Le Candele: Rituali Magici (ediz 2024) (original) (raw)
Related papers
Demonologia Vedica (ediz agg 2024)
Prima di vedere gli aspetti distruttori di Kali e Shiva, un breve accenno alla "demonologia" vedica. Nell'India antica l'energia negativa è incarnata già nei Veda negli Asura, termine che originariamente significava "signore potente, dio". Asura è soprattutto il potere di creare e provocare le creazioni a mezzo della forza magica e dell'illusione delle esistenze. E, poiché di questo potere si servono anche i nemici degli Dei e degli uomini, generando illusorie immagini della loro forza, nella storia religiosa posteriore il termine Asura venne ad indentificare i demoni, portatori di un mondo di tenebre che si oppone al mondo di luce. Spesso il potere demoniaco è rappresentato da esseri personali o neutri, designanti il rischio e le conseguenze del rischio. I demoni hanno aspetto misto, in composizioni teriomorfiche orrifiche, in forme antropomorfiche, nelle quali le strutture umane vengono confuse, capovolte, annullate nella loro armonia funzionale (demoni a tre teste o senza testa, senza gambe e dita), quasi ad indicare il riaffiorare di uno stato di caos, di indiscriminazione, di opposizione all'ordine. Gli Asura, nel valore demoniaco, sono l'illusione magica trascinante, il potere taumaturgico nefasto, la felicità inesistente perché non sostanziale. Raksas sono gli spiriti del male in genere, Pishaca sono i lemuri che divorano la carne dei cadaveri, Yathudhamas sono i demoni che intervengono nel rito sacrificale rendendolo vano ed inefficace, ma anche gli ispiratori degli stregoni. Arbudi è il Signore del campo di battaglia che sparge la morte. Vrta è il mitico drago serpente che impedisce alla pioggia di scendere e che Indra (*) uccide. I demoni portano morte e malattie, disonestà, violenza; tormentano in particolar modo le partorienti, le giovani spose, inaridiscono le forze vitali, la vegetazione. E perciò il fedele per difendersi da loro si affida alle potenze divine e luminose, ad Agni, distruttore igneo dei demoni, ad Indra, a Soma: "Oh Indra e Soma, bruciate il demone, reprimetelo...
Commentaria Classica , 2019
«Come a candelier candelo». Chiara d'Assisi e la Luce del mondo ROSA MARIA LUCIFORA 1. La chiara luce di Chiara Sarà oggetto del mio discorso l'annuncio profetico che Ortolana, prossima a partorire Chiara, ode da una voce misteriosa, mentre prega dinanzi al Cro-cifisso. La sceneggiatura ripete quella di episodi cruciali nella vita di France-sco o di Chiara stessa, che udranno la voce del Signore, come, un tempo, altri 'pastori' 1. Per l'esattezza, essa sarebbe senza errore definita 'incubatoria', in base alla sequenza di bisogno / preghiera in contesto ecclesiale / teofania, che rivela la conformità ad uno schema culturale, nel quale usualmente la civiltà classica e poi quella cristiana acquisiscono profezie, visioni, e altri segni pro-lettici del futuro, provenienti dal Cielo e, dunque, assolutamente 'credibili' 2. Non c'è dubbio, ovviamente, che si tratti di travestimenti letterari, eredi di quelli delle convenzioni del mondo classico e, per altro, della Bibbia, impostisi fin dalle origini per i potenziali edificanti dei quali erano latori. Nella fattispe-cie, l'oraculum prenatale, da lungo tempo e in varie forme codificato per gli inlustres viri, è ricorsivo nelle biografie dei Santi 3 : il Cristianesimo lo aveva ben presto adottato, ma, introducendo un'importante novità, ai viri inlustres aveva aggiunto le inlustres mulieres 4. Il fatidico messaggio è riferito così nella Bolla di Canonizzazione: his et quamplurimis aliis operibus et miraculis haec venerabilis virgo resplenduit glo-riosis, ut evidenter appareat adimpletum id quod de ipsa mater eius, dum esset ___________ 1 Alludo nel titolo a Par. XI,15. Per la voce del Signore udita da Francesco, cfr. Ce-lan. Op. Mirac. 2,5-6; Bonav. L. M. 2,1-3 (vd. Leonardi 2013, 246-247); Leg. 21; per Chiara Proc. II a , 69-72; III a , 55-59; IX a , 4-16: a sua volta, Paolo aveva udito la voce di Dio (At. 9,4-5; 22,7; 26,14, etc.) sull'esempio di Mosè, Giosuè, David ed altri personag-gi biblici. 2 Cfr. Moreira 2000, 3-23. per «sources and methods» della visio nella più antica Agiografia. Per la continuità delle pratiche incubatorie tra Antichità e Cristianesimo, vd. Canetti 2010. 3 Cfr. Lucifora 2008, per la sostanziale uniformità con la quale i messaggi sovran-naturali vanno interpretati, in base a un complesso simbolistico costante, qual che sia il canale attraverso il quale essi pervengono. Della continuità sulle sceneggiature di annuncio prenatale discuto ancora in Lucifora 2019. 4 Per l'annuncio prenatale, cfr. Lanzoni 1927; Giannarelli 1989; cfr. et Maraval 1971, 25-27, per l'innovatività della sua presenza nell'Agiografia femminile.
Il Libro Segreto delle Arti Magiche
La magia è la più antica religione praticata dalla razza umana. Le sue origini sono talmente arcaiche che gli odierni adepti sono in grado di riconoscere aspetti ritualistici, così come ancora oggi sono realizzati, nei graffiti e nei dipinti rupestri di grotte abitate dall'uomo venticinquemila anni or sono; mentre si tramanda che testimonianze ancora più remote siano state ereditate da alcune – per quanto poche – congreghe magiche contemporanee. Tracce e frammenti di amuleti stregoneschi o di strumenti magici sono stati dissepolti da tumuli risalenti a più di centomila anni or sono. La tradizione tramanda che i nostri antichi progenitori adorassero divinità come la Dea o Grande Madre e il Dio Cornuto, in floride e popolose città il cui nome è dimenticato da migliaia di anni, e in terre ricche di maestose verdeggianti montagne e dorate pianure inghiottite dalle acque molte ere fa. Ciò malgrado, in questi luoghi, città e foreste hanno vissuto, lavorato, danzato e sorriso uomini e donne, l'eredità del cui sangue ancora scorre nelle nostre vene.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, era partita dalla terra natale seguendo Teseo, ch'essa aveva aiutato a uscire dal labirinto, dopo aver ucciso il Minotauro; ma nell'isola di Nasso, l'eroe ateniese abbandonò la fanciulla mentre era immersa nel sonno. Il poeta descrive la sventurata eroina, appena desta dal sonno, che va stordita e pazza per quell'isola sconosciuta; e dallo stordimento, appena sente l'orribile realtà dell'abbandono e del tradimento, passa all'urlo, all'invettiva vana e disperata lanciata per i flutti impassabili e sordi. E finalmente viene il grido angoscioso e disperato: "Che ne sarà di me?" mentre intorno incombe un mostruoso silenzio di solitudine marina. "Che ne sarà di me?" ripete disperatamente Arianna. Ed ecco subitaneo, assordante, lo scoppio del corteo bacchico, che rimbomba frenetico per tutta la spiaggia. Arianna viene quindi portata via dal Dio e assunta in cielo tra le costellazioni boreali. Sopra le ignote arene errava Arianna, impazzita, dove l'ondata batte la sponda dell'isola Dia. Desta dal sonno, un velo di tunica intorno le svola: e nudi i piedi e sciolte le bionde chiome. "Teseo crudele!" ai flutti, che non udivano, urlava: e un gran pianto rigava le tenere guance innocenti. Gridava e piangeva: ma il grido e il pianto le davano grazia; il pianto non aveva alterato il volto suo bello. Battea, battea con le palme il morbidissimo seno. "Lo spergiuro è fuggito", diceva, "E di me che sarà?" Diceva "E di me che sarà?" Ah! Scoppia per tutta la spiaggia un suon di cembali e timpani percossi da mani furenti. Ella cade atterrita; né più profferisce parola. Esangue era il suo corpo come corpo di morta. Eccole, le Baccanti, cosparsi i capelli sul dorso: eccoli, i lievi Satiri, che in folla precedono il Dio. Oh sul curvo asinello ecco il vecchio ecco l'ebbro Sileno, che barcolla e si aggrappa alla criniera, e via dietro alle Baccanti: ed esse via scappano e tornano, e quello da' da' con la canna alla bestia, il cavaliere maldestro, finché fa un capitombolo giù dall'orecchiuto asinello. Gridano i satiri: "O Padre, su, levati levati, su!" Eccolo il Dio! Dal carro che avea coronato di grappoli, il dio le tigri aggiogate guidava con redini d'oro. Teseo, calore, voce, tutto perdè la fanciulla; tre volte ella tenta la