La riforma del teatro nel primo Settecento attraverso il Giornale, in “Il Giornale de’ Letterati d’Italia” trecento anni dopo. Scienza, storia, arte, identità (1710-2010), a cura di Enza Del Tedesco, Pisa-Roma, Serra, 2012, pp. 309-324. (original) (raw)

Lorenzo Galletti, Lo spettacolo senza riforma.La compagnia del San Samuele di Venezia (1726-1749), Firenze, Firenze University Press, 2016 (Premio Ricerca Città di Firenze, 50)

2016

La compagnia del San Samuele di Venezia costituisce un caso esemplare della straordinaria vitalità delle truppe comiche nel primo Settecento, prima del successo della drammaturgia goldoniana. La ricostruzione della cronologia dell’attività della formazione guidata dal capocomico Giuseppe Imer consente di osservare la straordinaria versatilità degli attori dell’Arte e l’ampiezza di un repertorio che tra il 1726 e il 1749 svariava dai drammi agli intermezzi musicali, passando per i canovacci della commedia Improvvisa e per le tragedie. Grazie a documenti inediti e a un’analisi critica dei repertori l’autore elegge gli attori a principali protagonisti della scena spettacolare veneziana e propone importanti aggiornamenti sulle migrazioni dei comici nel secondo quarto del XVIII secolo.

“Nuovi documenti sulla gestione impresariale del teatro di Milano fra Sei e Settecento. Il Teatro Ducale milanese (1642-1716) e la rappresentazione de La Floridea (Novara, 1674)”, “Fonti Musicali Italiane” 23/2018, pp. 27-66

Fonti Musicali Italiane, 2018

Il saggio ricostruisce le vicende della gestione, dal 1642 al 1716, del teatro di Milano, che il Collegio delle Vergini Spagnole, che ne aveva la titolarità, affidava mediante un appalto a impresari. Fra questi si distinsero in particolare i Lonati, che lo tennero per buona parte del Seicento, e i Piantanida, cui si deve la ricostruzione del teatro a fine secolo. Accanto agli aspetti economici, dai proventi dei lotti e dei “giochi di fortuna”, collegati all’appalto, all’affitto delle sedie e dei palchetti, sono analizzate anche alcune caratteristiche particolari della gestione del teatro milanese, quali il particolare controllo esercitato del governatore. Più difficile appare invece la ricostruzione degli spazi destinati agli spettacoli, dal primo teatro a quello realizzato dai Piantanida, sempre all’interno del palazzo ducale, per la mancanza di documentazione seicentesca, ma l’indagine archivistica ha permesso di ritrovare un’importante descrizione di metà secolo e di chiarire meglio alcune fasi della loro storia. Da ultimo il ritrovamento del contratto con Antonio e Ascanio Lonati per la rappresentazione de La Floridea a Novara nel 1674, voluta dal governatore della città, conte di Melgar, consente di conoscere i vari aspetti organizzativi per la messa in scena dell’opera e i costi dell’allestimento, dal cast all’orchestra, dai costumi alle scene.

Filippo Juvarra e il rinnovamento del gusto teatrale e operistico a Roma nel primo Settecento

Cultura, arte e società al tempo di Juvarra, a cura di G. Dardanello, Firenze, Leo S. Olschki, 2018, pp. 33-61, 2018

La forte spinta di rinnovamento stilistico e ideologico che caratterizza il panorama artistico del primo Settecento italiano ed europeo è molto evidente in campo teatrale, e in particolare nel melodramma, interessato da un articolato ed eterogeneo processo di trasformazione in tutte le sue componenti. L’opera romana di Filippo Juvarra (1678-1736) fu determinante in questo contesto di rigenerazione del gusto teatrale e operistico: attivo come architetto e scenografo tra il 1709 e il 1714 nel Teatro Ottoboni alla Cancelleria, nel teatrino di Maria Casimira di Polonia a Palazzo Zuccari e nel Teatro Capranica, il messinese allestì undici drammi musicali di cui resta un’ampia mole di materiali (libretti a stampa, partiture e documenti manoscritti), oltre ai disegni e “pensieri” abbozzati da Juvarra per le mutazioni sceniche. La messa in relazione delle testimonianze visive che l’attività teatrale di Juvarra ci ha tramandato (disegni, “pensieri” e incisioni), con i testi dei drammi per musica di Pietro Ottoboni, Pietro Antonio Bernardoni, Carlo Sigismondo Capece e Antonio Salvi per i quali furono concepite, consentono di effettuare una “lettura” davvero contestualizzata di questi lavori. Comprendere e apprezzare le pur circoscritte operazioni artistiche juvarriane a Roma nel primo quarto del Settecento permette di gettar luce su un’intera epoca della cultura europea, letta attraverso la lente di uno dei generi artistici, il teatro d’opera, più apprezzati e diffusi.

I tour italiani di Andrea Niccòli e il rinnovamento del teatro fiorentino (1894-1908)" (in 1861/1961: un secolo di circuitazione teatrale in Italia. Attori, compagnie, piazze", a cura di Leonardo Spinelli)

tab edizioni, Roma, 2024

Part of the book "1861/1961: un secolo di circuitazione teatrale in Italia. Attori, compagnie, piazze" (edited by Leonardo Spinelli), the paper aims to reconstruct the national touring of Florentine ensembles led by Andrea Niccòli at the beginning of the 20th century, starting from the state of the Art related to the Florentine vernacular theatre of the time and the 19th-century tradition of the Stenterelli. The Niccòli's national, extra-Florentine and extra-Tuscan circuit, at first linked to the classical repertoire in Florentine vernacular, linked to Stenterello, later evolved under the banner of the association with the playwright Augusto Novelli. The new Florentine theatre removes the mask from Niccòli, bringing to fruition the prodromal reforms made by Raffaello Landini, Garibalda's father. The gradual "reform" was tested on Italian audiences from the early 20th century until the death of the Capocomico in 1917.