Il diavolo, probabilmente, Torino, Lindau 2012 (original) (raw)

Abstract

Interrogarsi oggi sulla figura di Satana non significa tout court occuparsi di satanismo. Certo, gli studi sociologici e storici sui vari movimenti settari identificabili con questo nome sono di primaria importanza, poiché permettono di comprendere le dinamiche che hanno spesso condotto a feroci delitti e a crimini di ogni genere. Tuttavia, da un punto di vista culturale più generale, non bisogna peccare di superficialità – autentico male del nostro tempo – ritenendo che Satana nuoccia esclusivamente a coloro che, per vari motivi, decidano di adorarlo esplicitamente. La simbolica diabolica è e resta uno dei punti cruciali per la cultura occidentale, oggi non meno di quanto ciò fosse vero per il cristianesimo dei primi secoli. A ben vedere, la figura di Satana rappresenta uno dei simboli più densi della storia della cristianità, e chiede – dopo secoli di esegesi e di teologia – di essere ripensato da un punto di vista strettamente antropologico e filosofico. Nel panorama del pensiero contemporaneo, una delle prospettive teoriche che più sistematicamente è riuscita a pensare insieme religione e violenza, reinterpretando originalmente anche la figura di Satana, è senz’altro quella proposta da René Girard. Da più di quarant’anni, questa singolare figura intellettuale di critico letterario, antropologo e filosofo ha messo alla prova la propria ipotesi sul desiderio mimetico - secondo cui tutti gli uomini desiderano ciò che un modello suggerisce loro, trasformandosi così in rivale - strettamente legata al meccanismo del capro espiatorio, secondo cui, in momenti di particolare crisi, le comunità umane tendono a scaricare la violenza reciproca su una sola vittima che viene espulsa o eliminata riportando così la concordia sociale. Da più di un decennio, Girard – interpretando i simboli che attraversano le Sacre Scritture, dalla Genesi all’Apocalisse – ha iniziato a denotare l’intero processo mimetico come processo satanico. Lasciato libero di agire tra gli uomini, Satana crea quel meccanismo sacrificale su cui tutte le comunità umane si fondano, innesca quella tensione violenta che porterà al sacrificio di un capro espiatorio innocente, insomma costruisce il sistema culturale di quelli che l’Apocalisse indica come Potestà e Principati, ossia ogni potere terreno. Nella lettura girardiana, il mimetismo violento e vittimario è simboleggiato da Satana, che diventa così icona del meccanismo cui si oppone l’opera demistificatrice del logos di Cristo, messaggio anti-violento per eccellenza. Rivelando il segreto di ogni meccanismo espiatorio, darà origine a una battaglia con le forze del male destinata a durar fino all’éskaton, alla fine dei tempi, quando la menzogna del sistema satanico sarà del tutto svelata e l’uomo completamente redento. Fino ad allora, la scelta tra Satana e Cristo spetta solo agli uomini, consegnati alla propria libertà abissale. Chi ci spinge alla rivalità mimetica, edificando la nostra civiltà su un’interminabile catena di sacrifici e di espulsioni, fecondando la nostra terra e la nostra «cultura» con il sangue delle vittime di ogni tempo e di ogni luogo? Il diavolo, probabilmente.

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