Inizio della guerra fredda in Italia (original) (raw)

Alle origini della guerra fredda

Alternative per il socialismo N° 63, 2022

La guerra fredda e il processo di decolonizzazione hanno segnato la storia del mondo nei cinquanta anni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. Non è mestiere della storia stabilire chi, in quella guerra avesse ragione e chi torto, ma, supponendo sia costata almeno trentamila miliardi di dollari (senza contare i costi in vite umane e la distruzione di interi paesi), vale la pena di cercare di capire quali interessi e motivazioni l’hanno generata, chi ne siano stati i responsabili e se davvero fosse inevitabile. La stampa occidentale nel 30° anniversario del collasso dell’URSS festeggia la vittoria contro l’espansionismo sovietico. Espansionismo poco fortunato, se nel frattempo la linea difensiva della NATO si è spostata dal Reno al Don, circa tremila chilometri più avanti.

Breve storia della guerra fredda

Riassunto del libro - La guerra fredda (Pili - Carrus (ed))

Questo lavoro Breve storia della guerra fredda non vuole certamente essere una ricostruzione storica esaustiva di cinquant’anni di confronto tra USA e URSS, su cui esiste una letteratura sterminata. Inoltre, nuove fonti e nuovi archivi emergono continuamente, come nuove angolature e nuovi propositi. C’è da dire che, in mezzo al mare magnum di una simile letteratura, c’è anche spazio per molti detriti, i quali dovranno essere espunti e vagliati dagli specialisti. Questo testo non è rivolto agli specialisti, ma si fonda sulle loro ricerche. Sicché lo scopo è quello di presentare l’evoluzione storica del periodo che parte dal 1945 al 1991, cercando, possibilmente, di rintracciarne la logica sottesa: al lettore attento non sfuggirà certo che dietro alle analisi storiche si cela, in realtà, una analisi metastorica che può essere rintracciata. Questo lavoro è un sunto di un’opera più vasta e articolata, la cui pubblicazione è "La guerra fredda - Una guida al più grande confronto del XX secolo", Le Due Torri, Bologna, 2018 (http://leduetorri.com/prodotto/la-guerra-fredda/)

Le Brigate Rosse, una storia della guerra fredda

Le Brigate Rosse, una storia Italiana, come l'ha definita il suo leader storico Mario Moretti, oppure soltanto un fenomeno italiano ma inserito in un contesto soverchiante come quello della guerra fredda?

Lultima stimmate della guerra fredda Giuseppe De Stefano - Luglio 2011

1 RELATORE CH.MO PROF. FRANCO MAZZEI CORRELATRICE CH.MA PROF.SSA NOEMI LANNA CANDIDATO GIUSEPPE DE STEFANO MATR. MRI/00039 All'esimio prof. Adolfo Tamburello per la sua ispirazione 2 INDICE Introduzione pag.2 Capitolo 1 Introduzione storica: La Corea tra sinizzazione e formazione identitaria pag.5 Capitolo 2 La modernità "rubata": Il collasso dell'ordine sinocentrico e l'ascesa nipponica pag.28 Capitolo 3 Sangue vivo e cicatrici: dalla separazione coatta alla fiera contrapposizione odierna pag.57 Conclusioni: Perché due Coree ? pag.99 Postfazione e Ringraziamenti pag.105 Bibliografia e Saggistica pag.109 fronte alla notizia la mia comprensione della realtà che sta dietro l'intrecciarsi delle dinamiche delle relazioni internazionali era poca. La mia scelta di specialista dell'Estremo Oriente ha portato i miei studi ad essere inevitabilmente assorbiti dalla preponderanza delle realtà cinese e giapponese: la Corea è sempre stata lì, tra una conquista dell'impero Han ed una scaramuccia con il Giappone, per poi emergere prepotentemente finanche tra le pagine dei manuali di storia delle scuole medie immediatamente dopo la II Guerra Mondiale, e tornare pressoché a scomparire se non per l'attenzione che desta il successo dell'economia del Sud o, per l'appunto, qualche notizia sull'autoritario regime militare del Nord. Le parole del professore hanno stimolato il mio desiderio di colmare questa lacuna e acceso la scintilla che ha dato vita al lavoro che avete in mano: "la divisione della Corea è l'ultima stigmate delle tensioni che hanno opposto i due blocchi internazionali" dice il prof. Mazzei, e il mio proposito è spiegare il perché. Una divisione coatta come quella inflitta alla Corea nel secondo dopoguerra all'alba della Guerra Fredda non è solo la divisione di uno Stato, ma di una Nazione, e il mio lavoro vuole essere innanzitutto quello di indagare l'origine e l'evoluzione della Nazione coreana più come storia di un popolo che di un luogo. Nel farlo ho identificato tre fasi sostanziali, determinate da una struttura in altrettanti capitoli. Nel primo capitolo intendo guardare alla prima fase di storia della Corea, sinizzata sin dalle origini e politicamente soggetta all'ordine geopolitico sinocentrico fino alla crisi dell'impero cinese Qing a metà del XIX secolo, per evidenziare i momenti di connotazione della cultura e formazione dell'identità coreana e la natura delle fasi, relativamente brevi, di unità politica. Il secondo capitolo è dedicato al collasso dell'ordine sinocentrico: l'avvento degli occidentali e la pressione giapponese costrinse la penisola a schiudersi lentamente dopo un periodo di splendido isolamento durato circa due secoli che aveva, pur non risolvendo tutte le contraddizioni interne, consolidato l'identità nazionale della Corea, ma l'aveva anche resa estremamente impreparata di fronte alle sfide della modernità. Privata dell'ombrello protettivo cinese, la Corea subì l'imperialismo regionale giapponese: se sottostare alla Cina significava partecipare con lei al Tianxia, 5 sottostare al Giappone voleva dire esserne una periferia. Le luci che filtrano dall'oscura storia di occupazione nipponica ci consegnano un misto di orgogliosa opposizione e di irrisolte divisioni sociopolitiche interne. Il terzo capitolo ci porta al cuore della questione. La divisione operata da USA e URSS non solo sul territorio, ma soprattutto nelle istituzioni, rispondeva alle nascenti dinamiche della Guerra Fredda e fu sancita da una guerra civile e fratricida. Ma la regia delle due superpotenze non sarebbe durata oltre la fine di quella stessa guerra: in due paragrafi dedicati analizzerò lo sviluppo di ognuna delle due formazioni statali in modo autonomo sia l'una dall'altra che, almeno in parte, dalle potenze-guida. Forse nessun popolo meno di quello coreano è stato, nella storia, faber fortunae suae, ma al di là delle implicazioni e degli intrecci di interessi internazionali che ne hanno connotato l'intera esistenza, il punto che intendo dimostrare è che l'esperienza della Guerra Fredda è giunta, per la Corea, in un momento cruciale della sua storia "interna": il momento in cui il suo popolo avrebbe dovuto consolidare la sua omogeneità nazionale nel contesto contemporaneo. La linea imposta al 38° parallelo avrebbe moltiplicato anziché diviso quell'esperienza, creando non due Stati ma due Nazioni, seppur sorelle: la condizione odierna è figlia di una svolta data dalla Guerra Fredda e di una evoluzione prettamente coreana. Ma non è possibile comprendere gli ultimi passi compiuti senza guardare a tutto il percorso: vi invito perciò a voltare pagina e cominciare dall'inizio. 6 Capitolo 1 Introduzione storica: La Corea tra sinizzazione e formazione identitaria La complessità della Corea contemporanea è figlia di una varietà di fattori geografici, geopolitici e geostrategici, tanto quanto etnici, storici e culturali. Sarebbe, a mio avviso, azzardato e deviante operare, dunque, un'analisi esaustiva senza tenere ben presente le premesse che alla realtà attuale hanno condotto. La prima, lunga fase della storia coreana, il primo pezzo del mosaico che voglio andare a comporre per fare luce sulla complessa realtà di questa penisola e del suo popolo, è quella che l'ha vista sostanzialmente soggetta alla sfera geopolitica e geoculturale sinocentrica, e comincia dalla Preistoria per giungere fino alla metà del XIX secolo. 1.1 Preistoria e protostoria La penisola coreana manca di dati e reperti che accertino la natura di un suo primitivo popolamento in epoca Paleolitica, ma a partire dal III millennio a.C. risultano tracce di insediamenti umani di numerosi gruppi tribali che hanno fatto verosimilmente ingresso dalla frontiera Settentrionale. Le origini di questi gruppi tribali sono svariate, con una probabile dominanza di etnie dell'Asia Settentrionale. I frequenti contatti della Corea con le stirpi Mongoloidi sono alla base della differenza etnica e linguistica che i coreani mantengono rispetto ai cinesi, questi ultimi avendo avuto, al contrario, solo sporadiche influenze razziali e culturali dalle tribù nomadi del Nord. Mentre in Cina già si avvicendavano le prime dinastie [Shang (1573-1122 a.C.) -Zhou (1111-256 a.C.)], il Neolitico coreano andava superandosi con l'istituzione delle prime comunità di villaggio e con la conoscenza di una primitiva metallurgia unitamente ad altri fenomeni ed innovazioni discontinue rispetto alla linearità che questo periodo aveva mantenuto. Verosimilmente si è trattato delle prime influenze 7 cinesi, in particolare di genti provenienti dalla Cina nord-orientale, fattore che, tra l'altro, segna in origine una separazione culturale tra settentrione e meridione della penisola 2 . Proprio nel I millennio a.C., in corrispondenza della fase di transizione dinastica Shang-Zhou, avviene una prima sinizzazione della penisola coreana, un periodo fondamentale per la Corea, attraverso emigrazioni, sottomissioni e attrazioni di gruppi tribali. La svolta fu nell'introduzione della coltura del riso e dello sviluppo dell'agricoltura in generale, che, creando un surplus alimentare, oltre a sistemi efficienti di produzione e stoccaggio, generò una prima stratificazione sociale per classi, preludio di uno stato centralizzato. Nel III secolo a.C. l'influenza cinese si fece più diretta e pervasiva. All'epoca degli Stati Combattenti, lo stato di Yan nel nord-est della Cina comprendeva parti della Manciuria meridionale ed aveva un'influenza culturale e politica diretta sulla Corea nord-occidentale. È stata proprio questa la zona dove l'influenza cinese è stata più forte, e non a caso è stato qui che, sempre nel III secolo, ha preso forma il primo vero e proprio stato coreano che conosciamo come Chosŏn. Con il nome Chosŏn ci si riferisce alla più antica epoca della storia coreana, quando la penisola non aveva una formazione statale vera e propria, ma più probabilmente solo una approssimativa coordinazione tra gruppi tribali. Il nome proviene proprio da una leggenda e da un nome cinese (Chao Xian 3 -Chosŏn), paternità cinese che è sostenuta da più fonti per quanto riguarda una successiva "riformulazione" dello stesso regno intorno al 190 a.C. da tale Wiman (Wei Man in cinese), forse proprio un uomo d'armi cinese di Yan, già rifugiato presso i nomadi Xiongnu, che a capo di un piccolo esercito occupò P'yŏngyang, detronizzò il precedente sovrano ed estese il suo dominio su una larga fetta di territorio fino all'attuale Seoul. Questa prima vera e propria formazione statale coreana, infatti nota anche col nome di Wiman Chosŏn, rimane a cavallo con la leggenda e assai indefinita in quanto priva di qualsivoglia documentazione archeologica. Ad essa si aggiungono il regno di Mahan, fondato dal precedente re di Chosŏn fuggito ad Iksan, nel Sud, e 2 Maurizio Riotto, Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, 2005, Bompiani, Milano, pag.43 3 Approssimativamente traducibile come "Freschezza Mattutina" 8 costituito ad Ovest con altri fuggitivi di P'yŏngyang; il regno di Chinhan, costituito ad Est da disertori cinesi che erano stati coscritti dall'impero Qin per la costruzione della Grande Muraglia; infine Pyŏnhan, costituitosi nello stesso periodo nell'estremo Sud della penisola. È tuttavia assai indicativo come il carattere cinese nella genesi coreana sia presente in questa come in diverse altre formulazioni anche più prettamente leggendarie delle origini della Corea 4 . Ad ogni modo la storiografia è sufficientemente concorde da rendere plausibile l'esistenza di questo "Stato" di Chosŏn, come pure la sovranità su di esso esercitata dalla Cina tanto dai Zhou quanto dai Qin (221-207 a.C.). È in quest'epoca protostorica, in cui leggenda e storiografia si fondono e si confondono, che si concreta il fondamentale debito culturale della Corea con il vicino cinese. L'immaginario collettivo, il carattere e la forma mentis tradizionale del popolo coreano si riferiscono ampiamente alla Cina tradizionale e medioevale. Nelle prime...

Nelle guerre degli italiani.pdf

Le guerre del Novecento e l’uso pubblico della storia (atti del Convegno, Firenze 2-3 novembre 2000), in “Passato e Presente”, 2001, n. 54, pp. 73-83.

Alle origini dell’Italia di antico regime

Manuale di Storia, Storia medievale, 1998

I che aveva caratterizzato le società politiche comunali fin dall'origine, ma che si complicò ulteriormente quando con la formazione del comune di «popolo» nuovi soggetti socialidiretta espressione dell'espansione delle società urbane a partire dall'XI secoloriuscirono ad affermare una presenza diretta nell'arena politicoistituzionale. Llemergere dal punto di vista istituzionale del «popolo>> non fu un processo indolore: fenomeno di autodisciplina politica di una parte della società urbana, esso si affiancò per qualche tempo al comune podestarile entrando in pericolosa competizione con quest'ultimo. La generale affermazione del comune di «popolo» e la graduale marginalizzazione delle istituzioni podestarili non generarono però né duratura pacificazione né semplificazione del gioco politico. La fase estrema della vicenda del «popolo» è segnata anzi in molti comuni dal ricorso allo strumento radicale della legislazione antimagnatizia, che dà la misura di quanto esasperata fosse la tensione dello scontro politico e quanto poco la nuova organizzazione istituzionale riuscisse a contenere la complessa articolazione delle fazioni (cfr. la lezione xv). Fu in questo contesto, segnato dalla violenza endemica e dall'instabilità del gioco politico, che poté risultare naturale ricorrere alla sospensione delle garanzie costituzionali e alla creazione di magistrature straordinarie monocratiche: in genere gli stessi organi di governo comunale (innanzitutto «podestà» e «capitano del popolo») affidati per un lungo periodo o in perpetuo a un personaggio ritenuto capace di sedare i contrasti e di ripristinare una continuità nell'azione di govemo. La signoria, che poteva nascere come «espediente provvisorio, introduce un fattore di novità dirompente quando «cominciò a rompersi la prassi di conferire gli alti uffici politici a durata assai breve, e si diede modo al magistrato o signore di consolidare il suo potere personale e di prepararne la trasmissione ad altri membri della sua famiglia" (Tabacco). Esemplare l'elezione a Mantova di Guido Bonacolsi, ratificata dagli organi del comune nel1,299 (vent'anni dopo la prima affermazione del nonno, nel1276): «Stabiliamo e confermiamo che l'egregio signore Guido Bonacolsi sia fatto in perpetuo capitano generale della città e del distretto di Mantova, e del comune di Mantova [...] e che possa reggere e govemare città, distretto e comune di Mantova a suo libero, puro e generale arbitrio, decidendo di propria iniziativa cum consilio et sine consilior,. Laddove si manifesta la tendenza alla costituzione di poteri straordinari, al conferimento di un'autorità monocratica e poi alla sua formalizzazione non si assiste dunque alla traumatica abrogazione delle istituzioni comunali. I processi in questione sono di sospensione, a tempo più o meno determinato, di sovranità* che all'inizio rimangono formalmente indiscusse (esemplare il caso veronese), e poi di svuotamento graduale di ambiti di potere la cui configurazione istituzionale si pretendeva non venisse intaccata. Con tali caratteristiche, le <.signorie» cominciarono ad apparire in area padana: in Romagna, in Veneto, in Lombardia. Benché limitate nel tempo, Ie dominazioni sorte tra Veneto e Lombardia nella prima metà del Duecento nel quadro della tradizionale polarizzazione della politica italiana (fra un fronte guelfo e uno ghibellino, entrambi mobili e compositi sotto il richiamo nominale alla fedeltà al papato e Nascita della signoria come <> Realtà signorili in Veneto, Lornbardia, Emilia