Corpo/Gesti (original) (raw)

OPERA E CORPO

Il '900 si è aperto presentando i segni di una straordinaria crisi epocale, che di lì a poco avrebbe trovato la sua tragica rappresentazione nella Grande Guerra, nella caduta degli equilibri politici e statuali in Europa, nel manifestarsi delle moderne dittature. La nuova sensibilità emergente poggiava sull'assenza di certezze definite, su una radicata instabilità, su una generale frantumazione dell'io, sulla caduta di un sé fisico e mentale definito e unitario, che si andava al contrario pian piano sgretolando sotto la pressione delle nuove scoperte nei campi della medicina e della scienza, non meno che della psicoanalisi, della filosofia, dell'antropologia, con un conseguente e totale mutamento d'orizzonte. Gli artisti hanno avvertito nel loro lavoro e portato alla luce il tema della temporalità, della contingenza e dell'instabilità del corpo, sviscerando l'assunto secondo cui l'identità va "recitata" sia dentro che fuori dai propri confini culturali, non essendo essa una caratteristica precostituita dell'essere umano. Ben presto essi sono giunti alla consapevolezza dell'esistenza di un sé invisibile, senza forma e dai confini indistinti, e si sono interessati ai rischi, alle paure, alla mortalità, ai pericoli, alle espressioni negate o represse della sessualità che contraddistinguono e a volte minacciano il nostro corpo, che ora comincia dunque ad essere considerato non più come mero "contenuto" dell'opera, ma come vero e proprio luogo della scrittura visiva, esso stesso strumento dell'opera, alla stregua di una tela, di un pennello, di una superficie significante. La storia degli artisti che hanno utilizzato il corpo come materiale e strumento espressivo delle proprie opere è costellata di fruttuose collaborazioni e scambi di idee tra forme d'arte e culture diverse. Le teorie di Sigmund Freud sull'inconscio, pubblicate a cavallo del XIX e XX secolo, ebbero una grande influenza sul modo di percepire la mente e il corpo. Anche se molte delle sue ipotesi sono state successivamente smentite o riformulate e nonostante l'atteggiamento di disinteresse se non di ostilità, a dir poco, di Freud verso l'arte moderna, l'idea freudiana che l'inconscio influenzi il comportamento senza che l'individuo ne sia cosciente ha cambiato il modo di intendere le relazioni tra mente, corpo e comportamento. Una conseguenza diretta di simili mutamenti epocali nella prospettiva culturale sono le teorie e le pratiche artistiche sviluppate dalle avanguardie Dada e surrealiste. Artisti come Tristan Tzara e Kurt Schwitters, combinando tecniche innovative, irriverenza ed esibizionismo critici, diedero corpo ad opere che si ponevano come una sfida alla "finzione" della rappresentazione artistica. I dadaisti rifuggirono i tradizionali spazi espositivi dei musei, creando le proprie opere nei caffé, nei teatri di avanspettacolo, sui giornali o per le strade, tutti ambienti da loro giudicati più "reali" e consoni all'arte e proponendo serate collettive -come nell'esperienza del Cabaret Voltaire di Zurigo -durante le quali performances, letture, provocazioni "teatrali" d'ogni genere esprimevano la necessità di fare tabula rasa del passato per rifondare i linguaggi dell'arte. L'artista metteva dunque in campo tutto quanto gli apparteneva, a partire dal proprio stesso corpo fisico e mentale.

Corpo a corpo

Ri-Vista. Research for landscape architecture

Bodies make immaterial, impermanent, and impregnable urban geographies, and thereby affirm and claim the open spaces of the city as fields of opportunity, repositories of not pacified and controversial rituals, therefore fruitful. Bodies have an explicit design value; they are cognitive as well as configurative tools. When we put bodies at the center of the project, we outline performative landscapes in both environmental and aesthetic, emotional and behavioral terms. At the same time, we male authentically erotic landscapes, which are opportunities for mixing, commingling, generating situations pulsating with life. We make landscape of great sensualism, in the very sense of expansion and amplification of sensibilities attentive to contextual interactions, both present and eventual. This paper investigates some of declinations of this statement, going through different scales and fields, from urban history to art history, and then dwells on some notable examples of contemporary land...

Bodies and Care / Corpi e Cura

Officina Journal n. 41, 2023

The issue Bodies and Care invites us to observe the multiple natures of the body and care, in their different scales and manifestations of existence, between organic and inorganic, biological and technological, human and non-human. Beyond anthropocentric supremacy, the following essays express a posthuman design vision toward new aesthetic and hybrid horizons. Researchers and designers offer multiple perspectives on the questions that characterize the present and the future: what bodies can design interrogate? In what ways can we imagine new alliances? How can technology be an unveiling agent? Bodies and care are interwoven within the issue through various essays involving different design territories, from fashion to public space, from product design to interior architecture, highlighting new approaches to contemporary theories and practices. The dimension referred to is multispecies, postdigital, and transdisciplinary: it is about a body that is not afraid of confrontation with otherness, about a caring that expands beyond the human.

Corpo-vestito-corpo

Lavorare sul corpo significa agire sui confini identitari. In un'epoca di grande incertezza, infatti, il corpo è sempre più utilizzato per scrivere la propria soggettività, definire le proprie appartenenze, comunicare il proprio disagio. Un corpo frontiera tra natura e cultura, collettore e specchio di una molteplicità di codici in transito che, lasciando aperta la possibilità di scelta, consente di accordarsi con la liquidità contemporanea. Si può vestire il corpo per interpretare le diverse scene del quotidiano, spogliarlo per riscrivere quelle caratteristiche che, attraverso le forme, segnano i nostri destini sociali. Si può tentare di liberarsi dal corpo vivendo in un universo virtuale attraverso la finzione e la speranza di corpo virtuale. Si può nascondere il corpo dietro uno chador e vivere questa scelta come espressione di antagonismo e occasione di ridefinizione di una soggettività confinata nel limite. Si può mascherare il corpo attraverso una malattia che, se accreditata socialmente, può divenire rifugio per il disagio identitario. Tutto questo è però possibile a condizione di utilizzare codici culturalmente appropriati. Le cornici corporee che organizzano la nostra esperienza, infatti, incarnano un'epoca, o meglio la propria stagione politica, con le sue gerarchie (comprese quelle di genere), le sue retoriche e le sue narrazioni. Narrazioni che passano anche attraverso l'arte e l'architettura. In questa prospettiva, nel libro si è costruito un viaggio intorno al corpo che, attraversando le frontiere disciplinari, si spinge in territori nuovi e finora poco esplorati.

Corpo

Corpo in "I grandi Temi del secolo" - Direzione scientifica di Alberto Abruzzese, pp. 203-223, 2014

Figure del corpo. Gesto e immagine in movimento

2019

La cultura digitale obbliga a ripensare il rapporto fra corpo e immagine. Il visivo è sempre meno un fatto di occhi e sguardi e sempre più di dita, mani, gesti. Compiamo un gran numero di gesti per attivare anche il più banale dispositivo di visualizzazione, e sempre più spesso sono le nuove tecnologie a saper leggere i nostri movimenti e a dotarli di senso. Il percorso dei cosiddetti media ottici si è interrotto o ha subito una radicale deviazione? In realtà il corpo è sempre stato al centro delle immagini tecniche, soprattutto del cinema, che non solo ha esaltato la capacità espressiva e manipolativa dell’uomo, arricchendola di infinite sfumature, ma in quanto macchina è nato da un gesto molto speciale, via via automatizzato e nascosto nello strumento. Ma che cos’è un gesto e perché il suo legame con il filmico è così stretto? Fra posa e flusso, azione e passione, tecnica e istinto: nelle teorie moderne – da Darwin a Warburg, da Mauss a Plessner – gesto e immagine in movimento sembrano determinare un unico luogo del senso. Quasi come un anticorpo alle forme di controllo inaugurate dalla cronofotografia, e oggi riemerse nelle politiche del database e della recognition, il cinema ci ha insegnato che in un gesto c’è sempre una componente di magia: un effetto inspiegabile, un sentire intraducibile a parole, una combinazione di funzionalità ed espressione. Un pensiero del corpo che scarta la ragione. Quali figure del corpo emergono nei film? Perché le immagini nel palmo della mano sono all’origine e non alla fine della storia del cinema? In che modo i film rovesciano le gerarchie di visibilità dei gesti, ad esempio fra maschile e femminile? Il volume insegue le radici del presente per riscoprire il modo in cui il cinema ci ha insegnato a guardare l’uomo, e non semplicemente a captarlo, mapparlo e archiviarlo.

Linguaggio corpo

Con l'augurio che, al termine delle sette lezioni, sappiano leggere nella mente altrui (e gli altri nella loro!).

Il Corpo Assente

Isolario Venezia Sylva. A cura di Sara Marini, Vincenzo Moschetti. Mimesis, Milano, 2022

“Isolario Venezia Sylva” è un progetto dell’unità di ricerca dell’Università Iuav di Venezia svolto nell’ambito del programma Prin “Sylva – Ripensare la «selva». Verso una nuova alleanza tra biologico e artefatto, natura e società, selvatichezza e umanità”. Agli autori invitati è stato chiesto di sviluppare una riflessione progettuale per un’isola minore della Laguna di Venezia che è stata loro assegnata. L’esercizio, fondato sulla conoscenza della realtà e sulla prefigurazione dello spazio, è strutturato su quarantotto frammenti di terra e su quarantotto gruppi di progettazione di quindici diverse scuole di architettura italiane o studi professionali, è incardinato sui tre termini/temi “isola, architettura, selva”.