La biblioteca del novecentista. Rodolfo Pallucchini e l'arte contemporanea (original) (raw)
Related papers
Rodolfo Pallucchini: storie, archivi, prospettive critiche, a cura di Claudio Lorenzini, Udine, Forum, 2019, pp. 263-273, 2019
storie, archivi, prospettive critiche / a cura di Claudio Lorenzini. -Udine : Forum, 2019. (Fonti e testi : raccolta di archeologia e storia dell'arte) Atti del seminario di studi tenuto a Udine, 23 ottobre 2018 e del convegno tenuto a Udine, 12-13 marzo 2019
La formazione di Pallucchini ebbe luogo a Padova, dove si laureò in lettere nel 1931 con una tesi dedicata a Piazzetta e discussa col patriarca degli studi d'arte veneta, Giuseppe Fiocco, giunto come professore straordinario di storia dell'arte nel 1929 in quell'ateneo, dopo avervi tenuto dei corsi liberi fin dall'inizio degli anni venti. A Fiocco toccò la fortuna di avere subito due grandi allievi: Pallucchini, appunto, e Sergio Bettini, studiosi assai diversi fra loro per ambiti di interesse e per metodo e tuttavia accomunati da un vivissimo interesse nei confronti dell'arte contemporanea, che li impegnò sia sul piano del dibattito critico che delle scelte operative. Una qualche "responsabilità" a questo proposito, viene da pensare, Fiocco dovette averla, perlomeno agli inizi; e in effetti il suo insegnamento era più aperto di quanto non si creda all'arte otto-novecentesca, come testimoniano, fra l'altro, gli argomenti discussi nelle cosiddette "esercitazioni" tenute, parallelamente alle lezioni vere e proprie, da alcuni giovani allievi sotto la sapiente regia del maestro e che ebbero i contenuti più vari, da Medardo Rosso a Picasso, da Gino Rossi ai rapporti fra cinema e pittura 1 . Fiocco condivise, con altri storici dell'arte della sua generazione, la passione per l'impressionismo francese, cui peraltro dedicò un corso universitario nel 1936/37; in un bel ricordo del maestro, Pallucchini testimonia di come, negli anni Venti e Trenta, egli insistesse particolarmente sul tema del plein air, sul rapporto fra tradizione veneta e Ottocento francese 2 . Proprio nella prefazione alla monografia su Piazzetta edita da Pallucchini nel 1934 (esito della sua tesi di laurea), Fiocco aveva esordito definendo la pittura veneziana del Settecento la "più alta pittura prima dell'Impressionismo", e "l'antiporta dell'arte moderna" 3 . Il raffronto
L'arte del Novecento nella biblioteca di Aldo Palazzeschi. Mostra bibliografica e documentaria
L'arte del Novecento nella biblioteca di Aldo Palazzeschi, 2023
La mostra, curata dalla Biblioteca Umanistica e dal Centro di Studi «Aldo Palazzeschi», intende ricercare nei libri che compongono la biblioteca dello scrittore e illuminare attraverso le carte d’archivio conservate dal Centro di Studi le tracce della viva relazione di Aldo Palazzeschi con il mondo dell’arte novecentesca. All’interno del suo importante fondo librario, numerosi volumi fra prime edizioni, monografie d’arte e cataloghi di mostre, spesso corredati di dediche, raccontano in filigrana la trama delle relazioni, dei contesti frequentati e dei gusti artistici palazzeschiani. Se ne delinea un itinerario che ripercorre la geografia di alcune fra le principali correnti e ambienti artistici novecenteschi: la stagione futurista, il milieu artistico fiorentino, ove radicano alcune importanti amicizie del poeta, le avanguardie parigine, la scuola romana, per arrivare al centro di incontro e irradiazione delle nuove tendenze dell’arte contemporanea: la Biennale di Venezia, di cui Palazzeschi fu, negli anni, assiduo frequentatore.
Il mio più vivo ringraziamento va a Giuseppe Pavanello-cui si deve l'idea iniziale di questo libro-per la disponibilità e generosità con cui ne ha seguito gli sviluppi e a Franco Bernabei, lettore attento e prodigo, come sempre, di preziosi consigli. Desidero inoltre esprimere la mia gratitudine a Patrizia Leone, della Biblioteca del Dipartimento di Storia delle Arti visive e della Musica dell'Università di Padova, la cui competenza e pazienza sono state essenziali per la realizzazione di questo lavoro; ringrazio inoltre per l'aiuto nella ricerca Elena Cazzaro (Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia), Gianni Pizzi (Biblioteca Sormani di Milano), la Fondazione Ferruccio Bortoluzzi; un ringraziamento particolare a Franco Frigo e Manuel Arcolin, del "Gazzettino", che mi hanno fornito copia di tutti gli articoli di Pallucchini conservati nell'archivio del quotidiano. Sono inoltre grata a Ivan Bianchi, Massimo De Grassi, Nico Stringa per le utili indicazioni nel reperimento di alcuni testi. Un grazie di cuore a Chiara Ceschi per il suo insostituibile aiuto nella cura editoriale di questo libro. Nota della curatrice Il lungo lavoro bibliografico di reperimento dei testi è stato condotto a partire dalla bibliografia completa degli scritti di Rodolfo Pallucchini pubblicata nel numero di "
in Il Trittico del Centenario. Leonardo 1919 | Raffaello 1920 | Dante 1921 catalogo della mostra a cura di R. Antonelli, V. Lapenta, G. Sassoli de Bianchi Strozzi, ROMA | Villa Farnesina | 16 giugno 2021–13 gennaio 2022 Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, Bardi edizioni, 2022, pp. 1-7., 2022
BOldrini - Salvagnoli e la Galleria dei quadri
Il nome di Vincenzo Salvagnoli è legato alla nascita del museo della Collegiata di S. Andrea di Empoli, tanto da esserne considerato "a tutti gli effetti il padre" putativo, poiché nelle vesti di Ministro degli Affari Ecclesiastici del Governo provvisorio Toscano promosse la concessione del sussidio per il restauro dei monumenti d"arte della chiesa che determinò, in breve, la trasformazione dell"ex oratorio di S. Lorenzo in Galleria. Da qui trasformazioni successive portarono alla creazione negli anni "80 dell"Ottocento all"attuale museo della Collegiata di Empoli, "caso singolare nel panorama museografico italiano" di museo di proprietà ecclesiastica, tra i più antichi della Toscana, che presenta, però, tutte le caratteristiche del museo civico ottocentesco. L"anniversario dei 150 anni dell"Unità d"Italia offre l"occasione per meglio chiarire, sulla scorta dei documenti, quale sia stato il reale contributo dell"avvocato empolese alla costituzione del museo empolese e in quale contesto culturale, sulla base di quale rete di conoscenze personali, è maturato il sostegno di Salvagnoli. Una ricerca tuttora in corso a cura della scrivente sulle carte del fondo Salvagnoli Marchetti del nostro Archivio Storico Comunale ha permesso di mettere in evidenza, a margine dell"attività forense, dell"impegno politico e degli studi economici, un interesse costante da parte di Vincenzo Salvagnoli per le questioni artistiche, in particolare per la tutela del patrimonio artistico, in quanto testimonianza del passato ed espressione di un primato, quello dell"arte, che contribuiva ad alimentare il senso di unità ed identità del popolo italiano, e per la scultura monumentale di cui apprezzava soprattutto l"alto valore civico. Tracce di questo interesse possono essere colte nelle carte personali dell"avvocato e nel ricco, ma alquanto mutilo, carteggio intrattenuto con le più importanti personalità del mondo storico -artistico e culturale fiorentino della prima metà dell"Ottocento: ricordiamo, tra i tanti, Stendhal, gli scultori Lorenzo Bartolini ed Emilio Santarelli, l"architetto Giuseppe Martelli, gli incisori Samuele Jesi, Filippo Livy e Gustavo Bonaini, gli archivisti e storici Carlo Milanesi e Francesco Bonaini, i coniugi Trollope, l"erudito Luigi Passerini de" Rilli, l"editore e professore pisano Giovanni Rosini, gran parte dei quali conosciuti nella frequentazione dell"ambiente del Vieusseux, degli incontri presso le numerose accademie letterarie o scientifiche di cui era membro (Colombaria, Georgofili, ecc.) oppure nelle serate conviviali presso amici. Ricordiamo, infatti, che Salvagnoli era ospite abituale del drammaturgo Giovan Battista Niccolini, delle adunanze della "Cappella di S. Cappone" in casa di Gino Capponi e nei tanti salotti esclusivi dell"aristocrazia fiorentina, come ad esempio quello della famiglia Torrigiani.
11 Risorgimento culturale in Basilicata. I d'Errico di Palazzo San Gervasio MARTA RAGOZZINO 23 Le stampe: il 'museo cartaceo' di Camillo d'Errico, i suoi indirizzi collezionistici ELISA ACANFORA 31 Vasari, Capaccio e De Dominici tra gli scaffali. La letteratura artistica nella biblioteca di Camillo MAURO VINCENZO FONTANA 37 Aggiunte a Raffaele Barbieri: i dipinti della collezione d'Errico e altre opere TERESA GARAGUSO CATALOGO 41 DIPINTI 84 STAMPE 98 LIBRI 104 Bibliografia generale a cura di Serena Giovanna Pascucci Sommario MAURO VINCENZO FONTANA Vasari, Capaccio e De Dominici tra gli scaffali. La letteratura artistica nella biblioteca di Camillo VASARI, CAPACCIO E DE DOMINICI TRA GLI SCAFFALI. LA LETTERATURA ARTISTICA NELLA BIBLIOTECA DI CAMILLO
2019
Storie e prospettive critiche Donata Levi Le storie, le carte, la critica, con una nota sulle 'postille' di Rodolfo Pallucchini » Giuliana Tomasella Da maestro ad allievo. Note sull'epistolario Fiocco-Pallucchini » Marsel Grosso Coletti e Pallucchini: uno scambio epistolare sul manierismo veneto e Tintoretto (1933-1945) » Laura Iamurri «Colleghi nell'università e nella lotta per l'arte moderna»: note sulla corrispondenza tra Rodolfo Pallucchini e Lionello Venturi » Claudio Gamba «Reciproca intesa e piena coincidenza di vedute e di interessi»: Giulio Carlo Argan e Rodolfo Pallucchini, gli inizi di un lungo dialogo tra biografia e carteggio » Emanuele Pellegrini «Un'ottima occasione per studiare una decadenza». Dal carteggio Pallucchini-Ragghianti » INDICE
Rodolfo Pallucchini: storie, archivi, prospettive critiche, Atti del convegno (Udine, 12-13 marzo 2019), a cura di Claudio Lorenzini, Udine: Forum, 2019, pp.261-279
Il contributo si concentra sull’attività curatoriale di Rodolfo Pallucchini negli anni di servizio presso il Comune di Venezia (1938-1950). Le mostre dirette da Pallucchini (Mostra di Veronese, 1939; Cinque secoli di pittura veneta, 1945; I capolavori dei musei veneti, 1946) sono oggetto di un'analisi mirata che, a partire dal materiale conservato nell'archivio dello studioso e dalle fotografie delle sale recentemente rinvenute, intende porle in rapporto al proprio contesto di sviluppo, nel filo diretto che collega l'esperienza veneziana del dopoguerra al dibattito museografico internazionale degli anni Trenta. This paper focuses on the curatorial activity of Rodolfo Pallucchini during his years of service at the Municipality of Venice (1938-1950). The exhibitions directed by Pallucchini (Mostra di Veronese, 1939; Cinque secoli di pittura veneta, 1945; I capolavori dei musei veneti, 1946) are the object of a detailed analysis based on the material preserved in the scholar's archive and on newly discovered photographs of the exhibition rooms. The analysis aims to place those exhibitions into their context of evolution, by connecting Venetian post-war museography with the international museum context of the 1930s.