2003, L’acqua della paura. Il sistema di protezione magico di piteglio e della montagna pistoiese (original) (raw)

LA FLORA VASCOLARE DELLA RISERVA NATURALE “LA PIETRA” (TOSCANA MERIDIONALE)

This work presents the results of floristic research carried out in “La Pietra” Natural Reserve. The checklist includes 549 species besides it is necessary to add 3 introduced species; the narrower endemic species are only 3 while endemic species in a broad sense are 8. The Natural Reserve presents a diversified vascular flora with many important taxa from phytogeographical and conservationistic point of view such as Lupinus graecus, Asplenium septentrionale, Euphorbia nicaeensis, Erythronium dens-canis, Crocus etruscus, Malus florentina. In particular, on the top of the rocky jasper, there are a lot of critical species for Tuscany. It is also reported the comparison with similar studies in other protected areas in southern Tuscany.

Frontori 2016, L’acqua nei sistemi difensivi delle città romane: alcuni casi in Lombardia, in Gilgames. Giornale Interdisciplinare di Lettere e Linguistica, Geografia, Arte e Archeologia, Musica e Spettacolo, I, 2016, pp. 96-113.

In Italy, as in the rest of the Roman Empire, roman urban fortifications usually include walls and defensive moats. Unlike the walls, the moat is often hard to identify due to the urban stratification from the Middle Ages to the present day. However, combining archaeological evidence with the study of historical sources could lead to a real understanding of the ancient defense systems. This paper aims to give a brief survey of the evidences, by comparing different Northern Italy realities.

NUVOLI M. T. & PANTALEONI R. A., 2003. - La zanzara tigre in Sardegna: storia di un quinquennio di caccia. – In: Piga G. S. (ed). - Le acque. L’Uomo, la Storia, il Territorio. – Atti del Convegno, ROMANA, LE ACQUE, 16-17 dicembre 2000. Associazione Sas Amoradas: 18-29.

Il nome scientifico della zanzara tigre è Aedes albopictus. Il nome comune deriva dal colore nero profondo con macchie di un bel bianco brillante (da cui il nome scientifico albopictus, dipinta di bianco) ed in parte dalla sua aggressività, ma non dalle dimensioni, come taluni credono. Essa è infatti simile, se non minore, alle zanzare più familiari. Originaria del Sud-Est asiatico, è propria delle foreste tropicali dove le larve colonizzano piccole cavità interne ai vegetali (alberi o bambù) ripiene d'acqua piovana. Entrando in contatto con l'uomo e con gli ambienti urbani, ha mostrato una straordinaria versatilità e si è adattata prontamente a nuovi habitat come barattoli e lattine abbandonate, tombini stradali ed anche pneumatici, nuovi od usati, lasciati alla pioggia. Ogni recipiente posto in zona ombreggiata e in grado di conservare acqua può essere colonizzato. Anzi Aedes albopictus ha trovato proprio nell'ambiente urbano le migliori condizioni ecologiche di sviluppo (abbondanza di potenziali biotopi larvali) e trofiche (abbondanza di cibo) . Come in tutte le zanzare del genere Aedes le uova non vengono deposte direttamente nell' acqua ma, in questo caso specifico, sulle pareti verticali dei vari contenitori naturali od artificiali appena sopra la superficie dell'acqua. Esse schiuderanno, in adatte condizioni di temperatura e di fotoperiodo, quando, dopo un successivo innalzamento del livello dell'acqua, verranno sommerse. La zanzara ne può deporre oltre cento dopo un pasto di sangue . La capacità di svernare nelle regioni temperate è legata allo stadio di uovo ed al fenomeno della diapausa degli embrioni in esso contenuti indotta da fotoperiodi brevi a basse temperature. Le femmine all'arrivo dell'autunno depongono infatti le uova diapausanti in grado di resistere fino a temperature di -5°C . Proprio queste caratteristiche hanno permesso alla zanzara di compiere grandi spostamenti passivi grazie all'azione dell'uomo. In particolare i pneumatici con piccoli depositi d'acqua sembrano esercitare una forte attrazione su Aedes albopictus. Le uova della zanzara all'interno di questi possono rimanere vive ma inattive per lungo tempo ed essere soggette a viaggi intercontinentali. Risulta praticamente certo il ruolo svolto da questo commercio nella diffusione dell'insetto negli Stati Uniti (la prima colonia stabile fu individuata nel Texas nel 1985) proveniente dal Giappone, il maggiore esportatore mondiale di pneumatici . Due anni dopo eccola in Europa, con il primo focolaio in Albania (Adhami & Murati, 1987). La zanzara è arrivata in Italia, segnatamente a Genova, nell'autunno del 1990 (Raineri et al., 18

Primi A., 2020, Paesaggi insidiati dall’acqua: la Val Bisagno e il rischio di alluvioni attraverso un laboratorio partecipativo, in Bonini G., Pazzagli R. (a cura di), Paesaggi dell'acqua,

Scuola di Paesaggio Emilio Sereni, XI edizione, 27-31 agosto 2019, Quaderni 16, Gattatico (RE), Edizioni Istituto Alcide Cervi, pp. 231-243. ISBN 978-88-944733-6-0, 2020

Massimo Botto, Federica Candelato, Ida Oggiano, Tatiana Pedrazzi (2010): "Le indagini 2007-2008 all’abitato fenicio-punico di Pani Loriga"

FOLD&R Fasti On Line Documents & Research, 175, 2010

Pani Loriga* si trova in vista dell'attuale abitato di Santadi ( , su un modesto rilievo a forma di "U" delimitato a Est dal corso del Riu Mannu. Il sito dista una ventina di chilometri in linea d'aria dalla costa ed è in rapporto visivo con la colonia di Sulci sull'isola di Sant'Antioco, ad occidente dell'ampio e sicuro Golfo di Palmas. I collegamenti con quest'ultimo dovevano essere facilitati dal corso del Rio Palmas, nell'antichità navigabile almeno sino all'altezza del moderno insediamento di Tratalias, dove le indagini archeologiche hanno evidenziato, a ridosso dell'omonimo nuraghe, strutture a pianta quadrangolare realizzate in una tecnica edilizia del tutto identica a quella utilizzata per le abitazioni di Sulci. Le ricognizioni di superficie, inoltre, hanno portato al recupero di ceramiche fenicie che si inquadrano fra la fine dell'VIII e il VII sec. a.C. 1 . Il dato è di estrema rilevanza perché attesta un precoce interesse per questo settore dell'isola da parte della componente fenicia, attratta dalle ricchezze di un territorio ospitale rinomato per le risorse boschive e la fertilità dei terreni e per questo frequentato sin da epoche molto antiche. La stessa collina di Pani Loriga, infatti, venne utilizzata come luogo di sepoltura dal III millennio, essendo interessata da una necropoli a domus de janas 2 .