Archeologia è caccia (original) (raw)
2023, Cozza F., 2023, Archeologia è caccia, in «Dialoghi Mediterranei», n. 60, pp. 384-389.
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Il Tevere e Roma. Alla riscoperta del rapporto storico tra le vie d’acqua e le città UNESCO, 2022
Il Centro Storico di Roma è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale nel 1980; successivamente, nel 19901, un accordo tra Santa Sede e Stato italiano amplia l’area includendo, all’interno delle Mura Aureliane, anche i beni extraterritoriali di proprietà pontificia, vale a dire la Città del Vaticano e la basilica di S. Paolo fuori le Mura. Un’area transnazionale, quindi, altamente diversificata e stratificata, che comprende numerose aree archeologiche indissolubilmente connesse con il tessuto urbano attuale dove le vestigia antiche e il verde sono indissolubilmente legati. Roma, d’altra parte, è riconosciuta quale città più verde d’Europa, con un’estensione e varietà del verde che rappresenta il 67% del territorio comunale; il verde pubblico all’interno del tessuto urbano è composto da parchi urbani, ville storiche, giardini pubblici e aree verdi di arredo per un totale di 3.932 ettari. In quest’ottica, negli ultimi anni, sono stati realizzati alcuni significativi interventi che hanno avuto come obiettivo primario non solo la conservazione e la valorizzazione dei siti e del patrimonio materiale e immateriale ma anche aggiornamenti per una nuova valorizzazione dell’area monumentale, per una nuova tutela del patrimonio storico.
Prendiamo lo spunto, lanciato dalla rivista EX-NOVO per provare ad articolare una riflessione sul mondo della ricerca archeologica e del lavoro nel settore dei BBCC dal punto di vista di chi sta provando a rimanere in questo gioco con tutte le proprie forze. (pubblicato su www.dinamopress.it - Luglio 2018)
Ameno, Percorsi di conoscenza, 2004
Le ricerche archeologiche condotte sistematicamente nella frazione di Lortallo tra il 1915 e il 1938 hanno messo in luce una delle più importanti necropoli degli inizi della prima Età del Ferro nell'ambito della Cultura di Golasecca. Il territorio di Ameno ha però restituito numerose altre testimonianze del popolamento antico del Cusio, che vanno dalla media età del Bronzo al periodo romano imperiale. L'importanza del sito di Ameno in età preistorica e protostorica si comprende facilmente se si considerano la conformazione del territorio e la sua posizione. Il fertile e salubre terrazzo su cui si estende il territorio comunale oltre ad offrire terreni adatti alle colture e al pascolo consentiva il controllo di un punto strategico di una importante via di transito. La presenza su di un versante del lago, comodo accesso all'Ossola e ai passi alpini, dall'altro della valle dell'Agogna, ne faceva infatti un punto di passaggio obbligato. Quello della valle dell'Agogna fu un itinerario terrestre attivo dalla più antica preistoria, probabilmente più adatto alla transumanza delle mandrie di animali dalla pianura novarese ai monti piuttosto che allo scambio di merci, che preferivano invece la via d'acqua del Ticino. In età romana fu ripreso e potenziato con la costruzione di una strada da Novaria all'Ossola, come testimoniano i numerosi ritrovamenti romani che ne costeggiano il tragitto più probabile. Non si possono d'altro canto dimenticare i sentieri che agevolmente potevano condurre dal Cusio al Verbano, che in età preistorica costituiva col Ticino e il Po la più importante via commerciale tra l'Adriatico e le Alpi.
Articolo di archeologia industriale. Descrive l'interesse per l'igiene delle industrie che deve essere sempre presente in chi si avvicini alle vestigia delle manifatture.
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in M.T. Giannotta, F. Gabellone, A. Dell'Aglio (a cura di), Fruizione di contesti archeologici inaccessibili. Il progetto MARTA Racconta, Lecce 2014, pp. 211-218