“Stato e società a Taiwan in una prospettiva gramsciana: il caso studio del movimento dei lavoratori” (original) (raw)

Partito comunista e società cinese - una rilettura in chiave gramsciana

Gli approfondimenti cinesi svolti dal pensatore sardo nel suo lavoro sono piuttosto scarni e non vanno nel profondo della situazione politica e sociale del paese. D’altro canto, non possiamo dimenticare che tali note siano state scritte dal Gramsci in una situazione ben poco accomodante, ed in un periodo di grande transizione e confusione per la Cina. L’intero lavoro è basato sullo scarno materiale che l’autore ricevette in carcere, con tutte le limitazioni che ne conseguirono. La scoperta di Gramsci in Cina fu tardiva e resta, ad oggi, di nicchia: al principio degli anni Ottanta, dopo il soggiorno cinese di Enrico Berlinguer, iniziò la pubblicazione di scritti riguardanti la vita ed il pensiero gramsciano . I maggiori divulgatori ed analisti furono Xu Chongwen e Tian Shingang, che utilizzeremo più tardi per comprendere l’utilizzo di Gramsci nel Paese asiatico. Non mancheranno, tuttavia, le traduzioni di opere gramsciane (Lettere dal carcere e Selezione dei Quaderni del Carcere) e di opere dedicate ad Antonio Gramsci, come La vita di Antonio Gramsci di Giuseppe Fiori o Antonio Gramsci di Palmiro Togliatti . Abbiamo appurato, quindi, che Gramsci e Cina sono ancora oggi distanti, ma legati da un sottile filo di interesse reciproco. Gramsci si è affacciato appena alla realtà cinese, e la Cina negli ultimi anni lo scruta per trarne insegnamento: vedremo nelle prossime righe se, da esterni, è possibile comprendere al meglio, in piccola parte, la società e la cultura cinese tramite gli strumenti datici dal pensatore sardo.

I Fasci siciliani dei lavoratori nella riflessione gramsciana: storia e teoria

Laboratoire Italien, 2024

I cosiddetti «Fasci siciliani dei lavoratori» (1892-1894) rappresentano una delle esperienze sociali più innovative e radicali del Mezzogiorno postunitario, connettendo le esperienze delle insorgenze contadine durante il Risorgimento con nuove istanze politiche socialiste. I primi Fasci dei lavoratori erano composti dai lavoratori agricoli che in maniera spontanea si univano nelle stesse rivendicazioni, in particolare nelle aree dello sfruttamento latifondistico. Non a caso l’esperienza dei Fasci siciliani è ricorrente nelle analisi di Antonio Gramsci dagli scritti sulla Questione meridionale fino ai Quaderni del carcere e ai suoi concetti, nonché nelle riflessioni sulla politica e la cultura della società meridionale. L’articolo si propone di esplorare i principali nodi storici e teorici riguardanti i Fasci siciliani, analizzandone in chiave storico-politica l’organizzazione e le rivendicazioni attraverso le quali trovavano rappresentanza i gruppi sociali subalterni dell’Isola. Allo stesso tempo verrà dato ampio spazio alla riflessione gramsciana, evidenziando un collegamento filologico tra gli eventi siciliani e alcuni dei principali concetti dei Quaderni legati alla subalternità.

La pedagogia gramsciana tra politica e industria

<<Ogni rapporto di «egemonia» è necessariamente un rapporto pedagogico e si verifica non solo nell'interno di una nazione, tra le diverse forze che la compongono, ma nell'intero campo internazionale e mondiale, tra complessi di civiltà nazionali e continentali>> 1 L'indagine sull'egemonia risulta essere uno dei più importanti filoni di studio che compongono l'immensa opera letteraria di Antonio Gramsci. Il pensatore sardo infatti, seguendo l'esempio della Russia bolscevica 2 , cercò di tradurre «in linguaggio storico italiano» uno dei «principali postulati della dottrina e della tattica dell'Internazionale comunista» 3 . Lenin, già nel periodo prerivoluzionario, intuì che una classe sociale, per esercitare un ruolo egemonico, avrebbe dovuto dare una prova effettiva della sua superiorità 4 : per conquistare la supremazia nella società, oltre al dominio, ovvero alla forza bruta, i rivoluzionari avrebbero dovuto conquistare l'egemonia, ovvero la coercizione e persuasione, sulle altre classi sfruttate. Per le avanguardie bolsceviche risultava fondamentale trasformare la mentalità arretrata contadina, completamente aliena a concetti come la «lotta di classe» e rassegnata al proprio destino. La prassi rivoluzionaria comprende dunque pratiche pedagogiche e di conoscenza: per Gramsci l'educazione diventa un problema storico, e va contestualizzato rispetto all'industria capitalista e alle nascenti democrazie 5 .

Pun Ngai, Cina, la società armoniosa. Sfruttamento e resistenza degli operai migranti, Jaca Book, Milano (co-curatore con F. Gambino), 2012

Questo libro è un esercizio di avvicinamento a una condizione umana che in occidente è più rimossa che sconosciuta. In particolare, la discussione delle tendenze in atto nella Cina attuale sembra una foglia composta, della quale si fatica a leggere la nervatura che l'alimenta, ossia il sistema cinese della residenza. Dai primi anni 1950 tale sistema (hukou) ha separato la popolazione rurale da quella urbana in termini economici e politici dividendola orizzontalmente in due classi di cittadinanza, di cui quella inferiore era in larga misura, anche se non completamente, bloccata nelle campagne. Con la svolta del 1978, l'esodo di giovani dalle campagne verso le città ha assunto proporzioni bibliche, ma lo statuto di quanti hanno lasciato e lasciano i villaggi è rimasto perlopiù quello del "lavoro migrante rurale". È questo flusso verso le periferie industriali che ha innervato la trasformazione cinese degli scorsi trent'anni. Tuttavia in occidente esso è stato sovente considerato come uno -e talvolta ovvio e secondario -tra i tanti ed eterogenei fattori del megatrend. È così capitato durante il trentennio scorso di dover ascoltare il ritornello della classe operaia come una specie in via di globale estinzione, mentre era snobbata la maggiore migrazione non coatta della storia umana e il principale fenomeno sociale di questi tempi, ossia lo spostamento dalle campagne alle città di circa 200 milioni di cinesi che si avviavano al lavoro salariato. Su un miliardo e 300 milioni di abitanti, i 200 milioni di lavoratori migranti rappresentano un gruppo politi-LE SPINE DEL LAVORO LIQUIDO GLOBALE di Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto A Tian Yu, lavoratrice a Shenzhen, che conosce il lato oscuro del mercato mondiale.

Tra Anarchia e Leviatano : Una visione Economica dello Stato

Durante i mesi estivi sulle strade si trovano diversi venditori di frutta. Una persona può fermarsi a comprare della frutta senza sapere nulla del venditore e il commerciante vendere le sue pesche senza sapere nulla sul compratore. Questo semplice esempio, di ciò che avviene quotidianamente in tutto il mondo, nasconde in verità molte delle questioni più' profonde che si affrontano in filosofia politica e nel mondo economico. Perché lo scambio avviene? Lo scambio avviene perché entrambe le parti sono d'accordo sul diritto di proprietà, entrambe concordano sul fatto che la proprietà altrui non può essere violata. In altre parole, entrambe concordano che esiste una “legge” rilevante per lo scambio che si sta compiendo. Ma mettiamo invece il caso che lo scambio debba avvenire con dei frutti che nascono sugli alberi accessibili a tutti. Un giorno, un uomo blocca la strada dicendo che da quel momento per prendere i frutti bisognerà pagare perché sono di sua proprietà. Lo scambio economico, che nel primo caso sembrava un atto facilissimo è invece ora diventato complicato e quasi impossibile, questo perché i contraenti non sono d'accordo sulla proprietà. Se il compratore fosse sicuro che i frutti fossero liberi potrebbe prendere questi frutti e se il soggetto B provasse ad ostacolarlo potrebbe chiamare la polizia. Ma se solo il soggetto A fosse in dubbio sui diritti dell'altro soggetto, e quindi non fosse sicuro che quei frutti fossero pubblici, dovrebbe o limitarsi a non comprare i frutti, oppure pagare il soggetto B e comprare i frutti. Il punto è quindi molto semplice: gli scambi economici tra le persone sono facilitati dalla mutua accettazione di alcuni diritti. Se i diritti non fossero ben definiti, oppure se la loro conoscenza fosse avviabile solo dopo un consistente investimento, molti degli scambi economici tipici del libero mercato non potrebbero mai avvenire. Ma quindi ci si pone delle domande, da dove nasce la proprietà? Cosa può tutelarla? Ripercorrendo l'opera The Limit of Liberty di James Buchanan e alcuni scritti di Fredrick Hayek, con l'ausilio del dibattito sui beni pubblici e suoi beni comuni e degli scritti del Premio Nobel Elionor Ostrom, il primo punto essenziale di questo scritto sarà comprendere come nasce lo Stato, o meglio ancora come l'uomo può uscire dallo Stato di Natura per far nascere una società. Seguirà quindi un breve paragrafo sul ruolo dello Stato e sulla teoria contrattuale, infine verrà analizzato il ruolo dello Stato in economia e perché questo, da un punto di vista prettamente liberale, è nocivo per il libero mercato.

Stato e Movimenti Collettivi Nei Processi Rivoluzionari

Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica

IntroduzioneSolo negli anni più recenti il fenomeno della rivoluzione ha trovato nelle scienze sociali statunitensi una significativa collocazione teorica nel repertorio dei processi che trasformano il sistema sociale. Nei primi due decenni del secondo dopoguerra lo struttural-funzionalismo e la teoria del pluralismo democratico, in virtò dell'influenza decisiva esercitata fin nella definizione dei paradigmi della scienza politica e della sociologia nord-americana, hanno orientato gran parte della teoria e della ricerca a sottolineare gli elementi di stabilità e di equilibrio del sistema e a trascurare quelli di conflitto. Uno spartiacque analitico ha, perciò, rimarcato una netta discontinuità tra la violenza collettiva (e la rivoluzione quale sua forma estrema) e il conflitto istituzionalizzato che rientra nel novero delle normali relazioni sociali. Sulla scorta di questa implicita, e tuttavia operante distinzione, si è arrivati ad ipotizzare una sostanziale similarità tra le c...