L'ENIGMA DI PIAZZA PIETRA SPRECATA (original) (raw)

IL PENTALOGO DI PITAGORA

IL PENTALOGO DI PITAGORA, 2019

L'autore in questo scritto indaga il destino umano attraverso i fatti della sua vita e della sua terra, la Calabria, e ha così scoperto l'etica universale, la sola capace di dare la felicità agli individui e il buon ordinamento agli Stati. Essa si basa sui cinque princìpi, spontaneamente praticati nella Prima Italia, formalizzati da Pitagora e diffusi da Cristo, a cui arrivarono attraverso i circoli pitagorici di Egitto e Israele. Egli sostiene che l'umanità dispone col Pentalogo di un mezzo straordinario di salvezza e che dalla Calabria, dove è nata l'Italia, nasce ora il Governo Mondiale delle Donne per fare della Terra la casa armoniosa di tutti i viventi.

PIETRO SECCHIA SCRITTI

Una vita per la lotta: cenni biografici su Pietro Secchia di Andrea Merialdo, redazione Senza Tregua Una nuova generazione comunista, dalla FGCI alla 'svolta' di Paolo Spena , segreteria nazionale FGC La lotta armata e l'organizzazione della Resistenza di Franco Porcù, redazione Senza Tregua L'inizio del dissenso sulla linea strategica del PCI di Alessandro Mustillo, segretario nazionale FGC La lezione di Secchia: l'arte dell'organizzazione. di Lorenzo Lang, segreteria nazionale-resp org FGC Il caso Seniga e l'estromissione dal vertice del partito. di Andrea Merialdo, redazione Senza Tregua La lotta contro il tradimento della Resistenza di Enrico Guerrieri, segreteria nazionale FGC Per l'unità del movimento comunista e la lotta antimperialista di Raffaele Timperi, segreteria nazionale-resp. esteri FGC Un ponte tra il PCI e la contestazione giovanile di Alessandro Mustillo, segretario nazionale FGC

La Piazzetta delle Poveracce

Ariminum, n. 162 (maggio giugno), 2021

Nello spazio intitolato a Gregorio da Rimini, il mercato dei molluschi era popolato di lavoratrici povere e instancabili

PRODUZIONE DI PIANTE DI CIPRESSO PER INNESTO

La produzione massale di cipressi selezionati può avvenire solo per via vegetativa, assicurando l'esatta replicazione del genotipo, e garantendo anche l'omogeneità del fenotipo in un dato ambiente. Il metodo più impiegato nella produzione commerciale del cipresso comune (Cupressus sempervirens) per via vegetativa è senza dubbio la moltiplicazione per innesto. Questo metodo risulta finora il più redditizio per l'azienda vivaistica, perché richiede un minore impegno di lavoro e investimenti relativamente inferiori rispetto a quelli richiesti da altri metodi di moltiplicazione vegetativa. Nel cipresso comune finora non è stata descritta, né verificata mai nelle nostre prove, incompatibilità tra il clone innestato ed il portainnesto da seme. In qualche caso si è assistito però ad un lento e stentato accrescimento della marza probabilmente dovuto ad una imperfetta esecuzione dell'innesto. Tuttavia l'effetto del portainnesto, ovvero dei semenzali impiegati, su alcuni caratteri quali il ritmo di crescita, la forma ed il colore della chioma, il livello di resistenza al cancro (da ricerche presso l'IPP) non è risultato significativo. Questo fatto ci autorizza a proseguire con l'uso di portainnesti costituiti da semenzali, anche se negli ultimi anni l'INRA di Antibes ha selezionato portainnesti a rapido accrescimento e con ottimo potere rizogeno per talea. Dal lavoro del Vivaio " Il Campino " risulta anche evidente che la ricerca debba essere orientata verso l'individuazione di cloni di cipresso tolleranti a certi terreni difficili e che, nello stesso tempo, abbiano anche altre caratteristiche economicamente importanti (rapido accrescimento, forma della chioma, resistenza al cancro, etc.). Queste valutazioni si basano sulla moltiplicazione dei candidati per talea radicata. Nel caso in cui non sia possibile individuare un numero sufficientemente ampio di cloni tolleranti a questi terreni e resistenti al cancro, potremo, tra quelli tolleranti, selezionarne alcuni come portainnesti e su questi, moltiplicati a loro volta per talea radicata, innestarvi i cloni con i caratteri desiderati. Un rischio della moltiplicazione vegetativa e dell'innesto, soprattutto in considerazione dell'elevato numero di piante innestate vendute, è quello di diffondere a livello regionale e/o nazionale su larga scala solo uno o pochissimi cloni " superiori " , ad es., per la resistenza al cancro, determinando un'impressionante e pericolosa omogeneità genetica, che potrebbe costituire un problema se altri parassiti, oltre il S. cardinale, arrivassero e si diffondessero, ed un'alterazione della componente paesaggistica. A questo proposito, l'IPP ed altre Unità Operative del progetto CypMed (Interreg III B MedOcc) stanno costituendo in varie località mediterranee una serie di parcelle sperimentali impiegando numerosi cloni di cipresso resistenti al cancro per valutare sperimentalmente il valore delle " varietà multiclonali " adatte per impianti forestali e frangivento nel garantire sia la risposta positiva all'attacco del S. cardinale che una più elevata variabilità genetica e quindi una maggiore resistenza e/o tolleranza ad altri aggressori esterni. Dopo questa premessa sui pregi (molti) e sugli svantaggi (pochi) della moltiplicazione per innesto effettuata in modo ecologicamente valido, vengono descritte le principali fasi della propagazione per innesto del cipresso, rinviando al lavoro di Capuana per eventuali approfondimenti teorici.

VEIO, PIAZZA D’ARMI: LA FOSSA DEL CANE

An important discovery is presented in this paper, found during the excavations at Piazza d’Armi, Veii carried out by the Etruscology and Italic Archaeology teaching board (Rome University “La Sapienza”). In Area VII, one of the excavation areas on the plateau, a remarkable dump of ceramic material and architectural terracottas has been found. On the evidence of the Etrusco-Corinthian pottery, the bucchero ware and some sherds of Attic black figured pottery we can date the context around the second quarter of 6th century BC. Among the architectural terracottas, some fragments are attributable to two figures: a dog (with an appreciable part of its head and body preserved) and a standing man, with only a few parts of his body and drapery preserved. We hypothesize attribution of these fragments to an acroterial group, originally located on the roof of a building interpreted as a high status residence.