Polveri urbane (original) (raw)
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Obiettivo periferico, 2019
Le periferie urbane contemporanee sono luoghi sorti in un momento storico in cui la cultura progettuale ha risposto positivamente alle esigenze della società e alle politiche di interesse pubblico; luoghi che, nonostante le intenzioni, non furono concepiti per evolversi seguendo le repentine trasformazioni che hanno investito la nazione nei decenni successivi; quartieri che, oltre ad aver apportato una modifica urbana a livello dimensionale, hanno provocato cambiamenti al sistema delle relazioni sociali. Così, Periferico è quando viene meno il legame tra individui, gruppi e città; quando le persone non riescono più a considerare la città come bene pubblico e perdono il senso di appartenenza ai luoghi (Modigliani, 2016). La periferia è dove non vi è più coincidenza e legame storico tra urbs e civitas (Desideri, 2016). Partire dalla riflessione sulla concezione greca della città, non intesa come luogo fisico ma come comunità, può divenire strumento per la rigenerazione. Obiettivo periferico quindi come recupero di un pensiero politico a cui rispondano azioni urbane che abbiano come soggetti le comunità, l’identità e l’inclusione ed in cui il capitale umano sia la risorsa, in cui si rifletta sul riuso della materia urbana ed intorno alla responsabilità sociale dell’architetto, all’investimento in cultura e sullo spazio pubblico per incentivare processi economici innovativi, alla ricerca della trasformazione delle periferia in nuova centralità: Periferie come cerniere urbane.
Ai muri, nessuna infamia artistica. Di fronte al puro sogno, all'impressione non ancora analizzata, l'arte definita, l'arte effettiva è una bestemmia. Qui tutto ha la chiarezza sufficiente e la deliziosa oscurità dell'armonia. 1 Street Art: origini ed evoluzione La prima forma di Street Art è il Graffitismo, tendenza artistica che nasce a New York nel 1972, quando varie bande di giovanissimi cubani, greci, neri, portoricani tracciano lettere e incidono scritte utilizzando bombolette spray sulle fiancate dei vagoni dei treni e sui muri di vari fabbricati. L'invasione urbana di queste scritte è così rapida e massiccia che non si può non notarla, quindi già dall'anno successivo i graffiti entrano nel giro delle gallerie di Soho e nel 1979 Sol LeWitt ne istituzionalizza il carattere estetico pubblicando un libro sui graffiti della Lower East Side 2 .
2020
In Rome, we have a wide diffusion of self-organization experiences, not only related to squatting for housing purposes. Self-organization practices and processes are widespread in the cities, not only in Rome, but also in the rest of Italy and abroad. The forms of self-organization certainly reveal a great potential. First, they express a social 'protagonism' that involves important social organization skills. Secondly, they allow building social fabric and symbolic values. They also carry out a service 'for' and 'in' territories and represent today one of the few ways to reconstruct democratic conditions within a historical phase of crisis of democracy. Thus, they are actually today the places where political culture is being produced. Such politics could be defined as 'signifying' because it is able to express the emerging meanings pertinent to the social conditions of everyday life, that "magma of emerging social meanings" that Castoriadi...
2020
This article questions the link between public space and the physical features of it. The hypothesis is that in order to make effective the right to public space (borrowing the meaning of the locution from Henri Lefebvre), this latter should be dense of uses and users. The condition of density would spontaneously produce a social control on public space. Density depends upon the dimension and shape of the public space, as well as from its perceived aesthetic value. Hence, it is useful to reflect on the physical features of a public space, before urban political decisions on it are taken. For instance, not all streets are fit for becoming pedestrian: some might be too large, and hence after becoming pedestrian they could not support a critical plurality and density, and they would lose attractivity together with social control. The case study is the historical center of Turin
Ri-Vista. Research for landscape architecture, 2021
Mutamenti investono l’habitat contemporaneo, determinando una rivoluzione di comportamenti con impatti mai visti per rapidità ed intensità sulla ridefinizione di forme e funzioni dello spazio. Espressioni come ‘luogo d’incontro’ e ‘scambio sociale’ seppur generiche e prive di carattere esprimono l’esigenza di ritrovare legami tra le persone messi a dura prova da una serie di processi, alcuni di lunga durata, che sembrano minare alla radice lo spirito comunitario insito nel concetto di urbanità. In un mondo sempre più denso di esseri, cose, informazioni e immagini i territori sono modellati dalle increspature e da collisioni inedite che provocano la scomparsa degli spazi comuni della città. Nella pratica dei paesaggisti è ormai consolidata la consapevolezza che gli spazi aperti esprimono un potenziale strutturante e relazionale per l’habitat urbano; possono diventare il luogo di accadimenti possibili e la loro natura accogliente rappresenta una formidabile energia propulsiva con la q...
SPAZI SEGRETAMENTE PUBBLICI: IL PARKOUR E LE SOGLIE NELLA CITTÀ
If the publicity of the space is considered as a social process, continuously negotiated and, never completely “open”, it permits to rebuild a territoriology, focusing on subjects, acts, aesthetics and discourses that compete for their uses, between the scalar strategy of management and control and practices of re-appropriation. Some activities, enacted in “dense” contexts, without specific spaces and temporalities, become cases of study useful in order to search the modalities in which social thresholds, spatial borders, and time partitions are crossed. Between these, parkour questions space’s publicity in its feature of accessibility, and moreover it permits to read the issue of the “public” starting from another point of view: the public feature of the located knowledge created in the practice. In this paper, preliminary result of a currently underway ethnographic research, I will search to highlight how the city becomes a “secretly public” space. This definition, paradoxical in Habermasian and liberal theoretical tradition, have the analytical ability to show how knowledges those start from a specific use of the space in a bodily-based discipline, become elements the territorialize the site in which are enacted. Parkour practitioners elaborate different ways of communicating and acting the city, identifying, tracing and nominating the routes and the spots: they are thresholds that, simultaneously, makes the space visible to who is allowed, and invisible and secrets to the others.
Università di Catania | Dottorato in Progettazione e analisi urbana, 2010
L’arte, nelle sue diverse declinazioni temporali ed espressive, ha offerto innumerevoli interpretazioni dello spazio agricolo. L’artista ha costruito visioni, memorie, strutture percettive, il tutto estrapolando dallo spazio fenomenologico frammenti emozionali, selezionando precise inquadrature, attraverso un’azione volontaria che scarta, sposta, riconfigura, ricompone, modifica, racconta. Il suo lavoro è quello di svelare anticipatamente un paesaggio e di presentarlo alla collettività. Con l’opera “Le spigolatrici” (Parigi, Louvre) del 1848 di Jean-François Millet, comincia un nuovo modo di guardare la campagna. Idealizzata dalla pittura romantica e resa emozionale dai paesaggisti, questa propone, dal realismo francese in poi, una dimensione nuova che contempla gli aspetti economico, sociale e urbano. Da allora la campagna, non è più percepita come natura ideale, luogo degli avvenimenti mitologici, ma spazio della produzione agricola connessa alla città. Gli artisti si concentrano su nuovi temi iconografici: il lavoro dei campi vi è incluso. Si costruisce un nuovo linguaggio, temi diversi per un nuovo importante committente, la borghesia. La perdita del carattere “mitologico” e “ludico” dello spazio agricolo, presente nelle pitture di Giorgione e Goya, rappresenta un evento culturale. La campagna, da spazio allegorico, luogo di ninfe, di dei, di battaglie, di rivelazioni sacre, diventa fisica, rappresenta e accoglie i riti del proletariato. Nella “casa all’Estaque” (Berna, Kunstmuseum) del 1908 di Georges Braque si percepisce, attraverso il linguaggio cubista, la de-costruzione del paesaggio urbano/agricolo e la sua ricomposizione originale. Significativi sono i contributi di Herich Hecker con “primavera in Fiandre” del 1916 riconducibile all’esperienza del Brücke; i lavori di Paul Cézanne riferiti a “la Montagne Sainte-Victoire” ed in particolare la tela di Filadelfia del 1904; il “Paesaggio raggista” del 1912 (San Pietroburgo, Museo Russo) di Michail Larinov e le sperimentazioni di Kazimir Malevic, Piet Mondrian, Paul Klee e Giorgio De Chirico. Attraverso i secoli, dalle decorazioni della sala di villa Livia del I secolo d.C. (Giardino della villa di Livia, Roma, Museo Nazionale Romano) è un susseguirsi di visioni dello spazio agricolo fino alle opere pittoriche di d’Inessa (artista siciliano) che propongono un paesaggio denso di memorie, di pregnanze, di ridondanze. Acquarelli che ricompongono le esperienze di Cézanne, di Turner, di Picasso in chiave contemporanea per descrivere un paesaggio malinconico e fiabesco. Negli anni ’60 e ’70 gli artisti della Land Art, Robert Smithson, Walter de Maria, Michael Heizer, Richard Serra e altri, contribuiscono a connotare l’ambiente con un oggetto-scultura effimero e minimalista che costruisce l’identità dei luoghi. “Con la Land Art è direttamente l’ambiente, su cui interviene l’artista a divenire esso stesso una forma estetica fruibile come opera d’arte.” Il lavoro segue procedure che appartengono al fare dell’architettura: scavare, aggiungere, unire, piantare, bucare, ecc . Questa forma d’arte costituisce un contributo significativo nella lettura, percezione e costruzione del paesaggio. I nuovi materiali dell’arte sono il suolo, lo spazio, la luce, lo sguardo, la memoria: tutti elementi utili per riconfigurare lo spazio agricolo o per meglio comprenderlo. Da una visione contemplativa e visionaria all’esercizio del progetto. L’arte, anche quella letteraria, ha costruito paesaggi, determinando la configurazione dei luoghi. Pensiamo alla letteratura bucolica di Virgilio, di Petrarca. Nel XVI secolo in Spagna Garcilaso de la Vega (Toledo 1503 - Nizza 1536), poeta e guerriero, costituisce un caso emblematico. Pluma y espada riassumono la sua natura, il suo destino. Garcilaso, attraverso i suoi scritti, contribuisce a configurare il paesaggio di limite di Toledo. Suggerisce una precisa modalità insediativa relativamente all’espansione della città verso la “Fabbrica delle armi”. Tra la città storica e la nuova espansione uno spazio agricolo, reso sistemico dalle mura arabe. Le permanenze archeologiche e agricole costituiscono l’armatura organizzativa di questo spazio che mantiene per secoli la sua configurazione fino alla presa d’atto da parte della comunità di Toledo: mantenere due coni ottici privilegiati per godere della magnifica veduta del “casco historico”. “Le città invisibili” di Italo Calvino rappresentano un documento utile per comprendere il rapporto tra forma, simbolo e funzione. Le campagne urbane descritte nel capitolo “le città continue 4” permettono di ricostruire un processo di trasformazione usuale. La cancellazione della memoria, dello spazio agricolo che diventa scarto, residuo. Italo Calvino permette di cogliere l’essenza della trasformazione urbana, dello spazio limite non solo sul piano fisico ma su quello della percezione emozionale.