CORDA DI METALLO (original) (raw)

LE ARMI IN METALLO NEL LEVANTE MERIDIONALE NEL BRONZO ANTICO

ROSAPAT 14, 2020

The study here presented relates to the metal weapons spread over the Southern Levant during the Early Bronze Age (3400-2000/1950 BC). Weapons are classified by categories, classes, types and subtypes. Descriptions of weaponry is completed with brief references to the manufacture technique and to the contexts of recovery. The analysis of technologies and contexts operates in order to reconstruct the chronological framework and the functional interpretation. Moreover, a catalogue for each class of weapons is offered.

IL TESORO DELLA CORONA

Il tesoro della corona, 2020

"La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi ma di batteri. Spendiamo una fortuna in deterrenza nucleare, e così poco nella prevenzione contro una pandemia; eppure un virus oggi sconosciuto potrebbe uccidere nei prossimi anni milioni di persone e causare perdite finanziarie in tutto il mondo". (Bill Gates, TED talk 2015) Nell'ultimo articolo ho accennato solo di sfuggita al coronavirus, sperando di non doverne più parlare. Invece siamo ancora in piena emergenza, purtroppo. In tutto il mondo si piangono le vittime dell'epidemia, ovunque ci volgiamo, a qualunque ora, su ogni canale TV e social, l'unico argomento è il virus. Si indagherà sulle sue origini, ma quasi di certo questo virus arriva dalla natura, come se questa volesse dimostrarci di essere più forte di noi, che non siamo onnipotenti, nonostante le nostre armi. La frase iniziale di Bill Gates risale a più di cinque anni fa; anziché tra Stati nemici, Gates predisse che le guerre in futuro si sarebbero combattute contro le epidemie e non ci preoccupiamo abbastanza di come affrontarle. Affermazioni profetiche, che sviliscono ogni discorso su muri, barriere, fili spinati e porti chiusi. Dopo aver pensato per anni a come chiudere confini e imporre dazi, ci ritroviamo con un virus che uccide uomini ed economie attraversando le frontiere. Un'emergenza mai vista, che ci ha colti impreparati. Una nemesi della Natura nei confronti dell'arroganza umana, ma anche nei confronti di isolazionisti e nazionalisti: motti come "prima gli italiani" o "America first", sono crollati come castelli di carte. Chi, in nome del sovranismo, ha fatto di tutto negli anni per indebolire e smantellare le istituzioni europee, ha ora chiesto all'Europa di difendere la solidarietà tra i Paesi membri. Chi fino a ieri chiudeva porti e frontiere agli stranieri in fuga da fame e guerre, si è visto chiudere le frontiere dagli altri, in senso inverso. Prima in Italia si sono incolpati i cinesi di essere gli untori, poi gli italiani sono stati oggetto di derisione di altri europei (spot francesi con la pizza infetta, battute inglesi sul virus pretesto di "siesta" per gli italiani...) dopodiché tutta l'Europa e poi gli Stati Uniti sono diventati focolai fuori controllo. Abbiamo visto che all'improvviso chiunque può essere discriminato, segregato, bloccato alla frontiera. Non è che chiudendo i confini per il virus si sia data ragione ai sovranisti: si sono chiuse proprio le case, separate le persone, non i Paesi. Con una politica europea unitaria forse non sarebbe stato necessario chiudere nessun confine. Questa crisi ha dimostrato, se ce n'era ancora bisogno, che l'isolamento sovranista non funziona, è necessaria la solidarietà internazionale. Sia l'epidemia che la conseguente crisi economica sono problemi globali, che possono essere risolti solo con la cooperazione globale. Non è un caso che i populisti abbiano mantenuto un basso profilo,

RIVISTA DELLA CORTE DEI CONTI

Rischio e incertezza in una dimensione storica. Le dinamiche dell’economia di fronte agli scenari della nuova pandemia, 2020

Abstract The current Covid-19 pandemic is rapidly calling into question the functioning models of both the economy and society at large that until recently were taken for granted. This challenge is urging scholars and research centres to ponder the perspectives of the globalization process which started at the end of the XXth Century. Such considerations are spurred by the scope of the impact that Coronavirus is having on the economy, which goes beyond the temporary interruption of commercial exchanges and the disruption to the mobility of people. The pandemic is creating a sense of insecurity which has few precedents in the current age, pervading wider and wider sectors of the population, whose future now appears confused. According to several authors, this crisis is momentous in scope and may have an effect comparable to, if not greater than, that of the 2008 and 1929 economic crises. This essay aims to set the current emergency phase within a historical perspective by analysing the concepts of risk and uncertainty as characterizing features of the economic processes, because of their connection to several endogenous and exogenous factors, to the production structure, and to the actions of the forces operating within society. The historical dimension of this phenomenon does not concern so much the permanence of these two concepts in different epochs, but rather the way they present themselves, their incidence on economy and development processes, their interpretation by scholars and operators, as well as the consequences they have on the organization of society and the life of individuals. Moving from such assessments, the significantly hard times the international economy will surely experience stop appearing “outside history” and become instead a tile in a wider mosaic and an element of a vision for the future. What is questioned here seems to be a certain model of globalization, i.e. the one defined following the affirmation of the Washington Consensus since the last two decades of the 1900s. This essay will not only examine the economic forecasts and the different scenarios arising from the impact of the Covid-19, but will also try to indicate, in its conclusions, the traits of a new economic paradigm. Despite the context of a spreading crisis, an innovative concept is emerging, one which looks at the interconnections between research centres worldwide, at the acquisition of knowledge through online networks, as well as to the significant opportunities for progress offered by the new technologies, both as means to tackle the pandemic and as tools to design, starting today, a part of the near future to come. At the same time, scholars stress that the—still preliminary—decisions to be taken in the field of fiscal and industrial policies in order to support the capacity, and then the recovery, of the global economic system, as well as the choices on the development of digitalization, automation and robotic innovation, represent the key to bolster wide sectors of the production system, and of economy and society in general. In so doing, it would then be possible to foster the enhancement of competencies, communicative skills and human creativity, as well as the improvement in the management of networks, platforms and machinery. From there arises the hypothesis that, in the near future, rather than being powerless spectators of the unstoppable decline of this world, we will be able to witness the birth of a new globalization, one that would surely feature competitions and differences between its biggest geoeconomic areas, but that would also offer the opportunity to promote novel perspectives for development and to achieve a brand new convergence between the private and public interest, between individuals and social groups, as well as between enterprises, the market and the State. Abstract L’attuale pandemia di Covid-19 sta rapidamente mettendo in discussione modelli di funzionamento della società e dell’economia che sembravano oramai acquisiti, spingendo studiosi e centri di ricerca a interrogarsi sulle prospettive del processo di globalizzazione avviatosi alla fine del XX secolo. Alla base di queste vicende si trovano, oltre alla temporanea interruzione degli scambi commerciali e della mobilità delle persone, la portata dell’impatto economico del coronavirus e la crescita del senso di insicurezza che pervade – forse, con pochi precedenti in età contemporanea – strati sempre più estesi della popolazione, il cui destino appare confuso. Questa crisi, secondo molti autori, ha carattere epocale e potrà avere effetti paragonabili, se non superiori, a quelli del 2008 e del 1929. Il saggio ha l’obiettivo di inserire l’attuale fase di emergenza in una prospettiva storica, analizzando i concetti di rischio e incertezza come elementi caratteristici dei processi economici, in quanto legati a una pluralità di fattori endogeni ed esogeni, alla struttura produttiva e all’azione delle forze operanti nella società. La dimensione storica del fenomeno riguarda non tanto la permanenza di queste due categorie nel corso delle diverse epoche, quanto il modo in cui si presentano, la loro inferenza sull’economia e sui processi di sviluppo, la loro interpretazione da parte degli studiosi e degli operatori, le conseguenze che determinano nell’organizzazione della società e nella vita degli individui. Muovendo da queste valutazioni, le profonde difficoltà che sicuramente deriveranno per l’economia internazionale dalla pandemia cessano di collocarsi “fuori dalla storia”, per tornare a rappresentare il tassello di un mosaico più ampio e di una visione di futuro. Ciò che sembra essere messo in discussione è un certo modello di globalizzazione, quello definito con l’affermazione del Washington Consensus, a partire dall’ultimo ventennio del Novecento. Il saggio non solo esamina le previsioni economiche e i diversi scenari derivanti dall’impatto del Covid-19, ma prova a indicare, nelle conclusioni, i tratti di un nuovo paradigma economico. Seppure nel quadro della diffusione di una crisi generale, sta emergendo una concezione innovativa, che guarda all’interconnessione tra i centri di ricerca mondiali, all’acquisizione delle conoscenze attraverso le reti telematiche e all’imponente capacità di progresso fornita dalle nuove tecnologie, come mezzi per contrastare la pandemia e delineare, fin da ora, una parte del prossimo avvenire. Al contempo, nelle decisioni – ancora allo stato preliminare – sulle politiche fiscali e industriali, che dovranno essere adottate nei prossimi mesi per sostenere la tenuta e, poi, la ripresa del sistema economico globale, come nella prosecuzione dei processi di digitalizzazione, automazione e innovazione robotica, molti studiosi individuano la chiave con cui potenziare ampi settori del sistema produttivo, dell’economia e della società. In questo modo, è possibile favorire l’esaltazione delle competenze, delle capacità espressive e della creatività umana, dell’attitudine alla gestione e al controllo di reti, piattaforme e macchine. Da qui nasce l’ipotesi che, nei prossimi anni, anziché rimanere spettatori inerti di un inarrestabile declino di questo mondo, potremo osservare la nascita di una nuova globalizzazione, segnata certo da competizioni e alterità tra grandi aree geoeconomiche, ma nella quale sarà possibile promuovere occasioni di sviluppo originali e realizzare un’inedita convergenza tra gli interessi privati e quelli pubblici, tra gli individui e i gruppi sociali, tra le imprese, il mercato e lo Stato.

CHIESE COLONNARI E TIRANTI METALLICI (PALERMO XVI-XVII SECOLO)

Colonnaded Churches and Metal Tie-Rods (Palermo, 16th-17th century) The churches with aisles of arches and columns are an archetype of Sicilian architecture. From the Middle Ages to the 18th century, the preference for this plan resulted in experiments, evolutions and tests concerned with the science of building in a land exposed to the danger of earthquakes. Contrary to the recommendations dispensed and disseminated by the most authoritative treatises, the cases presented illustrate how metal tie-rods were used at construction sites in Palermo during the Modern Age when building these constructions. These elements were able to counter the thrust generated by the arches and vaults or caused by earthquakes on slender and isolated vertical structures like columns. The documents found concerning the construction of some colonnaded churches started in the 16thcentury, a time when this type of construction witnessed a revival and renewal, provide insights into a technology that was often utilized in the construction phase, while the case of the Church of San Giuseppe dei Teatini (1619) is emblematic of a structure of arches and columns integrated with a grid of iron tie-rods.

Metalli

Pompei. Insula IX 8. Vecchi e nuovi scavi (1879-), di A. Coralini, 2018

Testo di G. Assenti e S. Morsiani tratto da "Pompei. Insula IX 8. Vecchi e nuovi scavi (1879-)", di A. Coralini; il volume, contiene contributi di D. Albertini, G. Asseni, M. Carra, M. Covolan, A. Curci, D. Esposito, A. Gaucci, M. Giglio, A. Guidazzoli, R. Helg, M.C. Liguori, A. Malgieri, E. Maini, L. Mazzeo, M. Mongardi, S. Morsiani, D. Rigato, P. Rispoli, C. Romano, B. Sassi, S. Sassoli, L. Toniolo, E. Vecchietti.

IL 'SIGLO DE ORO'

Si intende a un periodo compreso tra il XVI e il XVII secolo ed è significativo per la storia spagnola, in quanto comprende sia il Rinascimento che il Barocco. Esso è delimitato da due date importanti: 1492-> Considerato Annus MiIrabilis, in quanto viene pubblicata la prima grammatica della lingua castigliana da parte di Antonio de Nebrija, col quale si decide finalmente di studiare il castigliano come lingua; 1681-> morte Pedro Calderón de la Barca, grandissimo drammaturgo spagnolo, autore di "La vida es sueño". 1) DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA I testi stessi, sviluppati durante questo periodo, ci fanno comprendere il Barocco. Appunto, testo caratteristico è il Don Quijote. L'episodio che analizzeremo fa parte dell'ottavo capitolo e tratta del momento in cui il protagonista esce per la seconda volta dal villaggio (uscirà tre volte dopo essere impazzito per aver letto troppi libri di cavalleria) insieme al suo fedele scudiero Sancio Panza. Di cosa tratta l'episodio? Don Quijotte e Sancio Panza scoprono 30-40 mulini a vento nella campagna, ma Don Quijote crede siano giganti; pertanto, vuole affrontarli e sconfiggerli per arricchirsi privandoli dei soldi che hanno addosso. Crede che sia una guerra buona guerra, fatta per rendere servizio a Dio, togliendoli dalla faccia della Terra. Sancio Panza, che invece è dotato di saggezza e razionalità, lo mette in guardia dicendogli che quelle che lui crede braccia, sono le pale che, girate dal vento, alimentano il mulino. Mentre Sancio è l'emblema della razionalità, Don Quijote rivendica il suo stato di combattente, che chiaramente è dovuto alla sua pazzia, tanto da credere che il compagno non voglia combattere solo per paura. I due sono accompagnati dal cavallo, Ronzinante, il quale è il rovescio dello steriotipo del cavallo, a causa della sua magrezza del cavallo. Così come anche Panza, che dovrebbe essere il povero umile e lo stolto, ma in realtà dimostra una massima razionalità rispetto a Don Quijote, il quale invece appartiene ad una classe più elevata. Don Quijote, quindi, si scaglia contro i mulini senza far caso a ciò che gli gridava Sancio Panza. Soffiò un po' di vento e le pale cominciarono a girare. Prima di affrontare i mulini, seguendo quello che è il codice cavalleresco, si affida alle preghiere della sua dama Dulcinea per chiedere che lo soccorresse. Dulcinea è la dama di cui, secondo le sue fantasie, Don Quijotte è innamorato; ma in realtà si tratta di una popolata, una tale Aldonza che lui però, in preda a questa sua IPERTROFIA IMMAGINATIVA, considera una dama. Quindi, ben coperto con la rotella con la lancia in resta (puntata contro i mulini), andando a

LA CRAVATTA DI ALDO MORO

Aldo Moro, ex primo ministro italiano e Presidente del partito di maggioranza relativa, venne rapito a Roma dalle Brigate Rosse alle ore 9 del 16 marzo 1978 (Drake 1995; Gotor 2018). Il suo corpo fu ritrovato 55 giorni dopo nel bagagliaio di una Renault 4. Secondo la versione ufficiale, confermata dagli stessi brigatisti dieci anni dopo i fatti, gli assassini lo avrebbero portato all’interno del garage di via Montalcini e gli avrebbero sparato con due armi mentre era disteso supino all'interno del bagagliaio. Questa ricostruzione della morte di Moro è ancora molto dibattuta (Moro 1998; Cucchiarelli 2016). Le fotografie scattate durante l'ispezione del corpo (Questura di Roma, 1978) e il verbale ufficiale dell'autopsia (Commissione, 1989) sono disponibili sul sito di Gero Grassi: http://www.gerograssi.it/cms2/index.php. Invece di prendere in esame il corpo e le ferite, un approccio alternativo suggerisce di indagare gli indumenti, cioè la giacca, il gilet, la cravatta, la camicia. É possibile dedurre da un’analisi di questi indumenti la sequenza temporale dei colpi e la posizione del corpo di Moro durante gli spari? Le figure seguenti sono tratte da Tozzi (2022).