L’epistolario pucciniano e la sua lingua - Terza tornata accademica. Riflessioni a partire dal Carteggio Verdi-Ghislanzoni e dall’Epistolario di Puccini (Firenze, Accademia della Crusca, 20.05.2024) (original) (raw)

10-11 maggio 2018 - La codificazione umanistica dell'epistolografia in volgare tra Quattro e Cinquecento: da Feliciano a Machiavelli. In Rinascimento letterario: la ricerca dei giovani studiosi. Napoli, Accademia Pontaniana, 10-11 maggio 2018.

L’individuazione di precisi modelli per i generi e per lo stile nelle letterature del mondo classico, e il recupero filologico della purezza originaria della lingua latina, consentirono alla letteratura umanistica di raggiungere, tra Tre e Quattrocento, una dimensione cosmopolita. Per il genere dell’epistolografia familiare, il modello di riferimento fu identificato nelle epistole ciceroniane. La loro riscoperta fu dovuta all’insistente attività di ricerca di codici antichi di Francesco Petrarca, che, nel 1345, rinvenne nella cattedrale di Verona i XVI libri delle Epistulae ad Atticum. Da quelle lettere, lo scrittore aretino ricavò il modello retorico-stilistico per la composizione delle sue Familiares. Una forma di comunicazione privata diveniva oggetto, così, dei processi di codificazione propri dei generi destinati ad una fruizione pubblica. Il confronto con le lettere ciceroniane significò innanzitutto un recupero del loro stile. Il sermo (lo stile quotidiano e colloquiale proprio anche della lettera privata), era stato a lungo materia di competenza esclusiva delle artes praedicandi, le quali avevano proposto come modello quello humilis delle Sacre Scritture. Con la scoperta delle lettere ciceroniane, lo stile colloquiale poté ritrovare nuova dignità letteraria in una dimensione finalmente laica. Durante il ’400, gli umanisti riproposero con forza il problema dei modelli per il sermo. Il lessico quotidiano degli antichi, infatti, apparve ai loro occhi inadatto a rappresentare la realtà del loro tempo. Alcuni, allora, suggerirono di rifarsi ai generi comici della letteratura volgare, ed in particolar modo alla novellistica e alla facezia. Questi generi di fatto costituirono modelli validi di sermo mediocre almeno fino al Cortegiano di Baldassar Castiglione. Negli anni a cavallo tra Quattro e Cinquecento la letteratura in volgare, confinata per decenni entro ambiti di fruizione ristretti alle singole realtà municipali, si avviava finalmente ad assumere un carattere metaregionale. I processi di definizione retorico-linguistica che avevano garantito alla tradizione umanistica lustro e diffusione ecumenica, si stavano trasferendo ai generi della scrittura in volgare. Il fenomeno risulta ampiamente indagato per molti dei generi della letteratura italiana (dalla lirica cortigiana, ad esempio, al romanzo cavalleresco). Manca, invece, uno studio complessivo per l’epistolografia in volgare. Eppure, è proprio in questi decenni che vanno rintracciate le radici di uno dei più rilevanti fenomeni culturali del secolo successivo: quello, cioè, dei Libri di lettere. Scopo della mia comunicazione è quello di illustrare le ricerche da me svolte sulle origini umanistiche dell’epistolografia letteraria italiana. In modo particolare, la mia attenzione sarà rivolta alla produzione epistolare di Felice Feliciano e di Niccolò Machiavelli.

Segno tra i segni: Armando Petrucci, l'autografia letteraria e le tre corone trecentesche, in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia», s. 5, 14/1 (2022), pp. 51-61, 465-69

e Filosofia» sono valutati, in forma anonima, da referees competenti per ciascuna disciplina (double-blind peer review). La quinta serie è pubblicata, con periodicità semestrale, in due fascicoli di circa pagine ciascuno. Abbonamento: Annuale: Italia € ,-Estero € , Fascicoli singoli: Italia € ,-Estero € , Le vendite vengono e ettuate previo pagamento anticipato. A distributori e librerie sarà praticato lo sconto del %.

Il dibattito intorno alla terza Crusca (e qualche indizio di oscillazione del parlato) nei dialoghi lucchesi di D. A. Leonardi e M. Regali, in Il Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612) e la storia della lessicografia italiana, Atti del X congresso ASLI (Padova, 29-30 dicembre 2012

), 2013, pp. 177-187, 2013

ringrazio andrea Monaldi per la segnalazione dei Dialoghi e elisabetta piccioni, direttrice dell'archivio di stato di lucca. per esigenze di spazio ho dovuto operare alcuni tagli: mi riservo perciò di ritornare su questi argomenti in altra sede. 1 idelfoNso Nieri, Prefazione al Vocabolario Lucchese, lucca, giusti, 1901, p. VI. 2 Ciro Trabalza, storia della grammatica italiana, Milano, hoepli, 1908, pp. 346-7, nota 1. 3 l'identità dei due autori fu immediatamente svelata dal «giornale de' letterati d'Italia», t. III (1710), p. 522 e sgg. e t. V (1711), pp. 396-7. con questa proposta di identificazione concordano tutte le fonti, ad eccezione di una isolata voce discordante, probabilmente ingannata dal gioco settecentesco delle pseudonimie: cfr.

Recensione al volume di Francesca Cupelloni, "La lingua di Antonio Pucci. Indagini su lessico, sintassi e testualità", Premessa di Luca Serianni, Firenze, Cesati Editore, 2022, pp. 333, in «La Rassegna della Letteratura Italiana», 1/2023, vol. 127°, SERIE IX, Firenze, Le Lettere, pp. 208-209.

Matteo Mazzone, 2023

«Pulcin, iʼ tʼho rinvolto nel capecchio». Luigi Pulci, Matteo Franco, la tenzone, in Luigi Pulci, la Firenze laurenziana e il Morgante. Atti del convegno, Modena, 18-19 gennaio 2018, a cura di L. Beggi Miani e M. C. Cabani, Modena, Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti, 2019, pp. 147-166

2019

Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti 3 Ivi, p. 162. 4 LUIGI PULCI, Opere minori, a cura di PAOLO ORVIETO, Milano, Mursia, 1986. 5 Per questʼopera non si dispone ancora di unʼedizione rigorosa, visto che lʼottima tesi di Marco Parretti (Ciriffo Calvaneo, edizione e commento, Firenze, Università degli Studi, Dottorato internazonale di ricerca in Italianistica, XXI ciclo, 2009) non è approdata alla stampa. Gli studi più recenti fanno ritenere che il Ciriffo, iniziato da Luca, sia stato continuato, a partire dalla seconda delle cinque parti, da Luigi (ORVIETO, Pulci, cit., pp. 135-150). 6 Per la tendenza dei sonetti pulciani a svolgersi nella forma della tenzone o della polemica mi sia consentito rinviare a LUIGI PULCI, Sonetti extravaganti, edizione critica a cura di ALESSIO DECA-RIA, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2013, pp. LXI-LXXI.

«Eterodossie e Rinascimento» (panel). LA LETTERATURA ITALIANA E LE ARTI, XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti Napoli, 7-10 settembre 2016, Sessioni parallele. Coordina Antonello Fabio Caterino (Università della Calabria), interviene Franco Tomasi (Università di Padova)

Programma delle sessioni parallele 8 settembre, ore 9-11 Piano I, Aula A Intertestualità e interdiscorsività in Dante: tendenze critiche ed esempi. Coordina Alberto Casadei, Università di Pisa alberto.casadei@unipi.it (gruppo di lavoro ADI Dante). Interviene Rino Caputo, Università di Roma "Tor Vergata" rino.caputo@uniroma2.it Il panel si propone di riaffrontare la questione dell'intertestualità nelle opere di Dante, dato che, soprattutto negli ultim i quindici anni, sono state proposte numerose ricerche in proposito, riguardanti possibili fonti letterarie, ma anche teologiche, filosofiche, giuridiche ecc. L'interpretazione del poema si è particolarmente giovata di questi sondaggi, ma in molti casi, più che di intertestualità, si può parlare di contatti interdiscorsivi, secondo una ormai consolidata distinzione introdotta da Cesare Segre. Occorre probabilmente fare uno sforzo ulteriore, cominciando a classificare secondo una scalarità i vari tipi di rapporti fra testi, e indicando quali sono gli elementi necessari per poter considerare plausibile un'effettiva e diretta intertestualità. Gli interventi dovranno proporre casi concreti, ricavabili da tutte le opere dantesche, e possibilmente anche riflessioni metodologiche da sottoporre alla discussione.