e nell’allestire la sezione dedicata alle mummie, il Museo ha cercato di trovare un compromesso tra il dovere della comunicazione scientifica e la pietas verso i resti umani antichi. Le mummie, quindi, sono seminascoste, come a ricordare al visitatore che la visita impone al contempo consapevolezza e contegno. The mummies of the University Museum of Chieti: between communication, musealization and respect The University Museum of Chieti displays nine Italian mummies different for historical periods and archaeologica sites of Abruzzo. Four mummies (two adult female individuals and two infants, one male and one female) were found in the Castle of L’Aquila in 1902. Radiometric dating places individuals within a time interval between 1499 and 1617 AD. The mummified remains of the “Celano child” (L’Aquila), in excellent condition, belong to an infant of unidentifiable sex and less than one year old. The remaining four mummies, of childish individuals still wrapped in bandages, were found in the Church of San Giovanni Evangelista (Sant’Eusanio Forconese, L’Aquila). The mummies are currently exhibited in a museum section dedicated to them, in which the scientific data obtained from their study are also disclosed. The mummies represent a precious biological and cultural archive as they allow to extrapolate anthropological and ethnographic information that cannot be inferred from skeletal remains alone. Nonetheless, human remains are sensitive materials, the exposition of which must take into account ethical and cultural issues. Furthermore, the legal regulations con- cerning human remains in Italy are unclear and partly left to custom. In designing and setting up the section dedicated to mummies, the Museum tried to find a compromise between the duty of science communication and pietas towards ancient human remains. The mummies, therefore, are not shown off, but semi-hidden, in order to remind the visitor that the visit requires at the same time awareness and demeanour; these are the attitudes explicitly requested of the visitor.
Trattamento e restituzione del Patrimonio culturale. Oggetti, resti umani, conoscenza
Etica e Patrimonio culturale, 2021
Il primo numero della Collana accoglie gli atti dei due webinar promossi dalla Commissione per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del Cnr e organizzati dal CID Ethics nei mesi di novembre 2020 (“Etica e trattamento dei resti umani in campo archeologico. Linee guida e codici deontologici tra ricerca, documentazione, tutela e valorizzazione”) e aprile 2021 (“Restituire il patrimonio archeologico. Questioni etiche e giuridiche”). I webinar hanno riunito esperienze multidisciplinari al fine di mettere a confronto approcci metodologici e avanzamento dei lavori dei gruppi di studiosi coinvolti nella filiera della ricerca archeologica (scavo, documentazione, diagnostica, studio, edizione, valorizzazione), su due temi centrali: trattamento dei resti umani antichi e restituzione del Patrimonio archeologico. Nel volume sono inoltre raccolti i contributi di autorevoli personalità del mondo scientifico che hanno gettato le basi teoriche per lo sviluppo delle riflessioni.
Conservazione preventiva al Museo di Antropologia e Etnologia dell'Università degli Studi di Firenze
Archivio per l'antropologia e la etnologia, 2022
This is an open access, peerrev iewed ar ticle edi ted by Archivio per l'Antropologia e l a E t n o l o g i a (h t t p : / / w w w. antropologiaetnologia.it) and distributed under the terms of the Creative Commons Attribution L i c e n s e , w h i c h p e r m i t s unrestricted use, distribution, and reproduction in any medium, provided the original author and source are credited.