Elisabeth Blum, Religione e politica nel pensiero di Giordano Bruno, in M. Traversino (a cura di), Verità e dissimulazione. L'infinito di Giordano Bruno tra caccia filosofica e riforma religiosa, Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2015, pp. 309-330. (original) (raw)
Sull’argomento della critica Bruniana della religione da John Tolland fino ad oggi si è versata una frana di letteratura controversa, minacciando di seppellire sotto il suo peso lo stesso filosofo Nolano. Da autore degno d’interpretazione sobria venne trasformato in icona simbolica e monumento storico, precursore del “secolo da lui divinato”, cioè di qualsiasi movimento fra il settecento e il due mille in cerca di un’immagine sacra da mettere sulle proprie bandiere. Queste proiezioni, il Bruno proto- illuministico, proto-marxista, proto-scienziato moderno, in somma, tutti questi Protei si soprapongano all’opera del filosofo, quando si tratta del suo atteggiamento verso la religione in generale e le varie religioni positive. Ciò non sorprende: per loro impeto polemico e la retorica appassionata e appassiona Giordano Bruno o Friedrich Nietzsche si prestano più facilmente all’uso e abuso ideologico, che non, diciamo, Nicola di Cusa o Immanuel Kant. Concedono gratificazione istantanea a una lettura superficiale, mentre un’analisi nettamente filosofica della loro opera richiede un impegno non minore.
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Osservazioni sulla lettura di Aristotele operata negli scritti di Giordano Bruno. In essi, penso che si possa parlare di un Aristotele dissimulato. E che, come in ciascuna dissimulazione, anche qui ne esistano due prospettive: Bruno fa finta di essere un aristotelico, cioè di insegnare la dottrina del maestro; e allo stesso tempo il povero Aristotele viene distorto, se non falsificato. Senonché, alla fine si arriva a una conoscenza più approfondita del pensiero tanto di Aristotele quanto di Bruno. L’appropriazione di Aristotele da parte di Bruno è un caso paradigmatico di filosofia nata dalla lotta col passato.
2020
"Profonda magia" è un percorso a ritroso nella filosofia naturale e politica di Giordano Bruno, che ricostruisce la nozione di vincolo dagli ultimi scritti magici ai dialoghi italiani e alle prime opere latine. L'esigenza che muove la ricerca è quella di rintracciare nell'esperienza intellettuale e biografica del Nolano quale sia e come si costituisca la relazione tra filosofia naturale e politica. L'autore indaga se la riflessione politica possa essere slegata dallo studio della natura, o se trovi piuttosto la sua origine e il suo sviluppo nel cuore stesso della physis. Per compiere quest'operazione egli isola e analizza quale sia la funzione che la nozione di vincolo assume tra la riflessione filosofico naturalistica e politico-antropologica. Ne risulta una ridefinizione della magia che è profonda non perché tesa verso il prodigioso, l'occulto e il soprannaturale, ma perché è la natura stessa, forza vincolante che lega e riconduce i suoi molteplici volti alla sua infinita unità.
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Rivista Italiana di Filosofia Politica, 2021