Il rimpatrio degli italiani e lo stallo nelle relazioni Albania-Italia (1945-1957) (original) (raw)
2017, Paolo Rago (ed.) Una pace necessaria. I rapporti italiano-albanesi nella prima fase della Guerra fredda. Editori Laterza,
Uno tra i problemi politici più delicati sorti in seguito alla seconda guerra mondiale, ritenuto particolarmente sensibile sia da Roma sia da Tirana, fu la questione del rimpatrio dei cittadini italiani rimasti in Albania. Basato su materiale archivistico conservato presso l’Archivio del ministero degli Affari Esteri albanese, la Direzione degli Archivi di Stato, il Foreign Office ed il ministero degli Affari Esteri italiano, questo articolo vuole esaminare le difficoltà che caratterizzarono il rimpatrio di quei cittadini, analizzate dal punto di vista del ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, degli intralci che tale processo causò nella normale evoluzione dei rapporti e del riesame del Trattato di pace tra Italia ed Albania. Fino ad oggi tale argomento è stato raramente affrontato nella letteratura albanese. Il tema, tuttavia, è stato studiato da Settimio Stallone nei suoi due libri Prove di diplomazia adriatica3 e Ritorno a Tirana. I due testi citati trattano essenzialmente delle reciproche relazioni diplomatiche durante i primi anni dell’instaurazione del governo comunista in Albania e dei problemi affrontati da Tirana nei suoi rapporti con l’Italia. Èancora Stallone ad aver scritto sui te- mi della Guerra fredda e delle sue implicazioni tra Italia ed Albania. Un’altra importante fonte per quel che riguarda le reciproche relazioni stabilite in questi anni, la stabilizzazione dei rapporti diplomatici, la condizione dei soldati italiani rimasti in Albania ed il loro rimpatrio, è il libro di Massimo Coltrinari dal titolo La resistenza dei militari italiani all’estero: l’Albania. Tradotto dall’originale in lingua albanese in modo piuttosto discutibile, il testo mira a colmare, grosso modo, un vuoto esistente su tale tema, poiché non solo scarsa è la bibliografia albanese ma, in generale, la questione del rimpatrio è stata finora inquadrata all’interno delle relazioni intessute dall’Albania con altri Paesi durante gli anni della Guerra fredda. Lo storico albanese Hamit Kaba tratta invece l’argomento analizzando per la prima volta il contributo dato dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) al rimpatrio dei cittadini italiani ma anche a quello di altri stranieri, in particolare di tedeschi ed ebrei. Infine, nel testo di storia nazionale pubblicato dall’Accademia delle Scienze di Tirana il rimpatrio è stato ritenuto uno dei principali problemi relativi alla stabilizzazione delle relazioni diplomatiche con l’Italia durante i primi cinque anni seguiti all’instaurazione del regime comunista. La novità del presente contributo consiste nell’analizzare il processo di rimpatrio utilizzando in modo particolare materiale archivistico albanese e provando ad evidenziare i principali problemi, osservati dall’angolazione del governo comunista di Tirana durante gli anni che vanno dal 1945 al 1957. L’analisi svolta si dipana lungo tutto questo arco temporale, in quanto tale processo ebbe inizio non appena si insediò il governo di Enver Hoxha, auto- proclamatosi «vincitore» della seconda guerra mondiale, e continuò fino al 1957, anno in cui venne ratificato il Trattato di pace tra i due Paesi, che io ritengo essere il vero momento di normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Albania e Italia. A mio parere, infatti, fino a quell’anno i reciproci rapporti non furono regolarizzati e ciò fu dovuto sia proprio alla questione dei rimpatri, rimasta aperta, sia al fatto che gli ultimi italiani presenti in Albania erano trattenuti come prigionieri, oppure posti in isolamento. Proprio in questi anni, grazie alla continua e tenace insistenza esercitata dalla legazione italiana a Tirana ma anche dal governo italiano – e più concretamente dal ministero degli Esteri nei confronti della legazione albanese di Roma attraverso lo scambio di note9 o per mezzo di incontri diplomatici10 – continuò ad essere sollecitato il rilascio del permesso di rimpatrio per gli ultimi cittadini italiani ancora presenti nel Paese, quale condizione per la normalizzazione dei rapporti diplomatici e la ratifica del Trattato di pace.