Diplomazia ribelle, diplomazia di guerra: Genova e Venezia durante la Grande Congiura (1485-1486) (Convegno Internazionale "Il Tirreno nel Medioevo" Amalfi, 11-13 aprile 2024) (original) (raw)
Nell’estate 1485, tra re Ferrante I di Napoli e i baroni napoletani scoppiò un conflitto, le cui motivazioni - ben esplicitate nella bolla papale «super cognitione querellarum vassallorum» - spaziavano dalle ragioni economiche a quelle feudali e militari. Papa Innocenzo VIII si pose allora come mediatore e giudice, appoggiando la causa baronale. Il pontefice, assieme ai ribelli, si impegnò, inoltre, a convincere la Repubblica di Venezia a prendere parte al conflitto. I primi tentativi furono avviati tra luglio e agosto 1485, quando l’aristocrazia napoletana, affidando l’incarico al gran siniscalco Pietro de Guevara, fece numerose offerte ai Veneziani. La Serenissima, però, non intenzionata a entrare apertamente in guerra, aiutò la fazione ribelle in maniera celata. Di fatto, quando si decise di nominare il condottiero Roberto Sanseverino, allora capitano generale dell’esercito veneziano, Gonfaloniere della Chiesa, non ci furono opposizioni. Tuttavia, i baroni e il pontefice adoperarono attentamente anche la Repubblica di Genova, che fece da intermediaria tra i ribelli e Renato II, duca di Lorena, a cui i baroni avevano offerto il trono. I Genovesi, del resto, offrirono il proprio aiuto al pontefice (egli stesso genovese), anche a causa dell’annoso conflitto con i Fiorentini (alleati di Napoli) per la contesa di alcune terre come Sarzana. In questa sede, si analizzeranno, dunque, i rapporti diplomatici intrattenuti dai congiurati con le due Repubbliche (di Ponente e di Levante) nell’ambito della ribellione passata alla storia come Grande Congiura o Congiura dei Baroni.