Della morte non puoi parlare, o della gioia (original) (raw)
Credi di sapere che è possibile morire. Poi, un giorno, la morte arriva. Che cosa sai adesso? Sai cos’è la morte? Che sciocchezza, non credi? C’è qualcos’altro. Per esempio: cos’è la gioia? Ah, che grande scoperta. Poche pagine per quello che non è la morte. Eppure, è la morte, quando bagliori distolgono dalla vita. Eppure, questi bagliori sono la vita. Poche pagine, ci sei tu. Essendo la scrittura del sé, quella che parla di un altro. Essendo la morte l’unica narrazione di sé stessi. Poche pagine per la tristezza che passa le giornate con te, silenziosa, educata, composta seduta al tavolo della cucina, rimette tutto in ordine, dove scrivi, sul tuo nuovo divano, passa in strada e la vedi dalla finestra. Eppure, è la gioia che si fa cercare, è la gioia che si trova nella compagnia della tristezza. Citazioni, glosse, scrittura, altri vivi e morti tra le grazie, alzano la mano per salutare, sono qui, la storia, il tempo imbattibile, tu che sorridi, vedi adesso. Si è alzato il vento. Che rumore «…e la vita stupida continua». Ah, che splendore. L’acqua che schizza intorno, battiti d’ali, sfiorarsi, ridere e poi ridere, che lunga giornata, stai arrivando, ecco, com’è?, prova questo, sì, siamo qui, qualcuno chiama, di nuovo? guarda com’è bello, sei ancora lì? Credi di sapere che è possibile vivere. Poi, un giorno, la vita arriva. Che cosa sai adesso? Sai cos’è vivere? Che sciocchezza, non credi? C’è qualcos’altro. Per esempio: cos’è la gioia? Ah, che grande scoperta.