Acquisire il senso del frammento: gettarsi fuori (original) (raw)
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Il Punto di Partenza è il Concetto di Fuga
Quanto segue sottopone all' attenzione dei lettori la tesi di laurea lo studente Dario Balletta numero di matricola 5296, presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo. Le argomentazioni che sono portate avanti in tale scritto e che si potranno trovare nelle pagine seguenti non si propongono come mezzo per poter giungere alla dimostrazione della tesi stessa, bensì come semplici indicazioni che segnano e misurano i passi che l'autore ha compiuto in un percorso di esperienze e conoscenze ancora in itinere, e pertanto, anche se la lettura di alcuni dei passi riportati sembra voler portare il lettore ad una presunta verità, l'autore qui invita chiunque si appresti alla lettura a non lasciarsi ingannare, perché tale impressione è data solamente dalla strutturazione dei suddetti argomenti, i quali, solitamente, se letti o ascoltati in ordine diverso o singolarmente, sono ben lontani dalle Verità alle quali presumiamo, quotidianamente, di partecipare tutti quanti.
Choc. Scotimento del senso e problematicità (estratto)
2020
Che cosa significa choc? Cosa succede quando un evento scuote improvvisamente l’ovvietà irriflessa del vivere quotidiano? Come rispondere a ciò che inquieta il complesso ordinario e consolidato delle pratiche umane? Al termine choc si è fatto frequentemente ricorso per descrivere la reazione più comune allo sconvolgimento provocato dalla pandemia di coronavirus che ha segnato in modo indelebile le nostre esistenze. Choc rimanda, però, anche all’esperienza filosofica originaria che interpella radicalmente il nostro rapporto al reale, svelandone la problematicità. L’intento di questo breve scritto è quello di ripercorrere quel peculiare senso di choc in un confronto serrato con il pensiero di Jan Patočka, filosofo boemo che ci ha lasciato pagine indelebili e testimonianza concreta di cosa significhi far fronte a ogni esperienza profonda di scotimento.
[pubblicato su " gli Asini " , n.54-55 agosto-settembre 2018] L'epoca attuale non consente, come in passato, di dare per scontato il futuro, di giocarci a negarlo o a disegnarlo a piacimento. Divenuto scarso e inconoscibile, si è fatto prezioso, e certamente diverso dal presente, dal passato. Questo cambia i rapporti fra le generazioni, scioglie la linea di separazione fra sapienti e discenti, convoca tutti i saperi, chiede nuovi atteggiamenti nel rapporto con la realtà.
Shoah o la sparizione del senso
2022
Come de-scrivere la ? 1 o, forse, sarebbe meglio dire: come scrivere sulla ?, lasciando da parte le domande sull'origine storica e ideologica dei motivi scatenanti il genocidio del popolo ebraico appartenenti al palcoscenico per certi versi sempre un po' opaco della Storia. Per ora, non sono previste all'orizzonte contorni di soluzioni definitive, magari anche sbiadite, che potrebbero dare la parvenza di orientare direzioni di pensiero che, d'altro canto, non smettono mai di ramificarsi dinamicamente in possibili fioriture di senso. Provare ad attraversarle, seguendo il filo delle loro trame, potrebbe essere proficuo, qualora si sia disposti ad intraprendere percorsi, talvolta alternativi, senza segnali stradali che possano indicare sviluppi di pensiero già determinati a monte da particolari effetti di realtà, frutto dell'applicazione di categorie logiche i cui funzionamenti rispecchiano procedure meccaniche, entro cui il senso, mai del tutto univoco, rischierebbe di rimanere soffocato. L'interrogazione sull'origine delle condizioni di possibilità, ben prima del loro essere semplici cause, della scrittura, al fondo del fondo della sua essenza, a partire dall'evento indicibile della , potrebbe costituire uno dei possibili accessi, mediante cui attivare un attraversamento plastico, sempre disposto a rimettere in discussione le modalità del proprio movimento, alla base del quale non ci sarebbero rigide prassi regolari rispondenti a particolari protocolli d'azione garanti dell'effettiva buona riuscita del loro stesso operare. La scrittura, all'altezza della domanda sul senso trattenuto dalla , si tradurrebbe nella scrittura della fine, che memorizzerebbe, più o meno inconsciamente, nel proprio DNA, codici d'esperienze e di linguaggi umani talmente singolari che potrebbero mobilitare, se solo ascoltati, germinazioni di pensiero, ancora da compiersi, eppure già al di là delle loro possibili realizzazioni, addirittura oltre la spazialità e la temporalità dell'eventualità di per sé aperta dell'impossibile. 2 A patto di non concordare a monte principi teorici che garantirebbero e coordinerebbero a priori una metodologia programmata, indirizzata al perseguimento, in ultima analisi, di determinati fini a scapito di altri, le cui ricedute in diversi ambiti del sapere sarebbero più o meno legati, forse addirittura inconsciamente, ad una particolare ideologia e cultura. Una scrittura, che non abbia a cuore l'imprevedibilità della propria singolarità nella forma della parola, non potrebbe avvenire nell'evento di un dire, la cui radice assumerebbe il rischio di essere esposta a particolari condizioni eterogenee accidentali, benché in parte necessarie, che potrebbero pregiudicare le sorti dell'accadere, consumandone la portata effettiva che, in quanto oggetto culturale, avrebbe su un determinato orizzonte d'attesa. Una delle possibili più attigue al dire e al suo cuore pulsante, ovverosia il linguaggio, sarebbe allora non l'essere, ma il nulla, a cui aderirebbe la parola, mancante di carta d'identità e/o passaporto per un'ipotetica meta, che si traduce anche in un'origine non definita e definitiva, là dove questo luogo, assente in una qualsivoglia geografia terrestre o immaginaria, è da collocare, forse, oltre il confine della legittimità di ogni possibile dire. Il nulla, alla cui soglia ci si potrebbe almeno accostare, sarebbe uno spazio inespresso potenzialmente fertile, qualora la parola fosse disposta a con-cedersi, avvenendo nell'eventualità del dire attraverso una sorta di attuazione-in-divenire che eccede la materialità del Libro 3 dove riposa in attesa di chi esponga sé stesso all'ascolto di una lettura che paradossalmente effettuerebbe il testo medesimo. Come se si fosse letti da un Libro la cui consistenza si reggerebbe su uno sguardo impegnato a leggere tra le righe le trame di chi sia disposto ad attraversarlo per lasciarsi, al contempo, attraversare senza riserve, non senza una qualche forma di timore da fugare, nel momento in cui consensualmente si permetta ad esso di dire ciò che ha da dire senza interruzioni o sospensioni intenzionali che potrebbero minare l'effettività dell'evento del suo accadere. Un Libro, dunque, senza pagine incollate ad un supporto materiale, magari fatto di pelle e dotato di una fine rilegatura, strutturalmente mancante di titolo, capitoli, paragrafi, note e postille: l'antilibro per antonomasia. La sua finalità non avrebbe scopo alcuno prefissato, se è vero che il suo stesso costituirsi, dichiaratamente processuale, è caratterizzato intrinsecamente da un'apertura incondizionata, ancora da in-scriversi, ai margini della quale potrebbe trovare significato il trauma dell'esperienza di morte del popolo ebraico.
Sciogliere il canto dell'abbandono: l'Io (ri)trovato
Sciogliere il canto dell'abbandono: l'Io (ri)trovato «Non sono né una vittima né un eroe; un uomo con le sue ore maledette, e qualche attimo di piena serenità con tutt'adesione di sguardo e il corpo rinfrescato dalla limpidità dell'anima ricreata; questo sono» 1 : così scriveva Ungaretti all'amico Giovanni Papini agli inizi del 1918.
2019
This article aims to bring to light the unpolitical nature of the philosophical investigation. To pursue this goal, I will focus on the disenchantment before modern conception of philosophy that led Karl Löwith and Leo Strauss to diagnose the crisis of modernity. In the first section, I will present the problem of human nature and its historicity as opening the debate on the crisis of modernity in their correspondence. In the second section, I will compare the two contrasting models they adopt for describing the disenchantment of the philosopher before the cave of modernity, namely Burckhardt for Löwith and Socrates for Strauss. In the third section, I will show that Strauss's rediscovery of a Socratian political philosophy is one with the recognition of the unpolitical origin of philosophizing. In the fourth, focusing on Löwith's interpretation of Valéry, I will argue that Löwith defends himself from Strauss's accuse of remaining in the perspective of historicism, by adopting a new form of conventionalism.
Raccontare lo sradicamento nel romanzo Senzaterra
2021
Dans cet entretien Vanessa Alaya, etudiante en master recherche LLCER parcours etudes italiennes (Universite Paul-Valery, Montpellier) interroge la romanciere italienne Evelina Santangelo sur l'ecriture de son roman Senzaterra (Torino, Einaudi, 2008).
RTH – Fenomenologia della frammentazione
Scegliere la contingenza: questo è l'imperativo categorico che affiora dalle pagine del recente testo di Armando Canzonieri, Ermeneutica della vita pratica. Deliberazione e persuasione attraverso Heidegger e Aristotele, edito da Mimesis nel 2016 (d'ora in poi EDVP). Ma cosa significa scegliere ciò che è contingente e, soprattutto, cosa vuol dire farlo attraverso Heidegger e Aristotele? L'interrogazione di questi due filosofi, che divengono nella trattazione di Canzonieri sempre di più allegorie filosofiche capaci di suscitare altre domande, altre questioni, altri sentieri interpretativi, è condotta a partire dall'analisi della filosofia pratica che coinvolge i temi della deliberazione e della scelta, i quali ristrutturano continuamente l'identità del soggetto riconfigurando orizzonti di senso e di socialità che rendono la prassi deliberativa «un'interiorizzazione della pratica intersoggettiva del dare e ricevere consigli» (p. 156). A venire in primo piano nella pratica della deliberazione è l'alterità quale componente fondativa della stessa soggettività deliberante. In EDVP il tema dell'alterità e dell'estraneazione appaiono come strutture portanti della soggettività umana che sceglie, tanto che l'autore giunge ad affermare che la deliberazione "risulta essere l'attivazione di un'estraneazione" che si intreccia con la questione del discorso e del desiderio indagata attraverso il confronto con Heidegger e con Aristotele. Il testo, diviso in tre capitoli, tratta il rapporto "Heidegger-Aristotele", considerando anche le posizioni di studiosi quali Volpi, Tugendhat, Virno.