Beati i poveri in spirito (original) (raw)
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Dio, anima e intelligibili nella Stoa
Chora, Revue des'études anciennes et médiévales, vol. 9/10, 2011
L’ article analyse les témoignages stoïciens qui définissent la divinité come « intellect » et « âme du monde » et qui permettent de déterminer les contenus de la pensée divine comme logoi, c’est-à-dire certains « discours », ou « raisonnements ». En premier lieu, on examine les mots nohrov", et nohtovn pour établir à quelles réalités le Stoïciens confèrent les caractères de l’intelligence et de l’intelligibilité et comme ils décrivent la pensée scientifique à laquelle ils comparent la pensée divine. En second lieu, on examine la théorie des raisons séminales et ses relations historiques avec le problème des objets de la pensée divine. Enfin, on tente de montrer que les Stoïciens, tout en suivant la théologie démiurgique du Timée, unifient ce que Platon a tenu bien séparé : le Démiurge même, l’âme du monde, le « vivant intelligible ».
LA CARITÀ CHE UMILIA Riflessioni sul nostro rapporto con i poveri
Introduzione Pensare la carità a partire dai poveri, ascoltando il loro punto di vista, sforzandosi di guardare la storia dalla loro finestra: è l'indicazione di un percorso possibile da intraprendere. E allora forse si scopre che della nostra così detta carità, dei nostri aiuti, per lo meno così come li intendiamo noi, che spesso e volentieri si fermano allo stato di elemosina, i poveri non sanno cosa farsene, anzi a volte sono inutili o addirittura dannosi. Non ce lo dicono, anzi ci fanno dei sorrisi simpatici, perché sanno che gli Occidentali si alimentano di sorrisi di gratitudine. Siamo contenti quando facciamo del bene, soprattutto a persone che vivono distanti da noi. Per questo preferiamo avere un rapporto costante mensile con qualcuno che vive migliaia di chilometri lontano da noi, piuttosto che dare un po' di attenzione (costa zero euro) a chi ci sta vicino. Gesù ci ha insegnato a farci prossimi, ad avvicinarci, a metterci nei panni di coloro che incontriamo. Gesù ci ha insegnato a vedere nel prossimo non un oggetto per un possibile soddisfacimento del nostro orgoglio cristiano, ma una persona. Senza questo sforzo empatico si rischia di riprodurre modelli colonizzatori, di traferire sui poveri le nostre parziali e arroganti visioni del mondo, di costruire fantomatici progetti sociali con soldi che non ci costano nessuna fatica e pretendere che i poveri ci dicano grazie. E poi ci arrabbiamo se questo non avviene. Entriamo nel loro mondo e pretendiamo di aiutarli come ci pare a noi, spesso e volentieri senza fare un minimo sforzo di ascolto, per lasciarci consegnare i reali problemi e pretendiamo anche di essere ringraziati. Ci offendiamo quando il nostro buonismo non è riconosciuto. Facciamo i capricci e mettiamo il muso. La mentalità di colonizzatori, anche spirituali, ci accompagna continuamente. Necessità di azioni deponenti nei percorsi caritativi Apprendere a vedere il mondo a partire dall'altro esige tempo. Non basta una visita estiva di qualche settimana o di qualche mese: esige anni. Spesso però, non
Nel capitolo conclusivo dell’Evangelii gaudium papa Francesco non intende offrire una sintesi organica della spiritualità cristiana, ma «proporre alcune riflessioni circa lo spirito della nuova evangelizzazione». In questo contributo si intende richiamare innanzitutto il ruolo specifico che il Papa attribuisce allo Spirito all’interno della sua esortazione apostolica, per poi mostrare come questo incida sull’azione dell’evangelizzatore e, quindi, sulla figura di una morale cristiana autenticamente «spirituale» ed evangelizzatrice.
Dio non fa questi dispetti ai poveri
Araberara Valcamonica, 2024
L'insegnamento attualissimo di don Milani. La sua presa di coscienza di essere un privilegiato senza merito. La sua pedagogia e la sua didattica. Don Milani's very current teaching. His awareness of being privileged without merit. His pedagogy and his teaching. L'enseignement très actuel de Don Milani. Sa conscience d’être privilégié sans mérite. Sa pédagogie et son enseignement.
La luce interiore: Serveto e la libertà dello spirito
Via nova. QSIM 14 (2022): 305-320, 2023
La storia ricorda, o meglio registra, che nel 1553 moriva a Ginevra Michele Serveto, arso vivo nel corpo in un rogo voluto da Calvino, pochi mesi dopo essere stato bruciato in effigie dai “papisti”, assieme alla sua Christianismi restitutio: lo scritto più eretico di un mondo cristiano precipitato nella duplice voragine delle guerre di religione su suolo europeo, e delle guerre di colonizzazione nel cosiddetto nuovo mondo. Cosa, nella visione di Serveto, poteva aver suscitato una così feroce reazione nei detentori delle incipienti opposte ortodossie, dei dilaganti assolutismi? Questo contributo tratteggia i principali aspetti di quella che Serveto intendeva essere una restituzione del Cristianesimo alla propria arcaica, ed eterna, autenticità: rigenera- zione dell’individuo nell’invisibile e onnipresente luce cristica, matrice e forma di ogni cosa. Condannata come “panteista”, la prisca theologia di Serveto intende- va tracciare una via nova alle soglie della modernità, in visionaria consapevolezza dell’unitarietà del tutto.
Spunti di esegesi. POVERI - in spirito (Domenica 01 novembre 2020 - TUTTI I SANTI [Mt 5,1-12])
Spunti di esegesi. POVERI - in spirito (Domenica 01 novembre 2020 - TUTTI I SANTI [Mt 5,1-12]), 2020
Commovente e al contempo apportatore di coraggio, il Vangelo odierno è gravido di senso, tanto nel suo testo originale, quanto nella lettura, o nell’ascolto, in lingua corrente italiana. Ed ogni volta che ci troviamo al cospetto del brano evangelico in esame, incipit del cosiddetto “Discorso della montagna”, si accende in ciascuno di noi un fervore ed un calore che conforta le nostre tristezze e consola le nostre angosce.