O. Lanzarini, Forme astratte e architetture organiche alla XII Triennale di Milano del 1960. L’allestimento di Carlo Scarpa per Frank Lloyd Wright, in Spazi astratti. Interferenze tra architettura e arti a Milano 1945-1970, a cura di A. Viati Navone, L. Tedeschi, S. Setti, Milano, 2024, pp. 138-150 (original) (raw)
Per la XII edizione della Triennale del 1960, Carlo Scarpa viene incaricato di allestire la mostra commemorativa di Frank Lloyd Wright, scomparso l’anno precedente. Nonostante i materiali da esporre siano soprattutto riproduzioni di disegni, l’architetto riesce a costruire uno spazio di eccezionale eloquenza grazie al magistrale impiego di velari, che definiscono astratte sequenze di volumi. Volumi che sembrano portare, a scala architettonica, composizioni certamente familiari a Scarpa, come ad esempio le “costruzioni lineari” Naum Gabo e soprattutto le “superfici sviluppabili” di Anton Pevsner. A rivelare quale sia il suo debito nei confronti dell’arte astratta nella costruzione dell’allestimento milanese sono soprattutto i disegni di studio, dove i riferimenti all’opera di Mondrian, Calder, Lucio Fontana diventano concreti. Una consuetudine per l’architetto, che trova nel fruttuoso sodalizio con le arti la chiave per sviluppare ogni suo processo creativo.
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Electa, Milano, 2024
A partire da affondi teorici sulle definizioni di “spazio” e di “arte astratta”, la raccolta di saggi intende indagare le relazioni fra l’architettura e le arti nel periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni Settanta entro lo scenario storico della città di Milano. Le prerogative dell’astrattismo stimolano aperture progettuali e possibilità spaziali sia mediate dalla bidimensionalità della tela o dello schermo cinematografico, sia reali nel loro concretizzarsi in forme tangibili ed esperibili con il corpo. Nascono così spazialità inedite, che si affermano nella città, nell’interno domestico, nei luoghi della mobilità e della cultura come musei e gallerie, e che inducono nuovi modi di percepire ed esperire lo spazio architettonico e urbano. Sotto osservazione lenticolare sono posti la genesi costitutiva di alcune opere per discernere le molteplici forme dell’“arte di astrarre”, la rete delle collaborazioni fra architetti, artisti, operatori visuali e designer oltre a quella geografia di traiettorie che ha coinvolto su più piani il “laboratorio” milanese.
L’article vise à analyser les fragments de mosaïque pariétale du baptistère de San Giovanni alle Fonti à Milan. Le mécène de cette décoration est l’évêque Laurence (fin Ve-début VIe s.). L’étude ne permet pas la reconstruction iconographique de la décoration en mosaïque, mais seulement une analyse technique sur la modalité de mise en œuvre et sur les matériaux employés. On arrive à connaître quelles parties de l’édifice étaient décorées avec la mosaïque, quelles étaient les couleurs principales et surtout quels gestes ont été accomplis par les mosaïstes et quels matériaux ont été utilisés. L’analyse archéométrique des tesselles et des mortiers permet de comprendre les logiques de production et d’approvisionnement des matériaux. The aim of the article is to analyze the wall mosaic fragments of the Baptistery of S. Giovanni at Milan. The patron of this decoration is Bishop Lawrence (late 5th-early 6th c.). This study didn’t allow the reconstruction of the iconography, but provided information about the technique and the choice of materials. It is possible to know what parts of the building were decorated with mosaics, which colors were used, and especially what gestures were executed by the mosaics and what materials were used. The archaeometric analysis of tesserae and mortar allowed to understand the logic of the production and the supply of materials.
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