LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA (original) (raw)
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LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANISTICA. Dalla conoscenza alla partecipazione
I materiali pubblicati in questo volume vogliono presentarsi come un racconto del processo evolutivo della pianificazione territoriale ed urbanistica, attraverso riflessioni, commenti e sistematizzazioni di alcune teorie e metodologie, per individuare il valore di alcune posizioni innovative (o almeno di recente espansione) sul ruolo della pianificazione, nel quadro del perseguimento delle sostenibilità dello sviluppo e dell’incremento della partecipazione democratica dei soggetti coinvolti nel governo del territorio, finalizzato ad una maggiore efficacia ed equità dei piani. (Il volume è stato per alcuni anni il libro di testo del Corso di Pianificazione Territoriale da me tenuto in Facoltà di Architettura) Pianificazione del Territorio dell’Università di Palermo, il cui intento è la pubblicazione di contributi teorici e metodologici, documenti, materiali e risultati di ricerca utili alla formazione degli studenti di scienze del territorio in un’ottica ampia che interpreta la pianificazione territoriale come sintesi della cultura scientifica e della cultura umanistica. Il Laboratorio di Pianificazione Territoriale persegue i seguenti obiettivi: – la formazione culturale degli studenti per la possibilità di recepimento e collocazione critica dell’informazione in un quadro di conoscenze strutturali storicizzate anche ai fini dell'assunzione di responsabilità nel campo della pianificazione territoriale attraverso la didattica e la ricerca finalizzata; – la produzione di ricerche storico-critiche applicate sistematiche sul territorio utili per la comprensione dei processi di formazione e gestione degli strumenti di pianificazione; – la pubblicazione, previo approfondimento e sviluppo, in collaborazione con altre Cattedre dell’ Ateneo o di altri Atenei, delle ricerche del corso in accordo con gli Enti istituzionali preposti.
Il pensare che l'utopia sia dunque così "sfuggevole" ci spinge allo stesso tempo all'umana tentazione di cadere nel suo stesso gioco, permettendoci di continuare a immaginare e costruire nuovi modelli di una società futura». 5 aprile 2014 Lettera a Luciano Canfora 1 , Buongiorno professore, Lei non mi conosce (e nemmeno io!): sono Cesare Benedetti, uno studente dello Iuav di Venezia, attualmente iscritto al terzo ed ultimo anno del corso di laurea triennale L-21 "Pianificazione Urbanistica e territoriale". Le scrivo perché stamani, perdendomi come amo fare fra le scaffalature della Feltrinelli a Venezia Mestre, mi sono imbattuto in un Suo libro titolato La crisi dell'Utopia, libro che tratta, da quanto ho intuito nei pochi minuti che mi sono concesso, alcuni spunti che mi piacerebbe trattare nella tesi di laurea. Nel particolare, ho trovato molto interessanti gli ultimi due capitoli; da ciò che scrive sul "nuovo Uomo", alla relazione fra grandi pensatori del passato che la critica oggi cita tra filosofi, economisti e sociologi. Inoltre, ho trovato molto interessante il dibattito complessivo che, come da cornice, contiene nella sua interezza tutta la trattazione che segue nel libro. Nel particolare, il binomio tra la concezione dell'evoluzione attraverso il progresso (l'agire umano irrompendo e trasformando il contesto), mito che nel tempo ha avuto differenti esiti, e l'evolversi attraverso la naturalità delle cose (l'agire nel tempo attraverso una costante metamorfosi dettata dall'evolversi del genere umano). E' molto interessante questo perché tale binomio, lo si riscontra dalla (presunta) nascita dell'uomo a oggi; due fondamentali princìpi etici che hanno determinato, che determinano e che continueranno a determinare, attraverso il loro continuo conflitto e scontro, l'evoluzione del "genoma umano" e della società in tutte le sue possibilità di confronto e relazioni. Nel contesto in cui dovrei operare un domani, si riscontra tale principio ponendo riflessione su alcune visioni della tecnica urbanistica, come ad
TERRITORIO DISMESSO E PIANIFICAZIONE MERIDIANA
Disused areas and meridian planning The criticism of modernity has spread, over the last few years, from " hard " sciences and humanities to the science of planning, so that its main instrument, the plan, has been considered in a crisis just because of the crisis of the reference frame. Lately, something else has joined this course: a set of reflections which mean to transform the vision of the " souths " of the world, particularly of the Mediterranean areas. These reflections start from those characteristics and material and immaterial resources, which the northwestern model –dominant over the last centuries – has considered as constraints on the development of these depressed areas. This thought, which self-defines meridian, becomes basic to the redefinition of the planning fields and instruments which the planners working in the Mezzogiorno (southern regions of Italy) are trying to do. They are not great conceptual novelties if compared to the environmentalist and territorial paradigms, but linking these reflections to the South can be useful to organize the planning of the vast disused areas of the southern regions, such as the area of the Peloritani mountains in the province of Messina. La sempre più diffusa critica alla modernità si è estesa, negli ultimi anni, dalle scienze cosiddette " dure " e dalla scienze umane e filosofiche, anche alla pianificazione territoriale il cui strumento principale, il piano, è stato considerato in crisi proprio a seguito della crisi del paradigma di riferimento. Recentemente, poi, si è innestato su questo percorso, un insieme di riflessioni che intendono capovolgere la visione dei sud del mondo ed in particolare delle aree mediterranee a partire da quelle caratteristiche e risorse materiali ed immateriali che, rispetto al modello che è stato vincente negli ultimi secoli, definito, nord-occidentale sono sempre più state considerate dei vincoli che hanno reso impossibile lo sviluppo di queste aree. Questo pensiero, che si autodefinisce meridiano, è adesso posto alla base dell'opera di ridefinizione dei campi e degli strumenti della disciplina urbanistica da parte di numerosi tecnici della pianificazione che operano nel Mezzogiorno. Non si tratta di grandi novità concettuali rispetto ai paradigmi ambientalista e territorialista di cui si parla da qualche anno, ma l'ancoraggio di queste riflessioni al sud può essere utile per la pianificazione del vasto territorio dismesso delle regioni meridionali, tra cui il territorio dei monti Peloritani in provincia di Messina.
PER UNA PIANIFICAZIONE AFINALISTICA
stratema.lampnet.org
Non esiste una qualità dello spazio fisico che possa essere raggiunta per mezzo della pianificazione, indipendentemente dalla qualità della pianificazione medesima. Anziché la predeterminazione di uno spazio/tempo futuro il progetto dovrebbe quindi costituire uno spazio/tempo 'virtuale', dove siano 'implicate' tutte le parti che interagiscono nel processo mentale individuale e metaindividuale. Il compito più importante della pianificazione afinalistica è quindi di contribuire alla strutturazione dei contesti d'interazione 'virtuale'. Si tratta, in pratica, di consentire la comunicazione multimediale e il relazionamento delle espressioni progettuali che riguardano il medium 'spazio fisico', nell'ambito di un medium 'spazio virtuale' dove siano possibili sia il confronto e la rielaborazione dinamica di tutte le immagini generate con differenti 'progetti-espressione', sia la manifestazione dell'evoluzione incessante dei rapporti che gli 'esploratori' dell'ambiente virtuale intrattengono con essi.
IDENTITÀ ALLO SPECCHIO NEL LANDSCAPE URBANISM
OPEN PAPERS - SCRITTI SUL PAESAGGIO , 2012
É alla ricerca della ridefinizione e risignificazione dei confini, nei territori di frontiera, negli spazi interstiziali lasciati all’inattività, che nasce alla fine degli anni Ottanta il Landscape Urbanism (LU) come pratica prima ancora che come disciplina istituzionalizzata. Fin dalle sue origini, il LU ha palesato due identità distinte, ma non incompatibili, legate alla provenienza culturale dei suoi maggiori esponenti teorici, nelle quali si sono radicalizzate le differenze tra i paesaggisti di formazione e gli architetti di formazione.
Le azioni di bonifica di un territorio possono riferirsi sia all’eliminazione delle condizioni naturali che lo rendono inadatto all’insediamento di attività umane, sia all’eliminazione di inquinanti e residui pericolosi introdotti dalle attività umane ma senza che l’intervento sia finalizzato a un preventivato uso futuro. In questa sede ci si riferisce alla prima accezione e, più precisamente, alla bonifica dei terreni paludosi intrapresa fin dall’antichità, per risanare le zone malariche al fine di trasformarle in aree agricole e, possibilmente, in grado di ospitare insediamenti umani. Nel paper, dopo la lettura delle azioni di bonifica nel territorio della Campania, l’attenzione si sposta sul territorio che, in seguito all’intervento borbonico, assumerà il toponimo di Regi Lagni. La lettura parte dalle bonifiche in Campania pre unitarie e, passando per la descrizione delle bonifiche dell’agro Pontino, descrive le bonifiche dopo la seconda guerra. Conclusa la parte storica, si pone l’accento sugli aspetti della sostenibilità territoriale legate alle azioni di bonifica. Passaggio successivo è la lettura critica degli strumenti territoriali e urbanistici vigenti nel territorio dei Regi Lagni. Scopo del paper è la messa in evidenza dei contrasti tra i diversi strumenti vigenti sullo stesso territorio e le nuove prospettive offerte.
URBANISTICA CIBERNETICA PREMESSE
Questo libro è una spontanea pubblicazione di idee e pareri di uomo libero, maturate negli ultimi 50 anni, a partire dal triennio 1968-1970, agitato e sofferto ma con l'affascinante paradigma dell'immaginazione al potere che ha preceduto la mia laurea in architettura e urbanistica a Roma, ai successivi 35 anni di lavoro intenso da informatico nelle maggiori aziende italiane e, infine, agli ultimi 14 anni da pensionato e nonno sognatore di un mondo migliore per i nipoti. Con approccio privo di pregiudizi e aperto alle conoscenze obiettive dei fenomeni che caratterizzano la nostra società nei vari aspetti, ho impegnato le mie normali capacità culturali ed intellettive, conservando nel lavoro un atteggiamento razionale con ottica a tutto campo e lo sguardo rivolto al futuro, e focalizzando la spinta creativa di architetto-urbanista in previsioni possibili, derivabili dalle esperienze vissute e dalle convinzioni maturate con letture e studi continui. Devo riconoscere che tale comportamento, a volte troppo "avanzato" e spesso in contrasto con gli ambienti di lavoro e le abitudini correnti, ha di fatto consentito, alle aziende informatiche, dove ho lavorato come unico architetto tra ingegneri e tecnici, di porre in atto iniziative di successo e di realizzare sistemi, prodotti e servizi innovativi ad uso diffuso. (link ad un documento sintetico dove si raccolgono info) Intanto con la mente ho continuato a viaggiare nel tempo e nello spazio, tentando di dare sostanza e contenuto ad un sogno fantasioso basato sull' integrazione della cibernetica nell'urbanistica, piuttosto complesso e multidisciplinare, ma allo stesso tempo stimolante, accattivante e che ritengo promettente per il nostro futuro. Mi coinvolge da oltre mezzo secolo e, dato che ne intravedo la possibile realizzazione dall'inizio del secondo millennio, mi sento spinto a ricercare in modo costante conferme ed opportunità di condividerlo e quindi creare i presupposti per realizzarlo. Da anni si parla e si scrive molto sulle Smart City, ed in Italia esistono intellettuali, aperti e competenti, che esprimono pareri ed analisi approfondite in termini sociali oltre che tecnologici, parlando di nuovi paradigmi lavorativi e sociali: telelavoro, lavoro agile, lavoro mobile, co-working, cittadinanza digitale, smart citizen, ecc. Sono proprio le loro idee e le loro esperienze che mi infondono fiducia, insieme alla futura speranza che si possano dotare le città di vera intelligenza operativa e collettiva, con strumenti e funzioni per la gestione ed erogazione dei pubblici servizi, tra cui il governo del territorio umanizzato per renderlo capace di adattamento continuo a eventi ed esigenze che mutano, compresa la capacità di gestirne le emergenze, in cui la gestione urbanistica presenta la maggiore complessità in termini organizzativi ed operativi.