New Deal e dirigenze opportuniste del movimento operaio nord-americano (original) (raw)
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La socialdemocrazia nordica e la “sfida democratica al capitalismo”
Diacronie, 2012
Introduzione l saggio tratta dalle idee errate che prosperano sulle socialdemocrazie in genere, e sui modelli sociali nordici in particolare. Il fine è di meglio comprenderne le (vere) caratteristiche e i punti critici. Ma anche -essendo quelle nordiche per vari motivi socialdemocrazie piuttosto "di successo" I Diacronie Studi di Storia Contemporanea www.diacronie.it N. 9 | 1|2012 Quando la classe operaia andava in paradiso 7/ La socialdemocrazia nordica e la "sfida democratica al capitalismo"
Mussolini e Roosevelt Corporativismo fascista e New Deal
Corriere della Sera, 2022
Mussolini e Roosevelt Corporativismo fascista e New Deal di Eugenio Di Rienzo L'avvento del fascismo fu salutato negli Stati Uniti con sentimenti contrastanti, ma per tutti gli anni '20 la figura di Mussolini venne spesso descritta oltreoceano con toni molto positivi, in primo luogo per la sua "funzione" anticomunista. Non mancarono articoli e resoconti che ritraevano il Duce come un vero e proprio condottiero capace di risollevare le sorti italiane, mentre i capitali americani giocarono un ruolo importante dopo la fine del primo conflitto mondiale per la ripresa economica della penisola. Nel '32, il passaggio da un'amministrazione repubblicana a una democratica, con l'elezione di Franklin Delano Roosevelt, sembrò poter interrompere queste tendenze.
Il proletariato cliente. Politica USA-pacchiana
1952
Il conto torna proprio, non solo perché - come avrebbe detto Rosa Luxemburg - l'Asia e l'Africa non hanno ancora imparato ad applicare la ricetta del capitalismo benefico e sedato, ma perché l'Europa lo ha disimparato e a tale scopo le hanno fracassati i suoi impianti e la sua trama industriale. Il conto torna, solo che si comprenda ciò che il piccolo borghese non comprende dal 1848, come l'imperialismo di un paese, come le sessanta bande di un paese superarmato, depredano saccheggiano e aggrediscono il mondo, anelando ad investire il favoloso capitale accumulato nell'arma superproduttiva: la bomba atomica. Il cliente migliore di questi piazzisti di immani stock di merci a basso costo, non è solo l'operaio indigeno ed esterno, il povero in canna: è il cadavere. La vita a buon mercato; la morte free. Free in America significa: libera, e significa pure gratis, senza pagare nulla. Keynes è Keynes, ed Hoffman è il suo profeta!
Il diritto nordamericano all’epoca del populismo. Quali tutele per i lavoratori?
Questione giustizia , 2019
Nell’epoca del populismo di Trump il dinamismo di un sistema a federalismo pieno dà fiato a livello statale (e locale) a una nuova brezza, in controtendenza rispetto alla direzione di un vento che a livello federale da trent’anni a questa parte ha spazzato via i diritti dei lavoratori statunitensi. L’articolo esplora le vicende che riguardano l’emblematico caso dell’arbitrato obbligatorio negli Stati Uniti.
Il lavoro nella metamorfosi capitalistica del neoliberismo
La presente relazione si occupa di analizzare nello specifico l'opera Capitalismo, desiderio e servitù di Frédéric Lordon (DeriveApprodi, Roma 2015), soffermandosi in modo particolare sul lavoro e il nuovo senso della mobilitazione salariale contemporanea.
Nuovo movimento operaio e l'occupazione delle fabbriche in Argentina
2003
Una interpretazione del fenomeno scopre nel fatto concreto della occupazione e della produzione una serie di attributi, immediati o potenziali, che vanno ben al di là della coscienza sociale che i protagonisti hanno di tali attributi. Si tratta, in genere, della applicazione al caso Argentino della classica tesi dei consigli operaio. I suoi argomenti maggiormente menzionati sono: che le occupazioni delle fabbriche prefigurano una nuova società (oppure che appaiono in esse i germi del comunismo); che tramite l’opposizione di fatto al potere costituito emergono embrioni di doppio potere (o che servono come esperienza per una presa del potere statale); che confrontano il capitale come se fosse un fenomeno naturale e distruggono il mito della funzione sociale dell’imprenditore (o che siano necessari i padroni e i tecnici per far funzionare una unità produttiva); per ultimo, che l’appropriarsi dei mezzi di produzione pone in questione l’alienazione capitalista e la nozione stessa di prop...
Appunti di un vecchio operaista sulle fantasime nicciane
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l'inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila a Attualità de Il male oscuro di Giuseppe Berto DI MARCO TOTI Io da vecchio sarò piccolo, con la barba e i capelli bianchi. Avrò le mani rovinate, sarò un po' zoppo e senza denti, forse con il naso storto. Mi accompagneranno quando devo attraversare. Mangerò zuppe con carne tenera. Avrò vestiti e scarpe nere. Qualche volta andrò al bar ad ubriacarmi e ad un certo punto morirò per infarto o incidente. (Fabio, 14 anni, in R. Pittarello [a cura di], Il tempo segreto. Dal diario di ragazzi di quattordici anni, Torino 1991, p. 75). 2 Ibidem, pp. 450-451. Il Covile, ISSN 2279-6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull'Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore:
Il New Deal di Roosevelt. Il diritto davanti alla crisi
Discutere la crisi. Il ruolo del diritto nella sfida della ripartenza, 2022
The paper aims to investigate law’s capacity to react to the crisis starting from the analysis of Franklin Delano Roosevelt's New Deal: its strengths, its shortcomings, and obstacles, above all the opposition of the Supreme Court. In conclusion, the work highlights the opportunity to recover, today in a time of total crisis, the reformist vitality of the welfare state - of which FDR was an influential exponent - and which has its roots in the Enlightenment of the eighteenth century. A complex attempt that requires to reconcile the law’s capacity – statutory law, particularly – to change society with the respect of its value base.
I partiti operai di fronte alla politica estera
1949
Si era soliti-prima dell'altra guerra-definire la posizione dei partiti operai nei rapporti internazionali tra gli Stati con la frase: "I socialisti non fanno politica estera". Inutile dire quanto tale espressione fosse inadeguata. Essa voleva risalire alla posizione teorica marxista che cerca la chiave della storia non più negli urti tra re, generali e potentati ma nei rapporti economici sorti nel campo della produzione.