“ “Due sistemi politici un’economia”: autoritarismo cinese e democrazia taiwanese alle prese con il neoliberismo” (original) (raw)

Neoliberismo tecnoscienza e democrazia al tempo del Covid

Sbilanciamoci, 2020

Questo saggio affronta i dilemmi dell'expertise nel dibattito pubblico italiano sul Covid19, ancora confinato su quello che la sociologia della scienza chiama "modello del deficit", che fa sorgere due populismi scientifici simmetrici: populismo dall'alto - l'esperto assoluto dello star system - e populismo dal basso - il negazionismo complottista. E' da un'assenza di strumenti di dibattito democratico che tali tendenze emergono, in un contesto in cui scienza e tecnologia sono sempre più dentro le logiche neoliberali d'innovazione. Al contrario di quanto fa intendere il senso comune neoliberista, scienza e tecnologia non sono autonome dai rapporti di potere che informano la società. Per evitare derive tecnocratiche o populiste nella gestione della crisi Covid, occorre democratizzare entrambe.

Whatever it Takes": la political economy del Partito comunista cinese

2021

Per tutti i governi, i risultati economici sono cruciali per ottenere sostegno e legittimità, ma sono ancora più importanti in uno stato a partito unico, poiché la mancanza di crescita e di benessere economico mette a rischio l'intero sistema politico. Pertanto, lo sviluppo economico è essenziale per la sopravvivenza del paradigma di regime stesso. Dalla fondazione della Repubblica popolare nel 1949, il Pcc ha dovuto affrontare la realtà di un'economia arretrata e dilaniata dalla guerra e la necessità di costruire l'intera base industriale mancante. Fin dall'inizio, il marxismo cinese è stato afflitto da un problema chiave: la mancanza di industrializzazione, che Marx ed Engels pensavano fosse proprio il punto di partenza dell'attività rivoluzionaria. Mentre stabiliva relazioni con l'Unione Sovietica, il Pcc accettò la versione leninista del marxismo, sostenendo che un settore industriale efficace dovesse essere costruito prima di fare la rivoluzione. Come fa...

Il caso Cina: il nuovo impero e l'orpello della democrazia

Il Regno Annale 2022 , 2022

Secondo il dizionario l’orpello è un ornamento inutile. Oggi la democrazia agli occhi di tanti, in Italia e nel mondo, è considerata così: un cosa inutile, non funzionante. I limiti e le manchevolezze della democrazia non sono tollerati e si trova invece parole di giustificazione, di simpatia e di ammirazione per i leader narcisisti dei regimi totalitari e sovranisti. Il 17 novembre 2021 il leader democratico di Hong Kong Lee Cheuk-yan (64 anni), ha scritto dal carcere una ‘lettera ai giudici’ che è la sintesi della sua vita, ispirata dalla fede cristiana e dedicata alla libertà, alla democrazia e alla giustizia sociale. Mi sembra di rileggere pagine di Lorenzo Milani, Primo Mazzolari, Martin Luther King… Lee è un politico non violento, accusato di aver organizzato, il quattro giugno 2020 al Victoria Park, la commemorazione delle vittime di Piazza Tiananmen del giugno 1989. La veglia era stata capziosamente proibita dalle autorità. Il massacro di studenti e cittadini a Pechino è la madre di tutto il movimento democratico contemporaneo cinese. Papa Francesco e la casa della democrazia Cina, muraglie contro la democrazia Il sogno cinese di Xi Jinping Il sogno democratico di Hong Kong

Note sul neoliberismo autoritario

In un frammento spesso citato dei Quaderni del carcere, Antonio Gramsci delineava la sua famosa definizione di una "crisi di egemonia": Se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più "dirigente", ma unicamente "dominante", detentrice della pura forza coercitiva, ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano, ecc. La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati. (Gramsci, /1975

Stato e mercato tra neoliberismo e sinistra critica

Critica Marxista Analisi E Contributi Per Ripensare La Sinistra, 2006

La politica fiscale (comprendente la tassazione e la spesa pubblica) è innanzitutto uno strumento di redistribuzione del reddito e della ricchezza. Ogni decisione in materia di tassazione e di spesa pubblica impone infatti costi e benefici differenziati alle diverse fasce della popolazione: la tassazione, a seconda di come è organizzata e attuata, colpisce maggiormente alcuni soggetti piuttosto che altri; la spesa pubblica finanzia servizi di cui usufruiscono maggiormente alcuni soggetti piuttosto che altri. Per questo semplice motivo, non ha alcun senso invocare il bene comune per giustificare interventi di politica fiscale, a meno di identificare il bene comune con il bene di particolari fasce della popolazione.

Stato di diritto con caratteristiche cinesi. Il nuovo pensiero di Xi Jinping tra sinizzazione dell’Occidente e tradizione cinese

Chi resiste alla globalizzazione? Globalismi, regionalismi, nazionalismi nel diritto del XXI secolo., 2023

Analizzare lo stato di diritto in Cina equivale a valutare l’evoluzione dell’intero sistema giuridico cinese. Tale evoluzione entra, a partire dal “movimento di cambiamento della legge e di revisione degli statuti” di tarda epoca della dinastia Qing, in una fase di grande tensione dovuta allo scontro tra spinte interne e spinte esterne. Le spinte esterne sono un prodotto dell’arrivo dell’Occidente, che, oltre ad esportare merci, esporta una cultura giuridica moderna. Le spinte interne arrivano dalla cultura tradizionale e dalla necessità di un suo rinnovamento per ritrovare una sovranità piena. Da quasi duecento anni, l’esperienza giuridica cinese cerca di trovare il giusto equilibrio tra una modernizzazione, basata sulla ricezione di modelli occidentali, e il rispetto della propria identità culturale, provando ad elaborare un paradigma nuovo per una modernità in stile cinese. L’atto più recente di questo complesso processo inizia alla fine degli anni ’70 con la Politica di riforma e di apertura, che riabilita la cultura tradizionale, dopo il diniego della rivoluzione culturale, e apre il paese al resto del mondo. Tale apertura implica necessariamente anche una riforma interna. Riforma e apertura diventano indissolubili, e segnano un percorso di sviluppo dove ogni chiusura risulta in un regresso. Il capitolo analizza l'evoluzione di un concetto fondamentale per la cultura giuridica occidentale all'interno del contesto cinese, in costante tensione tra modernizzazione, occidentalizzazione e recupero della tradizione.

Vittorio Cotesta (2015), Modernità e capitalismo. Saggio su Max Weber e la Cina, Armando Editore, Roma, collana Modernità e Società

2016

Il bel volume di Vittorio Cotesta si struttura in tre parti ben definite, il cui filo conduttore sono la vita e le riflessioni teoriche del grande sociologo tedesco. Il testo, accurato e documentato anche grazie alla possibilità dell'autore di accedere ad una letteratura specialistica in lingua tedesca sulla vita e le opere di Weber, lega in modo non scontato la vita e gli eventi familiari e personali di Max Weber ad una più approfondita analisi e riflessione sui concetti di modernità, capitalismo, razionalizzazione, processi di civilizzazione e modernizzazione dovuti al sociologo tedesco e alle critiche ad essi rivolte da molti pensatori che, nel corso del tempo, hanno dovuto necessariamente misurarsi con le riflessioni teoriche weberiane. Nella prima parte del libro, che corrisponde ai primi quattro capitoli, sono ricostruiti i percorsi familiari, intellettuali, politici ed umani del grande sociologo tedesco, evidenziando in modo chiaro come le sue vicende personali e affettive abbiano giocato un ruolo determinante nella definizione e nell'evoluzione del suo percorso teorico e intellettuale. Nella seconda parte invece, composta dai quattro capitoli centrali, si analizzano le declinazioni e le peculiarità del pensiero weberiano rispetto al concetto di modernità e alla sua relazione ai processi di razionalizzazione e riportando, al contempo, alcune delle rilevazioni critiche mosse a Weber, tra cui quella di Jack Goody, cui è dedicato un intero capitolo. Nella terza parte infine, composta dagli ultimi sei capitoli, si affronta il tema dello sviluppo del capitalismo a livello globale e si prova a dare risposta ai due quesiti teorici posti dall'autore nell'introduzione al testo: perché-nono-brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk

Psicopolitica Il neoliberismo e le nuove tecniche del potere Byung Chul Han20200226 32786 1pu408v

soggetti liberi? Partendo da questo interrogativo, Han tratteggia la nuova società del controllo psicopolitico, che non si impone con divieti e non ci obbliga al silenzio: ci invita invece di continuo a comunicare, a condividere, a esprimere opinioni e desideri, a raccontare la nostra vita. Ci seduce con un volto amichevole, mappa la nostra psiche e la quantifica attraverso i big data, ci stimola all'uso di dispositivi di automonitoraggio. Nel panottico digitale del nuovo millennio -con internet e gli smartphone -non si viene torturati, ma twittati o postati: il soggetto e la sua psiche diventano produttori di masse di dati personali che sono costantemente monetizzati e commercializzati. In questo suo saggio, Han pone l'attenzione sul cambio di paradigma che stiamo vivendo, mostrando come la libertà oggi vada incontro a una fatale dialettica che la porta a rovesciarsi in costrizione: per ridefinirla è necessario diventare eretici, rivolgersi alla libera scelta, alla non conformità.

DUALISMO “DEMOCRATICO” E MONISMO “AUTORITARIO” NEL XXI SECOLO

The changes characterizing the relations between the member States of the International Community and those existing between national law and International law produce a reflection on the dichotomy between monism and dualism. It is indisputable fact that recently we assist to a clear prevalence of an International law that produces direct effects within the member States and their national legal system positively considered, beyond any question relative to the necessary or non “coincidence” between internal and international legal phenomenon, and beyond any ascertainment relative to a supposed (and often inexistent) legitimacy of this prevalence of one over the other, as well as of the diversity and different right to legitimacy of the relative legal sources. In this context, the European Union law has, de facto gone beyond any question of contrast between dualism and monism (question that is not at all unclear being, legally talking, the European Union at all effects, an International law sub specie of third grade international norms) with consequent removal of the legal sources from the traditional schemes of modern democracies, thus causing distortion of the guarantee functions of the political-constitutional structures of the States. Under this specific aspect, therefore, emerges a kind of colonization of member States by the European Union considering that the States, apparently and legally free to withdraw from contractual obligations (those descending from the constitutive Treaties), politically – and specially economically – are deprived of any capacity to self-determination or any possible re-exercise of their sovereign competencies. In other terms, with due respect for any consideration concerning monism or dualism, the European Union has become an instrument of that authoritative monism which considers legislative function an instrument at service of technocratic oligarchies, completely free of any democratic legitimacy. In this context, the weakening of the State’s sovereignty is the direct and immediate consequence and the governments of the member States, therefore, exercise their political jurisdiction only apparently, given that, in substance, the European Union, betraying the founding pact, is (self)invested of instruments and competencies which go beyond of those initially delegated by the member States, mining or impeding the free exercise of their sovereignties.