I padri conciliari domenicani al Vaticano I (original) (raw)

Introduzione ai Padri della Chiesa

PATROLOGIA OBIETTIVI DEL CORSO: 1) Tenendo presente che "uno studio articolato di recupero del modo di essere e di pensarsi cristiani nel periodo della Chiesa dei Padri" è stato incoraggiato sia da Paolo VI (AAS 67, 1975, 469-473) sia da Giovani Paolo II (Lettera apostolica "Patres Ecclesiae", AAS 72, 1980, 5-6), si dovranno cogliere nei Padri, di volta in volta, alcune "delle costanti che sono la base di ogni autentico rinnovamento nell'ordine spirituale e teologico: attaccamento alla fede, desiderio di ardente di scrutare il mistero di Cristo, senso profondo della Tradizione, amore senza limite alla Chiesa" (Paolo VI, "Lettera al card. M. Pellegrino per il centenario di J. B. Migne, AAS 67, 1975, loc. cit.) 2) Perciò si cercheranno "agganci" con discipline quali Storia della Chiesa e Filosofia Cristiana, ovviamente tenendo presente lo specifico statuto istituzionale di esse. 3) Ricerca di "motivi che rendono così vivo ed attuale nella nostra epoca, pur così diversa da quella dei Padri, il loro messaggio incisivo e fecondo dal punto di vista non solo religioso e spirituale, ma anche letterario e, in senso più ampio, culturale."

Il ruolo del vescovo Strossmayer nella minoranza conciliare del Vaticano I

Annales Historiae Conciliorum, 2020

The Bishop of Đakovo (then Bosnia-Syrmium) Josip Juraj (Joseph George) Strossmayer (1815-1905), a former student of the Universities of Budapest and Vienna, triggered many discussions, meetings and agitations with his five speeches, not only in the minority and the majority of the Council but also within and outside the Council. He also presented many new ideas, not only with regard to the definition of the infallibility of the pope, but also with regard to the rules of the Council, the question of the rights of the bishops, the role of the laity, the codification of canon law and the ecumenical perspective. Strossmayer was not only opposed to the definition of infallibility, but was also one of the harshest opponents of the doctrine of papal infallibility itself. Until now, in the historiography of his Croatian homeland, the thesis of many scholars of his "inopportunist position" has prevailed, who have placed Strossmayer's role in the minority, presenting his opposition to the definition of the dogma of infallibility in a purely pastoral or political and ecumenical key. Often, his opposition to the dogma of infallibility was read as opposition to the dogma only because of the concern for possible political repercussions in the Balkans and in the large Slavic family, which was very close to the heart of the bishop of Ðakovo himself, and, not least, also because of the possibility of complicating future relations between the Catholic Church and the Orthodox Church. The true role of Strossmayer in the minority at the First Vatican Council has not yet been definitively clarified and presented to scholars and the wider ecclesiastical and historical public. Strossmayer was for many, especially for the Roman Curia, for the Jesuits and for all those who were not aware of the new signs of the times, a suspicious, modernista, Gallican character, indeed many times even accused of heresy. Some accused him and attributed to him what he had not said and would never say or do. Others, however, wishing to defend him at all costs, diminished his role in the council discussion and in the minority. His sometimes disproportionate accusations against Pius IX and the practices of the Roman Curia were denied. Even in this short contribution no final judgement can be made. Thanks to the consultation of various published sources, especially those concerning the First Vatican Council and those from the Archives of the Diocese of Đakovo, compiled by the late prof. Šuljak in his thesis, as well as the various diaries of the Council, the recently defended theses, and the hitherto little accessible literature, Strossmayer's activity and role within the minority of the Council, his position on the dogma of papal infallibility, and his ecclesiastical and ecumenical interests become clearer, more authentic, and in a true Strossmayerian sense.

La memoria dei Papi del concilio Vaticano II

La memoria dei papi del Concilio Vaticano II. A proposito di una recente pubblicazione su Giovanni XXIII e Paolo VI * FRANCESCO SAVERIO VENUTO / TORINO "Riconosco il merito di Giovanni XXIII nel convocare un concilio che nessuno davvero si aspettava. E sono pure convinto che questo concilio rappresenta la linea di demarcazione fra l''epoca piana' della chiesa e la nuova età, quando la chiesa, malgrado ogni tendenza ritardante, sta diventando una chiesa universale. Ma assieme ad una caro amico ormai scomparso, Burkhart Schneider, che conosceva Roma così bene, sono convinto che parecchio di quel che si racconta di questo papa rientra nel campo della leggenda" 1 . Così, senza alcuna remora, si esprimeva Karl Rahner, in una lettera inviata alla rivista teologica Concilium, della quale era membro fondatore, in occasione del trentennale di fondazione. L'osservazione franca del gesuita tedesco è direttamente rivelatrice della discussa personalità di Giovanni XXIII e, indirettamente, anche della complessa relazione tra il suo pontificato, contrassegnato dalla convocazione e apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e quello del suo successore, Paolo VI, che lo continuò e lo concluse, avviandone anche la prima recezione e applicazione. Numerose e di differente orientamento storiografico sono le pubblicazioni che si possono reperire sui due Pontefici. La sostanziale continuità sulle linee portanti dei due pontificati, specialmente in relazione al Concilio e, allo stesso tempo, la contrapposizione tra la profezia giovannea e la presunta conduzione autoritaria montiniana dell'assise conciliare rappresentano in qualche modo gli estremi di un appassionato confronto fra storici e teologi.