Colorazione di tessuti di lino tramite radiazione ultravioletta (original) (raw)

Colorazione simil-sindonica di tessuti di lino tramite radiazione nel lontano ultravioletto: riassunto dei risultati ottenuti presso il Centro ENEA di Frascati negli anni 2005-2010

Rapporto Tecnico ENEA-RT-2011-14, 2011

"Presentiamo un riassunto dei risultati sperimentali di irraggiamento di tessuti di lino tramite impulsi laser eccimeri nell’ultravioletto e nel lontano ultravioletto effettuati negli anni 2005 - 2010 allo scopo di ottenere una colorazione simile a quella dell’immagine corporea visibile sulla Sindone di Torino. L’interesse di questi studi risiede nel fatto che i tentativi di replica dell’immagine sindonica sia con metodi chimici sia con metodi isici si sono rivelati sinora inadatti a ottenere le caratteristiche dell’immagine stessa. In particolare, i metodi chimici a contatto non consentono di ottenere una delle più peculiari caratteristiche dell’immagine sindonica, ovvero lo spessore di colorazione estremamente sottile, pari ad un quinto di millesimo di millimetro. Mediante impulsi laser eccimero abbiamo ottenuto una olorazione del lino estremamente superficiale e similsindonica solo in un ristretto intervallo dei parametri di irraggiamento. Abbiamo inoltre ottenuto una colorazione latente, invisibile dopo gli irraggiamenti, che appare solo a seguito di invecchiamento artificiale e/o naturale del lino. Il risultato forse più importante è aver individuato alcuni processi fotochimici in grado di spiegare sia la colorazione superficiale, sia il fenomeno della colorazione latente. E’ possibile che questi processi fotochimici abbiano contribuito alla formazione della immagine sulla Sindone.

LCA comparativa di processi di tintura di fibre tessili

La filiera della produzione e lavorazione dei prodotti tessili rappresenta un settore importante e strategico per l'economia di varie regioni dell'Unione Europea. I processi coinvolti in questa catena manifatturiera sono numerosi ed eterogenei e presentano impatti sulla salute umana e sull'ambiente che non possono essere trascurati. La ricerca e l'innovazione nel campo dell'ecoefficienza per questo settore ha ricevuto notevoli impulsi negli utlimi anni. Questo studio di Analisi del Ciclo di Vita riguarda la valutazione ambientale di tecnologie innovative per la tintura di tessuti che, applicate sinergicamente, hanno come obiettivo l'ottimizzazione ecologica dell'intero processo di tintura, dalle materie prime al prodotto finito, con particolare attenzione al risparmio energetico, alla riduzione nell'uso delle risorse idriche e di prodotti chimici.

Lana e olio d’oliva, binomio vincente nell’industria tessile antica

Rare o inesistenti sono le testimonianze di produzione tessile in lana prima dell'Età del Bronzo , mentre si ha notizia di produzione di lana filata e tessuta in Europa e nel Mediterraneo dal III millennio a.C. (Barber 1991: 23; Sherratt 1981: 282-283; De Marinis 1994: 27). La produzione artigianale del periodo Neolitico e dell'Età del Bronzo riguardava infatti soprattutto la lavorazione della pelle, delle fibre vegetali e del legno, entrate da tempo nel sistema economico rurale. Ma è teoria diffusa che l'avvento, alla fine del periodo neolitico, della ceramica decorata con motivi geometrici incatenati, divisi da una sequenza di linee parallele, sia una indiretta testimonianza del possesso di tecniche elaborate di tessitura; così come il ripetersi di motivi decorativi fissi nelle diverse culture mediterranee dell'età del bronzo sia testimonianza di standard tradizionali utilizzati per riconoscere l'appartenenza degli individui a gruppi etnici, tribù o livelli sociali. Ben presto la lana assunse un valore speciale poiché, a confronto con le fibre di origine vegetale, si prestava meglio alla tintura, anche se aveva bisogno di una lunga preparazione per essere utilizzata in modo ottimale nella tessitura delle stoffe. Durante l'intero procedimento di filatura e tessitura della lana si preferì ben presto l'olio d'oliva al grasso animale poiché non irrancidiva con il passare del tempo, e l'oliatura della lana divenne il sistema più diffuso per la cardatura del vello, la filatura e lo scorrimento del filo nel telaio. Ancora oggi l'industria tessile della lana d'alta qualità prevede l'uso dell'olio d'oliva nell'intero processo di lavorazione, com'è riportato nel Manuale delle Industrie Tessili Manifatturiere di Prato (Firenze), dove, nel comparto tessile vengono consumate circa 900 tonnellate di olio d'oliva l'anno. Evidenza dell'uso dell'olio nella lavorazione dei tessuti nell'età del Bronzo proviene anche dal sito di Pyrgos a Cipro, dove sta venendo alla luce un complesso industriale connesso al processo di lavorazione del rame, del vino, dell'olio d'oliva, della ceramica, dei profumi e dei tessili. Pyrgos ha restituito un concreto repertorio di fibre vegetali e animali, molte delle quali tinte a colori vivaci che fanno ipotizzare una produzione di stoffe pregiate ottenute con elaborati disegni policromi. Ma è la resistenza dei colori sulle diverse fibre tessili rinvenute a Pyrgos che ha fatto ipotizzare che l'olio d'oliva ampiamente adoperato nelle diverse fasi di tessitura abbia favorito la conservazione delle tinture, soprattutto della porpora di Tiro e dell'Indago. Un'ipotesi che conferma come il binomio olio d'oliva -lana sia una sopravvivenza di furbizia tecnologica che la civiltà greca attribuiva a Pallade Atena. Colei che simboleggiava la techne, cioè l'intelligenza collegata ad ogni invenzione dell'intelletto umano, protettrice del fuso e della conocchia, così come del tessere trame di tessuto e di ingegno. Atena, la vergine dea dell'olivo, la cui effige era meta di pellegrinaggio delle donne greche che a lei offrivano conocchie e fusi.

Caratterizzazione ottica di pellicole pittoriche a olio con pigmenti essiccanti: blu cobalto

Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari, 2023

Nella tecnica della pittura a olio, spesso vengono impiegati dei materiali additivi per modificare e ottimizzare le proprietà della stessa. Esistono numerosi additivi che vengono utilizzati occasionalmente, come ad esempio è gli "essiccativi". Questi materiali contribuiscono ad accelerare il processo di autossidazione della pittura a olio. Nella maggior parte dei casi, vengono utilizzati composti contenenti piombo, zinco, cobalto, manganese, rame o ferro. Questi elementi sono presenti nella forma di pigmenti classificati come pigmenti essiccanti. Questo studio presenta la ricerca condotta sulle pellicole pittoriche a olio, a base di pigmento blu cobalto. Lo scopo è stato quello di osservare e caratterizzare questo tipo di pigmento utilizzando diverse tecniche non invasive. Per fare ciò, in questa ricerca, sono stati utilizzati dei campioni prodotti con tre tipi di pigmento blu cobalto (scuro, medio e chiaro, conosciuto come ceruleo). Questi pigmenti sono stati temperati/agglutinati con due tipi di olio: olio di semi di lino e olio di noce, ampliamente utilizzati come leganti nella storia dell'arte. Le miscele ottenute sono state applicate sui campioni prodotti con due supporti diversi: da un lato, tavolette preparate con un supporto ligneo e gesso, e dall’altro vetrini da microscopio. Successivamente, è stato condotto uno studio colorimetrico i cui risultati sono stati analizzati ed interpretati mediante il sistema CIELab*. Le misurazioni sono state eseguite prima e dopo l’esposizione dei campioni a dei processi d’invecchiamento artificiale, utilizzando una lampada allo xeno (Suntest CPS+ di Atlas). L’obbiettivo è stato analizzare le variazioni colorimetriche causate dall’esposizione alla luce nel tempo (Store Light 300-800 nm). Lo scopo di questo studio è duplice: da un lato, ci si propone di comprendere come l’invecchiamento causato dalla luce possa influenzare le proprietà colorimetriche dei pigmenti presi in esame; dall’altro lato, si intende valutare in che misura la presenza della preparazione influisca sulla formazione della pellicola pittorica e sul suo invecchiamento. I dati ottenuti hanno fornito informazioni preziose/interessanti per l’identificazione delle pellicole pittoriche ad olio a base di pigmento blu cobalto nelle opere d'arte.