Il califfato compie un anno, il Medio Oriente è all’anno zero (original) (raw)

Fino a tre anni fa gli analisti e gli studiosi non avevano dubbi: le rivolte in Tunisia, Egitto, Libia, Siria e altri paesi, assurte alle cronache come le cosiddette “Primavere arabe”, erano viste come il vero punto di rottura che avrebbe ridisegnato gli equilibri regionali in maniera radicale. E, in effetti, la questione che più tiene banco oggi nel Vicino Oriente può anche essere vista come una conseguenza – più o meno diretta – di quelle rivolte. Ma, al contrario dei sentimenti che nel 2011 erano maggioritari, il nodo attuale non suscita speranze, ma scenari cupi. Con l’inarrestabile ascesa dello Stato Islamico (IS) e la proclamazione del sedicente Califfato, il Medio Oriente ha di fronte a sé – anzi, al suo interno – un nuovo ingombrante attore parastatale. Lo Stato Islamico minaccia gli stessi confini della regione mediorientale, così come erano stati definiti dopo le due guerre mondiali del secolo scorso. A distanza di un anno dalla proclamazione del Califfato, dunque, è con questo fenomeno che si devono fare i conti ed è in parte come conseguenza della sua comparsa che le potenze regionali ridisegnano le proprie alleanze e progettano le loro politiche.

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